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Inps annuncia il ricalcolo delle pensioni reversibilità in base a sentenza Corte Costituzionale

di Chiara Compagnucci pubblicato il
aggiornato con informazioni attualizzate il
 Ricalcolo delle pensioni reversibilità

La pensione di reversibilità è una forma di assistenza pensionistica rivolta ai familiari superstiti di un pensionato o lavoratore deceduto. I cambiamenti del 2025

L’Inps ha recentemente annunciato il ricalcolo delle pensioni di reversibilità a seguito di una sentenza della Corte Costituzionale, con impatti diretti sugli importi percepiti dai superstiti e sulla modalità di determinazione delle decurtazioni legate al cumulo con altri redditi. Il riesame coinvolgerà tutti coloro che negli anni hanno subito riduzioni dell’assegno in misura superiore ai redditi aggiuntivi effettivamente percepiti, garantendo quindi un adeguamento più equo e conforme ai principi di ragionevolezza e tutela stabiliti dalla giurisprudenza costituzionale.

Cosa sono le pensioni di reversibilità, definizione, beneficiari e calcolo

La pensione di reversibilità rappresenta una misura di tutela riservata ai familiari superstiti di un pensionato o di un lavoratore assicurato, la cui posizione previdenziale era coperta dall’INPS o da altri enti pensionistici pubblici. I potenziali beneficiari comprendono coniugi, uniti civilmente, figli minori (o maggiorenni in determinate condizioni), nonché, in casi specifici, altri familiari a carico. Per approfondire i dettagli delle categorie aventi diritto, è possibile consultare la spiegazione aggiornata degli aventi diritto.

L’importo spettante viene calcolato applicando al trattamento pensionistico del deceduto una percentuale che varia in funzione del numero e della tipologia di superstiti. La quota solitamente attribuita al solo coniuge, o alla persona unita civilmente, è del 60% della pensione, elevabile fino al 100% laddove sussistano più aventi diritto. Questo meccanismo intende bilanciare il diritto dei superstiti con la situazione reddituale, ponendo limiti al cumulo tra pensione e altre fonti di reddito.

Normativa di riferimento e quadro giurisprudenziale

La normativa principale in materia di pensioni di reversibilità è rappresentata dalla legge 335/1995, oltre che dalle decisioni della Corte Costituzionale che hanno modellato negli anni i criteri di calcolo e di riduzione dell’assegno ai superstiti. La sentenza della Corte Costituzionale n. 162 ha sancito l’illegittimità delle decurtazioni eccedenti rispetto ai redditi aggiuntivi del superstite, imponendo il rispetto di un principio di ragionevolezza nel cumulo tra prestazione pensionistica e redditi personali. Significative anche le pronunce precedenti, come la sentenza n. 495/1993, che ha confermato la necessità di calcolare la reversibilità sulla base del trattamento minimo integrato già percepito dal defunto, ove spettante.

Successivi interventi normativi e giurisprudenziali hanno ribadito l’autonomia del diritto dei superstiti, evidenziando come la funzione assistenziale della pensione di reversibilità si traduca in una proiezione diretta della tutela economica svolta dal defunto nei confronti degli eredi.

La sentenza della Corte Costituzionale: limiti alle decurtazioni e conseguenze operative

L’azione della Corte Costituzionale si è concentrata sulle modalità con cui l’INPS applicava le decurtazioni della pensione di reversibilità in presenza di redditi aggiuntivi da parte del beneficiario. La Consulta ha rilevato l’assenza di un tetto massimo alla decurtazione e, di conseguenza, la possibilità che l’assegno venisse ridotto di importi superiori ai redditi effettivamente percepiti.

  • Ora la decurtazione dell’assegno non può superare l’ammontare dei redditi aggiuntivi annuali dichiarati dal superstite.
  • Il principio di “concorrenza dei redditi” implica che, in presenza di altri redditi, la diminuzione della pensione non può eccedere tali importi.
Si sottolinea che restano esclusi dal conteggio del reddito:
  • Trattamenti di fine rapporto (TFR) e relative anticipazioni;
  • Reddito della casa di abitazione principale;
  • Competenza arretrate soggette a tassazione separata;
  • Le stesse pensioni ai superstiti, se il titolare ne riceve più di una.
Inoltre, il divieto di applicazione delle riduzioni continua a non operare in presenza di figli minori, studenti o inabili, conformemente alle specificazioni di legge.

Nuove modalità di ricalcolo, processo di riesame e rimborso arretrati

A seguito della ricezione delle direttive della Corte Costituzionale, l’INPS sta procedendo alla ricostituzione e rivalutazione d’ufficio dei trattamenti pensionistici interessati. Il ricalcolo si applica se le decurtazioni hanno superato il limite dei redditi aggiuntivi annuali. L’ente previdenziale provvede quindi a riconoscere:

  • Le differenze dovute sui ratei di pensione;
  • Gli interessi legali maturati;
  • La rivalutazione monetaria;
  • Il rimborso degli arretrati nei limiti della prescrizione quinquennale.
Tali operazioni vengono svolte d’ufficio, senza necessità di domanda da parte degli interessati, ma rimangono valide le tempistiche e le condizioni previste dalla normativa sulla prescrizione (normalmente cinque anni). 

Qualora il ricalcolo d’ufficio non sia stato avviato, gli aventi diritto possono presentare richiesta di revisione presso gli sportelli INPS oppure tramite i servizi online, corredando la domanda con le informazioni sui redditi effettivamente percepiti.

Criteri di cumulabilità pensione di reversibilità e redditi personali

La disciplina stabilisce quattro principali fasce di cumulabilità tra la pensione di reversibilità e i redditi del beneficiario, strutturate sulle soglie di reddito soggette a Irpef (al netto dei contributi). Questi livelli sono:

  • Nessuna decurtazione per redditi entro tre volte il trattamento minimo INPS;
  • 25% di decurtazione per redditi tra tre e quattro volte il trattamento minimo;
  • 40% di decurtazione per redditi tra quattro e cinque volte il trattamento minimo;
  • 50% di decurtazione se i redditi superano cinque volte il trattamento minimo.
Per ulteriori dettagli, è possibile leggere la panoramica aggiornata su funzionamento e simulazione delle regole sulla reversibilità

Domande frequenti (FAQ) e casi particolari nella gestione della reversibilità

Quando e come avviene il ricalcolo della reversibilità?

L’INPS effettua il ricalcolo in modo automatico qualora, dal cumulo tra redditi personali e pensione, risultino trattenute maggiori di quanto spettante. È possibile stimare il proprio caso tramite i servizi online dell’ente o richiedere assistenza presso i patronati.

Chi rischia la riduzione dell’assegno?

L’abbattimento dell’assegno coinvolge principalmente i superstiti con redditi personali elevati, uniti alla pensione di reversibilità. In presenza di figli minori, studenti o inabili, la decurtazione non viene applicata.

Quando si ha diritto agli arretrati?

Hanno diritto agli arretrati quei beneficiari a cui è stata applicata una decurtazione irragionevole e superiore ai redditi aggiuntivi. Gli arretrati sono riconoscibili entro il limite della prescrizione quinquennale e soggetti alla data di riliquidazione della pensione.

Nipoti, uniti civilmente e altre situazioni specifiche: chi può beneficiare e con quali restrizioni?

Sono previsti particolari regimi di tutela per nipoti minorenni, studenti o inabili e per le persone unite civilmente, con diverse condizioni di accesso all’assegno. 

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