Il tema dell'aumento delle accise su diesel e benzina è tornato al centro del dibattito pubblico. Ecco cosa sta succedendo.
L’aumento delle accise su diesel e benzina è tornato al centro del dibattito politico e mediatico italiano, ma la sua applicazione non è ancora così certa come potrebbe sembrare. Mentre si lavora a un riallineamento delle aliquote, il governo e le istituzioni europee stanno cercando un equilibrio tra esigenze fiscali e sostenibilità economica per cittadini e imprese. Capiamo allora:
Secondo fonti vicine al governo, si sta lavorando per trovare una soluzione che bilanci le richieste europee con le esigenze interne. Tra le ipotesi, ci sarebbe l’introduzione di un periodo transitorio più lungo o l’applicazione di agevolazioni per chi investe in veicoli a basse emissioni.
L’attuale sistema di accise in Italia prevede un trattamento fiscale differente per benzina e diesel. Oggi, l’accisa sulla benzina è pari a 0,728 euro al litro, mentre quella sul diesel si attesta a 0,617 euro al litro. Questo divario è da anni oggetto di critiche, soprattutto da parte delle istituzioni europee, che lo considerano un sussidio ambientalmente dannoso. La Commissione europea ha infatti richiesto a tutti gli Stati membri di adeguarsi alla normativa comunitaria ed eliminare gradualmente le agevolazioni fiscali sui carburanti che favoriscono l’uso del diesel rispetto alla benzina.
In risposta a queste sollecitazioni, la Commissione Finanze del Senato ha approvato una proposta per un riallineamento graduale delle accise entro il 2030. Il piano prevede che entrambe le aliquote si uniformino a 0,673 euro al litro, con incrementi di 1-2 centesimi al litro ogni anno. Questa misura non è ancora definitiva e dovrà affrontare altri passaggi legislativi.
L’aumento delle accise, se confermato, avrà un impatto diretto sui costi di rifornimento, e finisce per colpire tanto i privati quanto le imprese. Gli automobilisti possono vedere un aumento dei prezzi alla pompa, mentre le aziende di trasporto, che si affidano al diesel, possono subire un aumento dei costi operativi. Il governo sta valutando forme di mitigazione per categorie specifiche. Ad esempio, i veicoli con massa superiore a 7,5 tonnellate e motori Euro 5 o 6 possono continuare a beneficiare del rimborso delle accise.
L’Italia si trova in una posizione delicata. Se da un lato deve rispondere alle esigenze fiscali interne, dall’altro deve rispettare le direttive europee che mirano a ridurre l’impatto ambientale dei trasporti. Il mancato adeguamento alle richieste comunitarie possono comportare procedure di infrazione, con sanzioni economiche significative.
Il riallineamento delle accise, oltre a essere una misura fiscale, è una risposta alle pressioni dell’Unione europea per eliminare i trattamenti di favore verso il diesel, ritenuto più inquinante della benzina. Molti esperti sottolineano che un aumento indiscriminato possono risultare controproducente con conseguente penalizzazione delle fasce più deboli della popolazione e le piccole imprese.