Il Gruppo Aeffe affronta una profonda crisi occupazionale coinvolgendo oltre 200 lavoratori tra Milano e Rimini. Le cause, possibili soluzioni per annullare i licenziamenti e il ruolo determinante di sindacati e istituzioni.
Una delle realtà più significative del distretto della moda italiana si trova ad affrontare un momento di profonda difficoltà: Aeffe, gruppo noto a livello internazionale per i suoi marchi di lusso nella pelletteria e nell’abbigliamento, sta attraversando una complessa ristrutturazione aziendale che coinvolge centinaia di lavoratori tra Milano e la Romagna. Nell’ultimo periodo, le tensioni *occupazionali* sono aumentate in risposta all’attivazione di una procedura di mobilità che interessa 221 dipendenti su un totale di circa 540, con evidenti ripercussioni sociali e lavorative sia a San Giovanni in Marignano, storica sede del gruppo, sia nel capoluogo lombardo.
Il contesto in cui si inserisce questa crisi occupazionale è segnato da una prolungata debolezza della domanda nel settore moda e pelletteria e da continue trasformazioni nell’industria del lusso. Aeffe, dopo anni di essere stata un simbolo di successo, oggi rappresenta il volto visibile delle complessità che affliggono molte imprese della filiera manifatturiera italiana.
Le difficoltà vissute dagli addetti e dall’azienda sono ulteriormente aggravate dalla tempistica delle scelte, con i tagli programmati proprio durante il periodo natalizio, accentuando l’incertezza nel tessuto sociale di riferimento. I numerosi tavoli di confronto, attivati sia internamente sia con le autorità nazionali, testimoniano la rilevanza della posta in gioco per la tutela dei lavoratori, delle loro professionalità e, più in generale, per la sopravvivenza del patrimonio industriale locale.
L’avvio della procedura di licenziamento collettivo da parte di Aeffe rappresenta il risultato di un complesso intreccio di fattori industriali, economici e normativi. L’azienda, particolarmente attiva nella fascia alta del mercato del fashion, ha subito negli ultimi esercizi un calo considerevole del fatturato: secondo i dati più recenti, il 2024 si è chiuso con una diminuzione pari al 21,2% rispetto al 2023, scendendo a 251 milioni di euro contro i precedenti 319 milioni.
Questa contrazione, pari a una perdita del 24% nei primi mesi del 2025, viene attribuita dagli analisti sia alla contrazione dei consumi a livello globale che a una progressiva erosione dei margini, spesso legata alla crescente competitività del settore e all’aumento dei costi fissi. L’impatto appare particolarmente pronunciato in due aree chiave:
Un ulteriore elemento di attenzione riguarda la conclusione delle misure di cassa integrazione speciale, prevista per il 12 gennaio, che aveva fino a oggi tutelato circa 500 addetti, evidenziando come il passaggio dagli ammortizzatori sociali ai licenziamenti rischi di aggravare l’impatto a cascata sull’intero indotto.
Per quanto concerne le possibilità di annullamento o revisione dell’annunciata riduzione del personale, la normativa italiana prevede diverse vie di tutela dei lavoratori coinvolti. La procedura di licenziamento collettivo, regolata dalla Legge n. 223/1991, impone una serie di obblighi procedurali alle imprese, tra cui l’apertura di un periodo di consultazione con le rappresentanze sindacali e il coinvolgimento degli enti ministeriali competenti. In questo quadro, la società ha in corso un confronto serrato con i sindacati e con i ministeri del Lavoro e delle Imprese e del Made in Italy, finalizzato a valutare soluzioni alternative e strumenti in deroga che possano alleviare, ridurre o perfino annullare la portata dei licenziamenti dichiarati.
Tra le ipotesi prese in esame spiccano:
Se da una parte la procedura in atto pare difficilmente reversibile nel suo complesso, dall’altra esistono opportunità concrete per attenuare la portata degli esuberi attraverso accordi negoziali che possano sostenere sia i lavoratori coinvolti sia il tessuto produttivo territoriale, evitando una dispersione irreversibile di professionalità.
I sindacati confederali del settore tessile, con particolare riferimento a CGIL, CISL e UIL, stanno giocando una funzione centrale nella difesa degli occupati coinvolti nella crisi che attraversa Aeffe. Da mesi, le sigle di categoria sono impegnate in una costante attività di presidio e negoziazione sia con la direzione aziendale sia con i principali interlocutori istituzionali.
Le principali azioni messe in campo comprendono: