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Licenziamenti Gruppo Aeffe: oltre 200 persone a Milano e Rimini. C'è possibilità di annullamento? E posizione sindacati

di Marcello Tansini pubblicato il
aeffe licenziamenti milano e rimini

Il Gruppo Aeffe affronta una profonda crisi occupazionale coinvolgendo oltre 200 lavoratori tra Milano e Rimini. Le cause, possibili soluzioni per annullare i licenziamenti e il ruolo determinante di sindacati e istituzioni.

Una delle realtà più significative del distretto della moda italiana si trova ad affrontare un momento di profonda difficoltà: Aeffe, gruppo noto a livello internazionale per i suoi marchi di lusso nella pelletteria e nell’abbigliamento, sta attraversando una complessa ristrutturazione aziendale che coinvolge centinaia di lavoratori tra Milano e la Romagna. Nell’ultimo periodo, le tensioni *occupazionali* sono aumentate in risposta all’attivazione di una procedura di mobilità che interessa 221 dipendenti su un totale di circa 540, con evidenti ripercussioni sociali e lavorative sia a San Giovanni in Marignano, storica sede del gruppo, sia nel capoluogo lombardo.

Il contesto in cui si inserisce questa crisi occupazionale è segnato da una prolungata debolezza della domanda nel settore moda e pelletteria e da continue trasformazioni nell’industria del lusso. Aeffe, dopo anni di essere stata un simbolo di successo, oggi rappresenta il volto visibile delle complessità che affliggono molte imprese della filiera manifatturiera italiana.

Le difficoltà vissute dagli addetti e dall’azienda sono ulteriormente aggravate dalla tempistica delle scelte, con i tagli programmati proprio durante il periodo natalizio, accentuando l’incertezza nel tessuto sociale di riferimento. I numerosi tavoli di confronto, attivati sia internamente sia con le autorità nazionali, testimoniano la rilevanza della posta in gioco per la tutela dei lavoratori, delle loro professionalità e, più in generale, per la sopravvivenza del patrimonio industriale locale.

Motivazioni, impatti e possibilità di annullamento dei licenziamenti nel Gruppo Aeffe

L’avvio della procedura di licenziamento collettivo da parte di Aeffe rappresenta il risultato di un complesso intreccio di fattori industriali, economici e normativi. L’azienda, particolarmente attiva nella fascia alta del mercato del fashion, ha subito negli ultimi esercizi un calo considerevole del fatturato: secondo i dati più recenti, il 2024 si è chiuso con una diminuzione pari al 21,2% rispetto al 2023, scendendo a 251 milioni di euro contro i precedenti 319 milioni.

Questa contrazione, pari a una perdita del 24% nei primi mesi del 2025, viene attribuita dagli analisti sia alla contrazione dei consumi a livello globale che a una progressiva erosione dei margini, spesso legata alla crescente competitività del settore e all’aumento dei costi fissi. L’impatto appare particolarmente pronunciato in due aree chiave:

  • San Giovanni in Marignano (Rimini): 81 esuberi
  • Milano: 140 esuberi
Questi tagli incidono pesantemente su competenze professionali altamente specializzate, maturate in decenni di lavoro nella moda e nella pelletteria, creando un vuoto significativo non solo sotto il profilo economico, ma anche dal punto di vista sociale e identitario.

Un ulteriore elemento di attenzione riguarda la conclusione delle misure di cassa integrazione speciale, prevista per il 12 gennaio, che aveva fino a oggi tutelato circa 500 addetti, evidenziando come il passaggio dagli ammortizzatori sociali ai licenziamenti rischi di aggravare l’impatto a cascata sull’intero indotto.

Per quanto concerne le possibilità di annullamento o revisione dell’annunciata riduzione del personale, la normativa italiana prevede diverse vie di tutela dei lavoratori coinvolti. La procedura di licenziamento collettivo, regolata dalla Legge n. 223/1991, impone una serie di obblighi procedurali alle imprese, tra cui l’apertura di un periodo di consultazione con le rappresentanze sindacali e il coinvolgimento degli enti ministeriali competenti. In questo quadro, la società ha in corso un confronto serrato con i sindacati e con i ministeri del Lavoro e delle Imprese e del Made in Italy, finalizzato a valutare soluzioni alternative e strumenti in deroga che possano alleviare, ridurre o perfino annullare la portata dei licenziamenti dichiarati.

Tra le ipotesi prese in esame spiccano:

  • l’attivazione di ulteriori ammortizzatori sociali straordinari (tra cui la CIGS e strumenti previsti dal Fondo Salvaguardia Imprese);
  • la possibilità di piani di ricollocamento guidato per i dipendenti;
  • nuove proposte di ristrutturazione industriale tese a salvaguardare una parte significativa della forza lavoro;
Alcuni sindacati hanno richiesto un rinvio della procedura, sottolineando che uno spostamento della scadenza permetterebbe di valutare meglio le conseguenze sui lavoratori e le reali prospettive di ripresa. Diversi osservatori sottolineano inoltre come le decisioni definitive potrebbero essere influenzate dagli incontri previsti a gennaio presso i Ministeri competenti, in cui saranno richieste all’azienda prospettive chiare e nuove contromisure.

Se da una parte la procedura in atto pare difficilmente reversibile nel suo complesso, dall’altra esistono opportunità concrete per attenuare la portata degli esuberi attraverso accordi negoziali che possano sostenere sia i lavoratori coinvolti sia il tessuto produttivo territoriale, evitando una dispersione irreversibile di professionalità.

Il ruolo dei sindacati e delle istituzioni nella tutela dei lavoratori Aeffe

I sindacati confederali del settore tessile, con particolare riferimento a CGIL, CISL e UIL, stanno giocando una funzione centrale nella difesa degli occupati coinvolti nella crisi che attraversa Aeffe. Da mesi, le sigle di categoria sono impegnate in una costante attività di presidio e negoziazione sia con la direzione aziendale sia con i principali interlocutori istituzionali.

Le principali azioni messe in campo comprendono:

  • Supervisione della correttezza delle procedure: le rappresentanze sindacali hanno il compito di monitorare il rispetto dei passaggi imposti dalla normativa sui licenziamenti collettivi.
  • Richiesta di ulteriori strumenti di tutela: l’impegno è rivolto all’ottenimento di ammortizzatori in deroga, collocamento mirato di personale, protezione del reddito e accompagnamento alla ricollocazione.
  • Dialogo costante con i ministeri: le organizzazioni dei lavoratori collaborano con il MIMIT e il Ministero del Lavoro per attivare misure di sostegno. Da segnalare l’importanza degli appuntamenti a Roma previsti per gennaio, cruciali per delineare concrete possibilità di riduzione o conversione degli esuberi.
  • Sollecitazione di strumenti straordinari: tra le richieste più pressanti emergono il prolungamento della CIGS, l’intervento dei fondi di salvaguardia e la sollecitazione di investimenti pubblici che possano garantire una riqualificazione della forza lavoro coinvolta.
Parallelamente, le istituzioni locali e nazionali sono state chiamate a esercitare un ruolo attivo nella gestione della crisi. In stretta collaborazione con le rappresentanze dei lavoratori, i Ministeri coinvolti stanno elaborando possibili soluzioni volte a:
  • sostenere il reddito dei dipendenti in uscita;
  • favorire il rilancio delle attività produttive;
  • tutelare le professionalità accumulate negli anni dal personale Aeffe.
Un ulteriore aspetto chiave riguarda il futuro delle filiere collegate: l’indotto manifatturiero che ruota intorno ai grandi gruppi del lusso rischia di subire pesanti ricadute. La capacità dei sindacati e delle istituzioni di fronteggiare la situazione rappresenterà un banco di prova decisivo anche per la tenuta complessiva dello stesso modello produttivo italiano.