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Liste di attesa esami e visite mediche cosa è cambiato dopo 6 mesi da leggi e finanziamenti? I nuovi dati

di Chiara Compagnucci pubblicato il
Abbattere le liste d’attesa

La raccolta di dati aggiornati sulle liste d'attesa e sulle visite mediche risulta frammentaria e disomogenea tra le diverse regioni.

L’accesso alle cure sanitarie passa da lunghe liste d’attesa per esami diagnostici e visite specialistiche. Per rispondere a questa emergenza, il governo ha varato una serie di misure legislative e finanziarie per ridurre i tempi di attesa e migliorare l’efficienza del sistema sanitario. Sei mesi dopo l'introduzione di queste disposizioni, è il momento di analizzare i risultati raggiunti, le difficoltà ancora presenti e le prospettive per il futuro:

  • Le misure adottate per abbattere le liste d’attesa
  • Cosa è cambiato realmente dopo sei mesi

Le misure adottate per abbattere le liste d’attesa

Nel giugno 2024, il governo ha approvato un pacchetto di riforme per una gestione più efficace delle liste d’attesa, basandosi su un aumento delle risorse finanziarie e su nuovi strumenti organizzativi. Il decreto legge 73, convertito nella legge 107 del 2024, ha stabilito alcuni punti chiave.

Innanzitutto l'introduzione della piattaforma nazionale delle liste di attesa che dovrebbe raccogliere in tempo reale i dati di prenotazione di tutte le strutture sanitarie pubbliche e convenzionate, garantendo maggiore trasparenza e uniformità tra le diverse regioni. Quindi l'aumento delle risorse finanziarie destinate alle prestazioni sanitarie, con 100 milioni di euro nel 2025 per il potenziamento degli ambulatori e il ricorso al privato convenzionato.

Dopodiché l'ampliamento degli orari di attività nelle strutture pubbliche, con aperture serali e nei weekend per garantire una maggiore disponibilità di appuntamenti. Infine il maggiore utilizzo della telemedicina per le visite di controllo e i consulti specialistici, riducendo il numero di accessi fisici alle strutture ospedaliere.

Cosa è cambiato realmente dopo sei mesi

L’obiettivo dal governo era la riduzione dei tempi di attesa entro la fine del 2024, ma il bilancio attuale evidenzia risultati ancora insoddisfacenti in diverse aree del Paese.

Dai dati raccolti da Fondazione Gimbe, emerge che il 65% delle regioni non ha ancora attivato completamente le misure previste. La piattaforma nazionale delle liste di attesa non è ancora operativa poiché mancano alcuni decreti attuativi che ne regolamentino il funzionamento.

I tempi di attesa per visite specialistiche e diagnostica rimangono critici: in molte regioni superano ancora i 12 mesi per esami come la risonanza magnetica e la colonscopia. Solo alcune regioni hanno sfruttato il ricorso al privato convenzionato, come previsto dalla legge, per abbattere i tempi di attesa. Emilia-Romagna e Lombardia hanno ottenuto i migliori risultati, mentre nel Sud la situazione resta critica.

D’altro canto, alcune migliorie locali sono state riscontrate grazie all'impegno delle singole regioni, che hanno adottato strategie personalizzate. In Veneto e Toscana, ad esempio, l’integrazione con la telemedicina e le prenotazioni centralizzate digitali hanno permesso di abbattere le liste d’attesa per diverse prestazioni mediche.

Secondo la Fondazione Gimbe, l'attuazione concreta del decreto Liste di Attesa è ancora lontana, complice lo stallo delle misure applicative, che ne impedisce i benefici attesi. Tra gli interventi che avrebbero dovuto rivoluzionare la gestione delle prenotazioni sanitarie ci son o l’obbligo per le Regioni di istituire un centro unico di prenotazione, integrato con le agende delle strutture pubbliche e private accreditate, l’introduzione di un sistema di disdetta delle prenotazioni, il divieto di chiusura delle agende e l’attivazione dei percorsi di garanzia per assicurare che, nel caso in cui il cittadino non riesca a ottenere una prestazione nei tempi previsti dal servizio pubblico, questa venga erogata dal privato convenzionato o attraverso l’attività intramuraria.

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