Per capire le ragioni dietro il ritorno dell'olio di palma bisogna analizzare una serie di fattori che hanno influenzato il mercato alimentare negli ultimi anni.
Dopo una lunga campagna di sensibilizzazione sui rischi per la salute e l'ambiente, molte industrie hanno scelto di eliminare l'olio di palma dai propri prodotti e di sostituirlo con alternative considerate più sostenibili. Come rivela il Fatto Alimentare, diverse aziende lostanno reintroducendo nelle proprie linee alimentari, giustificando questa scelta con motivazioni legate alla qualità del prodotto, alla sostenibilità certificata e alle difficoltà di approvvigionamento di altri oli vegetali.
Questo cambio di rotta sta suscitando reazioni contrastanti. Da un lato, alcuni esperti sostengono che l'olio di palma certificato possa essere un'opzione sostenibile se coltivato in modo responsabile. Dall'altro, i consumatori più attenti alla salute e all'impatto ambientale vedono questa reintroduzione come un passo indietro rispetto agli impegni presi dalle aziende negli ultimi anni. Ma cosa sta davvero accadendo? Quali sono le ragioni dietro questa inversione di tendenza? E soprattutto, quali sono le conseguenze per i consumatori?
L'olio di palma, essendo uno degli oli vegetali più versatili e meno costosi è una soluzione immediata per molte aziende. Le sue caratteristiche lo rendono ideale per l'industria alimentare: ha un punto di fusione stabile, non irrancidisce facilmente e migliora la consistenza dei prodotti, conferendo una maggiore cremosità e friabilità rispetto ad altri oli.
Un altro fattore chiave è stato il crescente sviluppo delle certificazioni di sostenibilità. Organizzazioni come la RSPO (Roundtable on Sustainable Palm Oil) hanno introdotto standard per garantire che l'olio di palma utilizzato dalle aziende provenga da coltivazioni controllate, senza impatti negativi sulla deforestazione e la biodiversità. Alcune aziende, come Esselunga e Ikea, hanno giustificato la reintroduzione dell'olio di palma proprio con l'adozione di queste certificazioni, affermando che l'olio utilizzato proviene da fonti sostenibili e controllate.
Alcuni marchi hanno deciso di riproporre prodotti contenenti olio di palma, spesso senza grandi annunci pubblici. Una delle prime segnalazioni è arrivata da Esselunga, che ha riformulato una delle sue creme spalmabili alle nocciole, reintroducendo l'olio di palma certificato RSPO per migliorare la consistenza e il gusto del prodotto.
Un caso simile riguarda Ikea, che ha scelto di includere l'olio di palma nei biscotti della linea Kekse e Kafferep, sempre puntando su una fornitura sostenibile e certificata. L'azienda ha dichiarato che questa scelta è stata dettata da considerazioni tecniche legate alla struttura del prodotto e alla conservazione, fattori che altri oli vegetali non riuscivano a garantire con la stessa efficacia.
Non tutte le aziende hanno seguito questa direzione. Barilla, ad esempio, ha ribadito la propria posizione di rifiuto dell'olio di palma, mantenendo la decisione presa nel 2016 di eliminarlo completamente dai propri prodotti. Questo dimostra come il mercato sia ancora diviso e che la questione rimane controversa.
Di fronte a questa nuova tendenza, i consumatori si trovano di fronte a una scelta. Chi vuole evitare del tutto l'olio di palma deve prestare molta attenzione alle etichette e ai cambiamenti delle formulazioni nei prodotti che acquista abitualmente.
D'altro canto, chi non considera l'olio di palma un problema dovrebbe informarsi sulla provenienza e sulle certificazioni del prodotto utilizzato. Se un'azienda utilizza olio di palma sostenibile certificato, l'impatto ambientale può essere ridotto in modo significativo rispetto a quello di altri oli vegetali.
Infine, non cadere nella trappola del marketing alimentare. In passato, molte aziende hanno sostituito l'olio di palma con alternative che, pur sembrando più salutari, contenevano oli idrogenati o altre fonti di grassi poco salutari. L'unica soluzione per una scelta consapevole è quella di leggere le etichette e informarsi sulle pratiche adottate dai produttori.