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Patrimoniale, ce ne sono almeno già 2 in Italia ovviamente nascoste

di Marcello Tansini pubblicato il
Patrimoniale ovviamente nascoste

Nel dibattito pubblico la patrimoniale viene spesso descritta come un prelievo straordinario sui grandi patrimoni, una tassa una tantum sui conti correnti o sugli immobili di valore elevato.

In Italia si discute ciclicamente di tassa patrimoniale come se fosse un interruttore da accendere o spegnere, una tassa straordinaria che il legislatore potrebbe introdurre da un momento all'altro per colpire i ricchi. In realtà se si osservano con attenzione i numeri e le dinamiche economiche, ci si accorge che di patrimoniali ce ne sono almeno due, già operative e funzionanti, anche se spesso mimetizzate dentro altre voci o, ancora peggio, dentro le nostre abitudini finanziarie.

Una è scritta nero su bianco nei bilanci pubblici, ed è l'insieme delle imposte che colpiscono direttamente il patrimonio. L'altra è invisibile nelle leggi ma tangibile nei portafogli: è l'inflazione che erode i risparmi lasciati fermi su conti correnti, libretti e materassi finanziari.

Che cos'è una patrimoniale e perché in Italia c'è già

Nel dibattito pubblico la patrimoniale viene spesso descritta come un prelievo straordinario sui grandi patrimoni, una tassa una tantum sui conti correnti o sugli immobili di valore elevato. Tecnicamente, però, il termine è più ampio: rientra tra le imposte patrimoniali qualsiasi tributo che colpisca il valore di un bene immobiliare o finanziario indipendentemente dal reddito che questo produce.

In questa categoria finiscono l'IMU sugli immobili diversi dalla prima casa (e sulle abitazioni di lusso), l'imposta di bollo su conti e strumenti finanziari, il bollo auto, le imposte ipotecarie e catastali, l'imposta sulle successioni e donazioni, l'imposta sulle transazioni finanziarie, fino a voci apparentemente minori ma tutt'altro che irrilevanti nel totale.

Secondo le elaborazioni dell'Ufficio studi della CGIA di Mestre le imposte patrimoniali hanno garantito allo Stato italiano un gettito di circa 49,8 miliardi di euro, pari a 2,6 punti di PIL, con un importo più che raddoppiato rispetto a inizio anni Novanta.

All'interno di questi quasi 50 miliardi, il peso maggiore è dato da IMU e TASI sugli immobili (circa 22,7 miliardi), seguite dall'imposta di bollo su strumenti finanziari (circa 7,7 miliardi), dal bollo auto (7,2 miliardi), dalle imposte di registro e sostitutive (6,2 miliardi), dal canone Rai (1,9 miliardi), dalle imposte ipotecarie (1,8 miliardi), dall'imposta su successioni e donazioni (circa 1 miliardo), dai diritti catastali e da altre voci residuali.

Se allarghiamo lo sguardo al confronto internazionale, i dati dell'Osservatorio sui conti pubblici italiani indicano che in Italia il gettito da imposte patrimoniali vale attorno al 2,4-2,5% del PIL, una quota più alta rispetto alla maggior parte dei Paesi europei.

In altre parole la patrimoniale ufficiale esiste già, è strutturale, non è affatto marginale e grava non soltanto sui grandi proprietari, ma anche sul ceto medio, su chi possiede una seconda casa, su chi detiene risparmi in strumenti finanziari, su chi mantiene un'auto di media cilindrata.

Quando in politica si invoca o si demonizza la nuova patrimoniale, spesso si sorvola su questo dato di fatto: il sistema fiscale italiano, accanto alle imposte sul reddito e sui consumi, ha già un robusto zoccolo di prelievo sul patrimonio, che si è consolidato negli anni e che difficilmente potrebbe essere smantellato senza aprire buchi rilevanti nei conti pubblici.

La patrimoniale nascosta dell'eccesso di prudenza e l'inflazione che divora i risparmi

L'altra patrimoniale, meno discussa ma forse ancora più pervasiva, non ha una legge dedicata né un codice tributo: è il risultato dell'inflazione applicata a patrimoni immobilizzati o parcheggiati in modo improduttivo.

La ricerca dell'Osservatorio Edufin Il futuro non attende, realizzata da Finer per Pictet, racconta con numeri molto concreti questa dinamica: l'eccesso di prudenza degli italiani - la tendenza a tenere un'enorme quota di ricchezza in liquidità o in forme ultra-conservative - ha prodotto, nel tempo, una vera e propria tassa sulla prudenza. Secondo lo studio, il risparmio delle famiglie, pur crescendo nominalmente, ha subito una decrescita del 7% in termini reali a causa dell'erosione inflattiva nell'ultimo periodo analizzato.

L'esempio citato dagli autori è efficace: chi 20 anni fa avesse tenuto i propri risparmi sotto il materasso cioè in contanti o comunque in strumenti non remunerati e non investiti avrebbe perso circa il 30% del valore reale di quel patrimonio. Non perché lo Stato gli abbia prelevato quel denaro, ma perché il potere d'acquisto di quegli stessi euro si è ridotto con il passare del tempo.

Di fatto, l'inflazione agisce come una patrimoniale occulta: colpisce il patrimonio monetario non difeso, erodendo la ricchezza in termini di ciò che può essere acquistato, non in termini di saldo sul conto. La sicurezza che molti italiani credono di ottenere restando ancorati alla liquidità è, per usare le parole della ricerca, una sicurezza solo apparente.

Da un lato l'inflazione mangia il capitale; dall'altro la mancata esposizione a strumenti più dinamici come l'azionario globale o i piani di accumulo ben diversificati impedisce di cogliere i rendimenti di lungo periodo che storicamente hanno più che compensato l'erosione dei prezzi. Nello scenario estremo citato nello studio, un risparmiatore che avesse investito in modo spregiudicato tutto sull'azionario globale vent'anni fa avrebbe oggi un rendimento reale superiore di 250 punti percentuali rispetto al risparmiatore fermo alla liquidità.

A determinare questo paradosso non è soltanto la paura dei rischi di mercato, ma una combinazione di fattori:

  • una bassa educazione finanziaria, che porta a confondere la volatilità (oscillazioni di breve periodo) con la distruzione permanente di capitale;
  • un orizzonte temporale sempre più corto, che spinge i risparmiatori a ragionare in mesi anziché in decenni, facendo esattamente l'opposto di ciò che servirebbe per costruire ricchezza;
  • un forte senso di eteronomia, la convinzione che qualcuno ci penserà: lo Stato, il sistema pensionistico pubblico, un'eredità futura.