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Pensione non sarà sufficiente per vivere nei prossimi anni, il Governo non interviene ma neanche gli italiani

di Marianna Quatraro pubblicato il
Pensione non sara sufficiente vivere pro

Ben il 62% degli italiani ritiene che la pensione non basterà a mantenere il proprio tenore di vita, ma sono ancora pochi coloro che ricorrono alla previdenza complementare. Le prospettive e cosa fare

L’Italia si trova di fronte a una trasformazione epocale del proprio sistema previdenziale. Con il progressivo invecchiamento della popolazione e una natalità ai minimi storici, la prospettiva di vivere una vecchiaia serena, mantenendo standard di vita adeguati solo grazie alla pensione pubblica, appare sempre più lontana.

Le ultime analisi, svolte da enti di ricerca e organismi di controllo, segnalano che il valore reale delle pensioni continuerà a ridursi nei prossimi anni. Il rischio concreto è che la maggior parte dei futuri pensionati debba fare i conti con assegni insufficienti a coprire le esigenze di una quotidianità dignitosa. 

Perché la pensione pubblica rischia di non essere sufficiente: scenari futuri e dati demografici

I fattori che rendono incerta la sostenibilità delle pensioni pubbliche sono molteplici e documentati dalle più recenti indagini demografiche. L’Italia, infatti, presenta uno dei tassi di fertilità più bassi in Europa e una delle speranze di vita più alte: un quadro che genera un inevitabile squilibrio fra il numero dei pensionati e quello dei lavoratori attivi. Secondo le previsioni ISTAT, entro il 2050 la fascia degli over 65 potrebbe rappresentare oltre un terzo della popolazione complessiva, mentre la popolazione in età lavorativa continuerà a calare rapidamente. Ne risulta:

  • Rapporto pensionati/lavoratori: attualmente si aggira intorno a 1 pensionato ogni 2-2,5 lavoratori; secondo le proiezioni, tra vent’anni ogni lavoratore sosterrà quasi un pensionato con i propri contributi.
  • Calcolo contributivo: le pensioni future si baseranno sempre più sul metodo contributivo, che lega l’importo all’effettivo versato durante la carriera lavorativa. Una dinamica che penalizza chi ha carriere discontinue o retribuzioni basse.
  • Tasso di sostituzione: le stime della Ragioneria Generale dello Stato prevedono un netto calo del tasso di sostituzione, che potrebbe scendere sotto il 50% per gli autonomi e intorno al 65% per i dipendenti.
Inoltre, il recente allungamento della vita media aumenta il periodo in cui si percepirà la pensione, ma spesso non coincide con un equivalente periodo vissuto in salute. Secondo i dati ISTAT del 2025, la speranza di vita in salute è ormai inferiore ai 60 anni.

Di conseguenza, la pensione pubblica dovrà essere distribuita lungo un lasso temporale più lungo e con minor potere di acquisto, in un contesto di progressiva erosione del potere d’acquisto dovuto all’inflazione e a una pressione fiscale sempre elevata.

A preoccupare sono l'incertezza economica, l'instabilità dei mercati e l'aumento del costo della vita: il 49% teme di non poter far fronte a spese impreviste, mentre il 39% teme di non riuscire a mantenere lo stesso tenore di vita una volta in pensione.

Secondo i dati, il 37% degli italiani sta valutando di prolungare la vita lavorativa e le motivazioni sono chiare: il 48% lo farebbe per continuare a percepire uno stipendio, mentre il 46% spera di ottenere così una pensione più elevata.

Ad oggi, ben il 62% degli italiani ritiene che la pensione statale non basterà a mantenere il proprio tenore di vita, ma solo il 38% ha sottoscritto o intende sottoscrivere una forma di previdenza complementare.

Il quadro economico e i motivi della crisi del sistema pensionistico italiano

La sostenibilità del sistema pensionistico italiano è da anni al centro di un vivace dibattito, reso più stringente da dinamiche macroeconomiche e cambiamenti legislativi. Alla base della crisi si trovano diversi elementi:

  • Invecchiamento della popolazione: il rapido aumento dell’età media porta a un incremento del numero di beneficiari di trattamenti pensionistici rispetto ai lavoratori attivi.
  • Ridotta natalità: la continua diminuzione delle nascite determina una naturale decrescita del numero di nuovi contribuenti nel sistema.
  • Mercato del lavoro instabile: contratti precari, lavori saltuari e bassi salari incidono negativamente sulle somme versate all’INPS.
  • Debito pubblico elevato: limita la capacità dello Stato di intervenire con misure correttive efficaci e durature.
Anno Percentuale over 65 Rapporto lavoratori/pensionati
2025 24% ~2,3
2045 34% <1,5
Il passaggio dal calcolo retributivo a quello contributivo, introdotto in modo strutturale con la riforma Fornero, ha portato alla progressiva diminuzione degli importi pensionistici medi, specialmente per chi ha avuto carriere discontinue. L’aumento dell’età pensionabile, legato all’aspettativa di vita, rischia inoltre di escludere dall’uscita anticipata dal lavoro chi, a causa di condizioni fisiche o occupazionali, non è in grado di proseguire l’attività fino a tale soglia. 

Previdenza complementare e soluzioni integrative: strumenti per proteggere il futuro

Confrontata con le difficoltà della previdenza obbligatoria, cresce la consapevolezza della necessità di costruire una pensione integrativa. Strumenti come fondi pensione e Piani Individuali Pensionistici (PIP) sono concepiti per integrare l’assegno pubblico e garantire un tenore di vita adeguato una volta terminata la vita lavorativa.

Le principali soluzioni di integrazione previdenziale includono:

  • Fondi pensione chiusi: riservati a determinate categorie professionali, gestiti da enti negoziali
  • Fondi pensione aperti e PIP: accessibili a chiunque, con maggior flessibilità e possibilità di scegliere tra diverse linee di investimento secondo il profilo di rischio
  • Polizze vita e investimenti a rendita: alternative che consentono di diversificare il capitale accumulato per la terza età
Il vantaggio della previdenza complementare è duplice: da un lato, si beneficia dell’effetto della capitalizzazione composta, che premia chi inizia a risparmiare con anticipo; dall’altro, sono previsti incentivi fiscali come la deducibilità dei versamenti fino a 5.164,57 euro annui. 

La consapevolezza degli italiani: risultati dell’Osservatorio ‘Look to the Future’ 2025 di Athora-Nomisma

La terza edizione dell’Osservatorio “Look to the Future”, elaborata da Athora Italia con Nomisma, offre dati indicativi sul percepito della popolazione in riferimento al domani previdenziale. Il 62% degli intervistati dichiara di temere che l’assegno INPS risulterà inadeguato, mentre solo una minoranza nutre fiducia che la pensione pubblica possa sostenere il tenore di vita raggiunto durante gli anni di attività.

Ulteriori risultati evidenziano:

  • Il 65% considera essenziale integrare la pensione obbligatoria attivando strumenti privati
  • Il 38% aderisce o valuta forme di previdenza complementare, soprattutto tra lavoratori dipendenti con pacchetti welfare aziendali
  • Ben 1 giovane su 7 under 35 ritiene che la pensione sia addirittura irraggiungibile.