L’inizio del 2026 segna una fase rilevante per i precettori di pensione. Le pensioni saranno, infatti, soggette all'aumento annuo legato alla rivalutazione dovuta all’inflazione, ma la riduzione della seconda aliquota Irpef non sarà applicata immediatamente. Ciò significa che dei due aumenti attesi, solo uno scatterà effettivamente a partire da gennaio 2026 mentre per l'altro bisognerà attendere.
Rivalutazione delle pensioni 2026: percentuali, fasce e importi previsti
Il meccanismo della rivalutazione annua prevede che le pensioni siano adeguate ogni anno al costo della vita, utilizzando come riferimento l’indice Istat. Per il 2026, l’aumento provvisorio fissato dall’Inps corrisponde al 1,4%. Tuttavia, la percentuale di incremento applicata varia in base alla fascia di importo dell’assegno, seguendo il sistema a scaglioni:
- Rivalutazione piena (100%) fino a quattro volte il trattamento minimo Inps (circa 2.413,60 euro lordi mensili);
- Rivalutazione al 90% tra quattro e cinque volte il minimo (fino a circa 3.017 euro);
- Rivalutazione al 75% oltre cinque volte il minimo (sopra i 3.017 euro lordi).
Per i trattamenti minimi, nel 2026
l’importo base salirà a 611,85 euro mensili, diventando parametro di riferimento per prestazioni collegate al reddito.
È prevista anche una maggiorazione straordinaria dell’1,3%: l’assegno può raggiungere circa 619,79 euro, soprattutto per chi ha più di settant’anni e rispetta i requisiti reddituali.
Facendo un confronto pratico:
- Un assegno lordo di 1.000 euro aumenterà di circa 14 euro al mese;
- Per 1.500 euro lordi l’aumento è sui 21 euro;
- Una pensione da 3.000 euro, soggetta alla rivalutazione parziale, crescerà di circa 26-27 euro mensili.
Gli incrementi risultano più modesti rispetto agli anni di alta inflazione e, secondo le organizzazioni sindacali, non recuperano integralmente
la perdita di potere d’acquisto subita tra il 2022 e il 2023. È importante notare inoltre che, per le pensioni assistenziali (assegno sociale, prestazioni per invalidità), la rivalutazione segue una modalità specifica e l’incremento può risultare più favorevole rispetto alle pensioni contributive nella fascia bassa.
Riduzione della seconda aliquota Irpef: quando arriverà e a chi spetterà l’aumento
L’attesa riduzione della seconda aliquota Irpef dal 35% al 33%, oggetto della Manovra Finanziaria 2026 ancora in discussione, non sarà applicata sui ratei di gennaio. Sebbene la norma abbia efficacia a partire dal 1° gennaio 2026, l’INPS potrà adeguare le trattenute solo dopo l’approvazione definitiva della Manovra e l’aggiornamento delle procedure informatiche.
Stando alle indicazioni più recenti, la riduzione della seconda aliquota Irpef:
- Sarà riconosciuto solo dal cedolino di marzo 2026 in poi;
- Avrà effetto retroattivo, garantendo il corretto ricalcolo anche per le mensilità precedenti;
- Interesserà i pensionati il cui reddito complessivo ricade nella fascia 15.000 – 28.000 euro annui, ovvero coloro che si trovano nel secondo scaglione di tassazione Irpef.
L’incremento netto annuo sarà limitato: secondo le simulazioni attuali, l’aumento medio mensile per chi rientra in questa platea sarà compreso tra i 10 e i 15 euro netti. Un beneficio che, pur presente,
difficilmente stravolgerà gli equilibri di bilancio delle famiglie, ma che rappresenta un
segnale di attenzione verso i redditi medi.
Non sono previste altre modifiche immediate agli scaglioni Irpef, che resteranno invariati per gli altri contribuenti nel corso dei primi mesi dell’anno.
Cedolino di gennaio: perché l’aumento non si vedrà subito e chi rischia un assegno più basso
Anche se la rivalutazione dell’1,4% viene applicata da subito, il netto corrisposto a gennaio potrebbe risultare deludente per molti pensionati. Questo dipende da un insieme di fattori:
- Ripresa delle trattenute Irpef e delle addizionali locali (che erano sospese a dicembre);
- Possibile presenza di conguagli a debito, specie se sono stati incassati arretrati o ricalcoli nell’anno precedente;
- Differimento temporale di altri aumenti, come quello legato alla riparametrazione Irpef.
Alcuni pensionati vedranno addirittura un rateo più basso rispetto a dicembre. È il caso, ad esempio, di chi ha ricevuto somme aggiuntive nel 2025 (arretrati, ricostituzioni) e ora deve restituire parte delle imposte non versate.
La rateizzazione dei debiti fiscali sopra i 100 euro per i redditi bassi costituisce un parziale sollievo, ma
il rischio di assegni molto ridotti rimane concreto, specie per i pensionati con più prestazioni soggette a conguaglio simultaneo.
Il consiglio degli esperti è di confrontare sempre il cedolino di gennaio con quello precedente, per individuare eventuali variazioni e, in caso di dubbi, rivolgersi a patronati o al servizio online INPS.
Gli aumenti delle pensioni: esempi concreti e calcolo dell’incremento medio
Per fornire una panoramica trasparente degli aumenti che interesseranno le diverse fasce, è utile presentare alcuni esempi tipici calcolati su dati aggiornati:
| Importo lordo 2025 |
Aumento lordo mensile (1,4%) |
Nuovo importo lordo 2026 |
| 1.000 € |
14 € |
1.014 € |
| 1.500 € |
21 € |
1.521 € |
| 2.000 € |
28 € |
2.028 € |
| 2.413 € |
34 € |
2.447 € |
| 3.000 € |
26-27 € |
circa 3.027 € |
- Nel caso delle pensioni minime, il netto aumenterà di circa 3 euro, passando da 616,67 a 619,79 euro mensili.
- Per pensioni nette comprese tra 800 e 1.000 euro, l’incremento sarà di circa 8-11 euro dopo le trattenute fiscali.
- Importi più elevati registreranno una crescita meno sostanziale, dato il meccanismo a scaglioni.
L’impatto reale della rivalutazione si ridimensiona ulteriormente se si considera l’aumento progressivo della tassazione:
una quota significativa dell’incremento viene assorbita dal fisco, specialmente per chi supera la no tax area fissata a 8.500 euro annui.
Quali pensionati sono esclusi dagli aumenti e i casi particolari 2026
Non tutti vedranno un aumento effettivo degli importi:
- Coloro che percepiscono prestazioni assistenziali (assegni sociali, pensioni di invalidità) sono generalmente esclusi dalla rivalutazione ordinaria, anche se beneficiano di altre maggiorazioni o incrementi specifici;
- I pensionati che hanno maturato il diritto entro il 31 dicembre 2025 riceveranno solo l’adeguamento per inflazione, senza beneficiare del più ampio incremento percentualizzato dei montanti contributivi (oltre il 4%) riservato ai nuovi ingressi;
- Sono penalizzati chi ha avuto carriere discontinue: l’incremento teorico si applica su montanti bassi, traducendosi in differenze minime sull’assegno mensile.
Restano esclusi dai tagli fiscali alcuni trattamenti: la riduzione dell’aliquota Irpef non riguarderà minimi e prestazioni totalmente esenti, come pure alcune pensioni estere e Prestazioni a Vecchiaia, se residenti all’estero secondo convenzioni bilaterali specifiche.
L’effetto delle trattenute fiscali: Irpef, conguagli e addizionali locali su gennaio
Gennaio rappresenta per i pensionati il mese in cui si concentrano numerosi interventi fiscali, con effetti anche significativi sull’assegno netto percepito. Oltre all’applicazione della rivalutazione, riprendono le trattenute Irpef ordinarie e rientrano le addizionali regionali e comunali, sospese a dicembre.
Il vero nodo di questa mensilità è rappresentato dai conguagli Irpef:
- L’INPS ricalcola l’imposta dovuta per l’anno precedente;
- Se le ritenute effettuate nel corso del 2025 non sono state sufficienti (ad esempio a causa di arretrati o ricalcoli), l’ente previdenziale recupererà la differenza direttamente nella pensione di gennaio.
Questo meccanismo comporta alcune criticità:
- Per i titolari di più prestazioni, il conguaglio può azzerare (nei casi estremi) il rateo mensile;
- I pensionati con redditi fino a 18.000 euro e un debito superiore a 100 euro avranno diritto a una rateizzazione, evitando prelievi troppo pesanti in un'unica soluzione.
Le addizionali locali, di natura regionale e comunale,
tornano a incidere dal primo cedolino dell’anno, riducendo ulteriormente l’importo netto. Resta una platea di esclusi da queste trattenute: tra questi figurano le prestazioni non imponibili per legge (invalidità civile, assegno sociale, vittime del terrorismo, pensioni estere in particolari condizioni).
È fondamentale verificare attentamente ogni voce presente nel cedolino, soprattutto in presenza di variazioni inattese rispetto al mese precedente.
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