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Perché i guadagni dei conti deposito sono più bassi di quelli pubblicizzati?

di Marcello Tansini pubblicato il
Conti deposito sono più bassi

I conti deposito promettono rendimenti elevati, ma spesso i guadagni effettivi risultano ben inferiori. I motivi di questa discrepanza, analizzando tasse, costi, inflazione e diversi tipi di conto.

Negli ultimi anni, la percezione diffusa verso i conti deposito si è formata sulla base di tassi pubblicizzati dalle banche, spesso attrattivi soprattutto nelle campagne promozionali. Tuttavia, l'esperienza concreta degli utenti evidenzia un rendimento effettivo frequentemente inferiore rispetto alle aspettative iniziali.

Questa distanza tra tassi messi in evidenza nelle offerte commerciali e guadagni reali deriva da una molteplicità di fattori tecnici e normativi che vanno approfonditi per comprendere appieno la natura di questo strumento. Le condizioni di mercato, la struttura delle offerte e la complessità della fiscalità contribuiscono a generare una differenza sostanziale tra ciò che viene percepito all'apertura del rapporto e ciò che effettivamente si ottiene a fine periodo.

Come funzionano i conti deposito: tipologie, tassi e meccanismi di remunerazione

I conti deposito rappresentano strumenti bancari destinati alla gestione della liquidità con finalità remunerativa. Il sistema bancario italiano offre due varianti principali: conti deposito vincolati e conti deposito liberi. Entrambe le soluzioni sono accomunate dalla protezione del capitale fino a 100.000 euro, garantita dal Fondo Interbancario di Tutela dei Depositi, ma divergono in termini di accessibilità ai fondi e tasso d'interesse applicato. Si tratta di:

  • Conti vincolati: richiedono l'immobilizzo delle somme per un periodo determinato (3, 12, 24 mesi o oltre). Offrono rendimenti superiori, ma prevedono penali in caso di svincolo anticipato o perdita degli interessi maturati.
  • Conti liberi: permettono di depositare e ritirare fondi in ogni momento senza vincoli, ma il tasso di interesse riconosciuto è normalmente più basso.
Il tasso pubblicizzato si riferisce quasi sempre a quello lordo, cioè prima dell'applicazione della tassazione e di eventuali costi. La frequenza di capitalizzazione – mensile, trimestrale o annuale – può influire marginalmente sul risultato netto, generando l'effetto compounding, cioè interessi sugli interessi. Tuttavia, l'impatto effettivo resta contenuto in presenza di tassi mediamente bassi, come quelli attuali. Una valutazione consapevole richiede la lettura attenta del foglio informativo e delle condizioni applicate dall'istituto di credito.

La reale incidenza di tasse, imposta di bollo e costi di gestione sui rendimenti

Il rendimento effettivo dei conti deposito subisce un drastico ridimensionamento a causa dell'imposizione fiscale e delle voci di costo accessorio. In Italia, l'aliquota fiscale sugli interessi è pari al 26%, prelevata direttamente dall'istituto bancario al momento dell'accredito degli interessi maturati.

Oltre all'imposta sugli interessi, occorre considerare l'imposta di bollo pari allo 0,20% annuo sulle giacenze superiori a 5.000 euro. Questo onere viene proporzionalmente calcolato in relazione al periodo di permanenza dei fondi sul conto. Alcuni istituti applicano anche commissioni di apertura o gestione, che possono incidere sul rendimento finale. Riassumendo:

  • Aliquota sugli interessi: 26%
  • Imposta di bollo: 0,20% annuo (sulle somme eccedenti i 5.000 euro)
  • Commissioni e costi di gestione: variabili a seconda del contratto
Un esempio concreto:

Importo depositato

10.000 euro

Tasso lordo annuo

3%

Interesse lordo maturato

300 euro

Tassazione (26%)

78 euro

Imposta di bollo (0,20%)

20 euro

Interesse netto effettivo

202 euro

Il risultato, peraltro, potrebbe essere ulteriormente ridotto da:

  • Penali per svincolo anticipato, soprattutto nei conti vincolati, che possono azzerare gli interessi già accumulati.
  • Costi fissi o commissioni occasionali su alcune tipologie di prodotto.
L'intreccio tra tassazione e costi di gestione rende essenziale il confronto tra soluzioni differenti, con un'attenzione particolare ai fogli informativi e alle condizioni contrattuali.

L'impatto dell'inflazione e il potere d'acquisto dei risparmi

Considerare il rendimento reale di un conto deposito significa valutare il tasso d'interesse al netto dell'inflazione. Dopo il 2022, la crescita dei tassi d'interesse nell'Eurozona non è stata sufficiente a compensare totalmente l'impatto dei prezzi in rialzo. Negli ultimi anni, nonostante un miglioramento dei tassi lordi sui depositi vincolati, questi sono spesso inferiori o appena allineati ai livelli d'inflazione.

Se il tasso d'inflazione supera il tasso di interesse netto del conto deposito, il potere d'acquisto dei risparmi si riduce. In scenari di inflazione sostenuta, la funzione più razionale del conto deposito riguarda la gestione della liquidità destinata a spese certe in breve termine.

Un esempio pratico:

Tasso netto effettivo

2,4%

Inflazione annua

3,0%

Rendimento reale

-0,6%

Di conseguenza, anche nei periodi in cui il contesto dei tassi risulta favorevole, affidare importi rilevanti per lunghi periodi a un deposito bancario rischia di non preservare il potere d'acquisto. L'utilità del prodotto si conferma dove la priorità è la sicurezza, non il rendimento reale.

Differenze chiave tra conti deposito liberi e vincolati: vantaggi e limiti

I due modelli di conto deposito offrono differenti livelli di rendimento, rischi e flessibilità. La scelta tra le due tipologie non può prescindere da esigenze di liquidità e orizzonte temporale dell'investitore:

  • Conti deposito liberi: vantano liquidità immediata, senza penali in caso di prelievo. Rendimenti modesti, adatti ad accantonamenti temporanei o fondi d'emergenza.
  • Conti deposito vincolati: impongono l'immobilizzo della somma, offrendo in cambio tassi più elevati. È previsto il rischio di penalità (o perdita degli interessi) in caso di svincolo anticipato. Questa opzione è idonea per chi non prevede di dover attingere ai fondi prima della scadenza.
Una caratteristica chiave riguarda le promozioni: molti istituti offrono tassi più elevati solo sui vincoli di durata limitata, mentre il rendimento scende per orizzonti temporali più lunghi o sulle somme successivamente depositate.

Perché le offerte promozionali e i tassi elevati risultano spesso inferiori nelle condizioni effettive

Moltissime banche propongono tassi pubblicizzati particolarmente elevati, soprattutto per attirare nuovi clienti o liquidità. Nel dettaglio, tali condizioni promozionali sono quasi sempre soggette a limiti temporali stringenti (ad esempio primi 6-12 mesi), importi minimi o massimi vincolabili, oppure obblighi aggiuntivi come l'apertura contestuale di altri prodotti collegati.

I tassi promozionali vengono poi sostituiti da valori ben più bassi al termine del periodo promozionale. La concorrenzialità delle offerte decade se si considerano, a regime, i costi accessori e la fiscalità. Sono diffuse condizioni complesse e penalità implicite in caso di mancato rispetto delle regole dell'offerta. Facendo esempi concreti:

Banca

Tasso promozionale

Durata promo

Tasso a regime

IBL Banca

3%

3 mesi

2,85%

ING

4%

12 mesi

1,25%

Consorsbank

3,5%

5 mesi

1%

Dunque la distanza tra tassi illustrati nelle campagne e risultati reali ottenuti dagli utenti dipende dall'esaurirsi delle condizioni agevolate e dall'incidenza dei costi successivi.

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