Quando e prchè risulta sempre più conveniente in Italia non pagare le tasse: ecco cosa emerge da recenti dati in merito
L’Italia si trova periodicamente al centro del dibattito europeo per quanto riguarda il tema del carico fiscale e della platea di chi effettivamente contribuisce al mantenimento della spesa pubblica.
Il non pagamento delle imposte, comunemente definito evasione fiscale, è un fenomeno diffuso che va ben oltre le mere infrazioni dei soliti “furbetti”, abbracciando dinamiche sociali e strutturali profonde.
L’analisi dei dati più recenti sui versamenti fiscali evidenzia una concentrazione elevatissima del carico tributario su una minoranza di contribuenti. Sono, dunque, pochissimi gli italiani che pagano le tasse sulla totalità dei soggetti considerati: su circa 59 milioni di residenti, solo 32,4 milioni presentano una dichiarazione dei redditi positiva, cioè pagano almeno un euro di IRPEF.
Il restante 45% della popolazione, circa 27 milioni di persone, non effettua alcun versamento fiscale diretto, generando una situazione in cui la spesa pubblica viene sostenuta prevalentemente da una minoranza.
Dagli ultimi dati emerge che:
Tabella: Distribuzione percentuale dei versamenti IRPEF per fasce di reddito | ||
Reddito Fino 15.000€ | ~40% dei dichiaranti | 1,28% IRPEF |
Fino 20.000€ | 53% dei dichiaranti | 6,2% IRPEF |
Oltre 35.000€ | 15% dei dichiaranti | 63% IRPEF |
L’analisi dei dati più recenti sull’evasione fiscale in Italia rivela un quadro strutturale di lungo periodo caratterizzato da tassi sensibilmente superiori alla media europea. Si stima che circa il 60% degli italiani non versi imposte dirette significative, mentre un ulteriore 24% si limiti al pagamento del minimo indispensabile per accedere ai servizi di base.
Ne consegue che solo una minoranza, corrispondente al 17% della popolazione, dichiara redditi annuali superiori ai 35.000 euro lordi, contribuendo in modo sostanziale al finanziamento del sistema. La seguente tabella sintetizza la distribuzione del carico fiscale per classe di reddito:
Classe di reddito annuale | % contribuenti | Contributo al gettito IRPEF |
< 8.500 € | ~40% | Marginale/Nullo |
8.501 € – 28.000 € | ~35% | Modesto |
28.001 € – 50.000 € | ~12% | Significativo |
> 50.000 € | ~5% | Preponderante |
L’evasione, su cui gravano fenomeni come il sommerso, l’elusione tramite false dichiarazioni e raggiri contributivi nei confronti dell’INPS, si concentra in maniera decisa su segmenti professionali legati al lavoro autonomo, alle microimprese e ai settori informali, tra cui agricoltura, edilizia, commercio al dettaglio e servizi non regolamentati.
L’ISPAT e la Corte dei Conti stimano il tax gap italiano vicino ai 90-100 miliardi di euro l’anno, un valore che penalizza gravemente la sostenibilità del debito pubblico e la qualità della spesa sociale.
Se è vero che sono sempre meno gli italiani che pagano le tasse è anche vero che, pur avendo i diversi governi negli ultimi anni potenziato i sistemi di controlli e accertamenti fiscali, le attività di verifica e riscossione sono poco efficaci e quindi non incentivano (o, forse, spaventano) particolarmente.
Ogni anno vengono svolti accertamenti su una minima parte del totale delle posizioni fiscali aperte: nel 2023, sono stati circa 300.000 i controlli, a fronte di oltre 40 milioni di contribuenti individuali e centinaia di migliaia tra imprese e partite IVA. Questo si traduce in una probabilità statistica di controllo inferiore all’1% per la maggior parte delle categorie.
Ciò non significa, ovviamente, che la situazione attuale e i dati sono un invito a non pagare le tasse, ma motivano il perchè si continua ad evadere. Manca attuazione reale ed efficacia delle 'pene'.
I tempi sono sempre troppo lunghi, cartelle, sanzioni e interessi azzerabili o ridotti oltre la metà per le diverse rottamazioni che si susseguono, i pignoramenti complessi da trasformare effettivamente in realtà.
Negli ultimi anni sono stati introdotti numerosi strumenti di controllo, come la fatturazione elettronica, lo scontrino digitale e l’utilizzo dei dati bancari incrociati, ma le poche risorse pubbliche e i vincoli nell’incrocio dei dati personali per finalità di tutela della privacy riducono le percentuali di successo di tali strumenti, considerando che:
Le misure di rottamazione delle cartelle e le sanatorie fiscali sono state tra gli strumenti più utilizzati dal legislatore per tentare di recuperare il pregresso evasivo senza inasprire eccessivamente i conflitti tra fisco e contribuente.
Negli ultimi dieci anni, sono stati varati numerosi provvedimenti di pace fiscale, con la possibilità di estinguere i debiti tributari pagando solo il capitale e riducendo gli interessi e le sanzioni e da ciò che emerge:
Stesso discorso vale per i pignoramento che, secondo gli ultimi dati, pur se minacciato, viene realmente stabilito solo dopo moltissimo tempo e, nei casi di ravvedimento del contribuente, può essere anche subito bloccato.
Precisiamo inoltre che, nei casi di nullatenenza formale, il rischio effettivo di pignoramento si riduce, motivo per cui la domanda sull’effettiva convenienza del mancato pagamento non ha una risposta universale e unica per tutti ma varia a seconda dei diversi casi e dei diversi soggetti coinvolti.