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Pfas in bottiglie di acqua minerale di diverse marche e in acqua potabile. I rischi per la salute sempre più gravi

di Chiara Compagnucci pubblicato il
Pfas bottiglie di acqua minerale

L'allarme per la salute cresce riguardo alla presenza di sostanze nocive nelle bottiglie di acqua minerale di varie marche, sollevando preoccupazioni sulla sicurezza del consumo

Negli ultimi anni, l'allarme per la presenza di Pfas nelle bottiglie di acqua minerale e potabile ha acquisito una crescente rilevanza. Questi composti, usati per le loro proprietà chimiche specifiche, si sono infiltrati nell'ambiente e nelle risorse idriche, sollevando serie preoccupazioni per la salute pubblica. Studi recenti indicano una presenza diffusa di queste sostanze sia nelle acque minerali che in quelle del rubinetto, sfatando la percezione comune che le acque in bottiglia siano intrinsecamente più pure. L'impatto di questa contaminazione si riflette in scala globale, richiedendo maggiore consapevolezza e azioni mirate per gestire il rischio di esposizione.

Cosa sono i PFAS e perchè sono pericolosi

I PFAS (Sostanze Perfluoro Alchiliche) sono una vasta famiglia di composti chimici sintetici caratterizzati da legami carbonio-fluoro, considerati tra i più forti in natura. Questa caratteristica conferisce ai PFAS una straordinaria resistenza termica e chimica, rendendoli ampiamente utilizzati in una varietà di prodotti industriali e di consumo. Grazie alle loro proprietà impermeabilizzanti e repellenti, i PFAS si trovano in articoli come pentole antiaderenti, tessuti idrorepellenti, imballaggi alimentari e schiume antincendio.

Conosciuti come "inquinanti eterni", possono rimanere in natura per centinaia di anni senza degradarsi, accumulandosi progressivamente negli ecosistemi. Questa caratteristica li rende particolarmente insidiosi.

Le ricerche mostrano come i PFAS possano penetrare nella catena alimentare e accumularsi negli organismi, con potenziali effetti tossici. Studi epidemiologici hanno collegato l'esposizione prolungata ai PFAS a vari problemi di salute umana, tra cui disturbi endocrini, danni al sistema immunitario, aumento del rischio di malattie cardiovascolari e certi tipi di tumori. Il loro impatto sulla salute è aggravato dalla capacità di bioaccumulo nei tessuti e dalla resistenza alle comuni tecniche di depurazione delle acque.

L'uso esteso e non regolamentato dei PFAS comporta un aumento esponenziale dei rischi associati alla loro dispersione. A livello normativo, pochi sono i limiti di sicurezza imposti per il contenuto di questi composti nelle acque potabili, con standard variabili a seconda delle zone geografiche. Tuttavia, molti paesi stanno iniziando a prendere coscienza della gravità della questione, avviando iniziative di regolamentazione per ridurre la loro presenza e incentivare lo sviluppo di alternative meno dannose.

Studio sulla presenza di PFAS nelle acque potabili

Recenti studi internazionali hanno evidenziato la diffusa presenza di PFAS nelle acque potabili, analizzando diversi campioni provenienti da tutto il mondo. Le ricerche condotte da vari enti accademici hanno dimostrato che questi composti pericolosi sono presenti in quasi tutte le fonti di acqua analizzate, con livelli particolarmente alti documentati in alcune aree geografiche. I risultati di tali studi sono fondamentali per comprendere la vastità del problema e per sviluppare strategie adeguate di monitoraggio e regolamentazione a livello globale.

Metodologia e campioni analizzati

La metodologia utilizzata nello studio sulla presenza di PFAS nelle acque potabili ha coinvolto un'approfondita analisi di campioni prelevati da 15 diversi Paesi, includendo sia acque minerali in bottiglia, sia acque di rubinetto. Gli studiosi hanno impiegato avanzate tecniche analitiche per rilevare la presenza di dieci tra i PFAS più comuni, puntando a ottenere un quadro dettagliato della contaminazione. In particolare, sono stati analizzati 41 campioni di acquedotti nel Regno Unito e 14 in Cina, insieme a 112 campioni di bottiglie d'acqua minerale, distribuite in bottiglie di plastica e vetro, sia naturali che gassate, di 87 marchi distinti.

I risultati hanno mostrato una presenza di PFAS, con l'acido perfluoroottanoico (PFOA) e perfluoroottano sulfonato (PFOS) come composti predominanti. Le analisi sono state condotte in laboratori accreditati, utilizzando metodologie certificate per garantire l'accuratezza dei risultati e la comparabilità a livello internazionale. 

Risultati principali dello studio

I risultati principali dello studio sulla presenza di PFAS nelle acque potabili hanno rivelato dati allarmanti. La presenza di acido perfluoroottanoico e perfluoroottano sulfonato è stata rilevata nel 99% dei campioni analizzati, evidenziando una contaminazione pervasiva in diverse regioni. Inoltre, la concentrazione di altri tipi di PFAS variava tra il 63% e il 97%, segnalando un problema diffuso e globale.

Un aspetto sorprendente emerso dalla ricerca è che le acque minerali in bottiglia presentano, in media, concentrazioni di PFAS superiori rispetto alle acque di rubinetto trattate, sfatando il mito della maggiore purezza delle acque imbottigliate. Non sono state osservate differenze significative tra le acque confezionate in plastica e quelle in vetro, né tra i diversi tipi di acqua, naturale o gassata. Tuttavia, le acque minerali provenienti dalla Cina hanno mostrato livelli di PFAS mediamente più elevati rispetto a quelle del Regno Unito, con 9,2 nanogrammi per litro contro 2,7 ng/l rispettivamente.

Questi risultati dimostrano la necessità di una regolamentazione più rigorosa a livello internazionale. La contaminazione non si limita a specifiche aree geografiche, ma è un fenomeno onnipresente che richiede una riposta coordinata per salvaguardare la salute pubblica e mitigare i rischi associati all'esposizione a lungo termine.

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