Il dibattito sulla prossima Manovra Finanziaria 2026 si concentra sull’esigenza di reperire nuove entrate attraverso una strategia calibrata che tenga conto del rallentamento della crescita economica e delle regole stringenti imposte dall’Unione Europea. Non sono disponibili, infatti, tutte le risorse economiche necessarie per l'attuazione delle misure che si vorrebbero inserire nella prossima Manovra e sorge la necessità di reperirle.
Il Ministero dell’Economia valuta diversi strumenti per garantire coperture sufficienti a sostenere interventi attesi da famiglie, imprese e lavoratori. Tra le soluzioni più discusse figura l’ipotesi di un contributo aggiuntivo da parte degli istituti bancari italiani.
Perché il governo guarda al contributo delle banche e le alternative esaminate
I responsabili delle politiche economiche valutano di chiedere alle banche risorse da investire nella Manovra 2026 senza intaccare la solidità del sistema.
L’opzione adottata non sembrerebbe orientata verso una tassa una tantum sugli utili, soluzione già scartata in base a esperienze passate e al rischio di instabilità per il settore, ma verso tecniche di anticipo o dilazione della deducibilità fiscale delle cosiddette Dta (imposte differite attive).
Le alternative esaminate dal governo includono:
- Pace fiscale selettiva: una nuova ondata di sanatorie con criteri più stringenti rispetto al passato, premiando chi versa almeno l’importo dovuto e mere agevolazioni per i contribuenti in oggettiva difficoltà.
- Revisione delle spese pubbliche: una spending review indirizzata ai ministeri e a tutti i centri di spesa, per ridurre costi improduttivi e risparmiare già dal 2026 almeno 500 milioni di euro.
- Prelievi su altre attività finanziarie: l’analisi di ipotesi come un prelievo sulle operazioni di buy-back azionario, opzione tuttavia giudicata meno efficace e potenzialmente destabilizzante per la capitalizzazione delle banche italiane.
Rispetto alle alternative,
la partecipazione degli istituti di credito offre il vantaggio di una copertura più certa e programmabile.
Quanti soldi possono arrivare dalle banche: stime ufficiali e meccanismi di calcolo
Secondo le stime, le risorse ottenibili dalle banche oscillano fra i 3,5 e i 4,5 miliardi di euro. Entrando più nel dettaglio, i parametri adottati ricalcano quelli già applicati nelle precedenti leggi di bilancio:
- Differimento delle deduzioni fiscali per svalutazioni e perdite su crediti e avviamenti, quantificato in quote costanti a partire dal periodo d’imposta 2026 e scaglionato sui successivi esercizi fino al 2030.
- Applicazione di percentuali fisse (ad esempio, l'11% o il 4,7% dei componenti negativi), con la quota di deduzione temporaneamente congelata e poi recuperata progressivamente nel tempo.
Il vantaggio per l’erario è rappresentato dalla disponibilità immediata di liquidità per finanziare spese prioritarie. Secondo la relazione tecnica allegata al disegno di legge, l’intervento sulle Dta dovrebbe garantire
circa 4 miliardi di euro per la sola annualità 2026.
Anno |
Importo stimato (mld €) |
2025 |
2,5 - 3,5 |
2026 |
4,0 - 4,5 |
Nessuna nuova imposta straordinaria viene inserita, così da evitare effetti indesiderati sul costo del denaro, sulla raccolta e sui rendimenti.
Come verranno utilizzate le risorse recuperate dalle banche nella Manovra 2026
Le risorse economiche derivanti dagli istituti bancari saranno destinate a misure di rilievo sociale e alla promozione della crescita economica stabile e inclusiva. In particolare, le somme concorreranno a finanziare i seguenti capitoli:
- Riforma Irpef: riduzione dell’aliquota intermedia per i redditi medi, intervento stimato in circa 4 miliardi di euro per allargare l’accesso ai benefici fiscali anche fino ai 60.000 euro annui di reddito.
- Detassazione delle componenti variabili del salario: flat tax sugli straordinari, lavoro festivo e notturno, ispirata all’obiettivo di aumentare il netto in busta paga e sostenere la domanda interna.
- Proroga dei bonus edilizi: conferma delle detrazioni al 50% per le ristrutturazioni della prima casa, con clausole di maggior rigore per le seconde case ed eventuali riduzioni delle aliquote nelle fasce non prioritarie.
- Misure per welfare e famiglie: ampliamento dei fringe benefit aziendali, revisione dei criteri ISEE con l’eventuale esclusione della prima casa, per rafforzare la platea dei nuclei beneficiari.
I rischi e le criticità: quali effetti possibili per i risparmiatori italiani
L’impatto di un prelievo configurato come anticipo sulle Dta è stato valutato attentamente per limitare le ricadute sui risparmiatori e sulla clientela privata. Tuttavia, alcune criticità non possono essere ignorate, soprattutto sotto il profilo della redditività bancaria e della capacità di erogazione del credito. I rischi per i risparmiatori risiedono soprattutto nella
possibilità di aumento dei costi di gestione dei propri prodotti: le banche potrebbero, infatti, aumentare quelli sui diversi prodotti, come conti correnti o altri prodotti finanziari.
Gli ulteriori effetti che potrebbero derivarne:
- Possibile riduzione della redditività: l’anticipo fiscale impatta temporaneamente sulla liquidità delle banche, limitando la disponibilità di risorse per nuovi impieghi.
- Effetti sulla politica dei dividendi: la minore disponibilità a breve termine potrebbe condizionare le distribuzioni di utili e la remunerazione del capitale, anche se i meccanismi regolatori europei richiedono il mantenimento di solidi buffer patrimoniali.
- Riflessi sui costi dei servizi bancari: esiste il rischio, seppur contenuto, che parte degli oneri venga trasferita su commissioni e condizioni applicate ai clienti, compresi i risparmiatori retail.
- Reazioni dei mercati e impatto sul rating sovrano: un intervento percepito come troppo incisivo potrebbe determinare pressioni su spread e condizioni di raccolta, con possibili riflessi sugli investimenti.