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Quale è il costo medio attuale della pausa pranzo e il ruolo dei buoni pasto tra modifiche fatte e in arrivo

di Chiara Compagnucci pubblicato il
aggiornato con informazioni attualizzate il
Il ruolo centrale dei buoni pasto

Il costo medio della pausa pranzo nel 2025 e come cambiano i buoni pasto tra novità fiscali, limiti di esenzione e modifiche in arrivo per lavoratori e aziende

La pausa pranzo rappresenta molto più di un semplice momento di ristoro: per milioni di lavoratori privi di mensa aziendale o impossibilitati a ricorrere allo smart working, il suo costo è una voce ricorrente nel bilancio quotidiano. Le differenze territoriali sono notevoli: il prezzo medio di un pasto veloce, costituito generalmente da un panino e un caffè, oscilla tra i 4,5 e i 6 euro.

L’inflazione nel settore della ristorazione, soprattutto nel Sud Italia, fa sentire i propri effetti. 

  • Nord Italia: valori medi più elevati nelle grandi città, dove per un panino e una bevanda si può arrivare a spendere circa 9 euro.
  • Centro: prezzi relativamente più contenuti, generalmente superiori agli 8 euro.
  • Sud e Isole: si riscontra una spesa leggermente inferiore, intorno ai 7,40 euro, ma con importanti oscillazioni dovute alle differenze locali.
La spesa della pausa pranzo, moltiplicata per l’intero anno lavorativo, mediamente circa 220 giorni, incide in modo significativo sul budget personale o familiare.

Buoni pasto, un supporto davvero efficace?

I buoni pasto, benefit distribuiti da oltre 150.000 aziende e accettati in più di 170.000 esercizi convenzionati, sono pensati per alleggerire i costi dell’alimentazione durante la giornata lavorativa. Negli ultimi tempi, il legislatore è intervenuto fissando un tetto massimo del 5% alle commissioni applicate dagli operatori ai commercianti: una misura volta a favorire la capillarità dell’accettazione dei ticket soprattutto da parte dei piccoli esercizi commerciali, che in passato sono stati spesso disincentivati dalle alte commissioni imposte dagli emettitori.

Sebbene sulla carta questa riforma dovrebbe favorire l’intero circuito, alcuni operatori temono che la riduzione delle commissioni provochi un calo dei margini per le società emittenti e la conseguente riduzione di servizi a valore aggiunto. Lato lavoratori, invece, il buono pasto resta ancora la soluzione più scelta rispetto ad alternative come il servizio mensa gratuito o l’accredito in busta paga, proprio per la sua flessibilità e la possibilità di utilizzarlo anche in supermercati e negozi di generi alimentari.

In base ai dati più recenti, il valore medio dei buoni pasto in Italia si attesta a circa 6,75 euro, mentre la soglia esentasse è di 8 euro per quelli elettronici e 4 euro per il formato cartaceo. Tuttavia, solo una minoranza di lavoratori copre il pasto interamente con i ticket: per il 66% dei fruitori, la copertura si aggira tra il 50% e l’80%. Quasi la metà degli utenti integra abitualmente la differenza con denaro proprio, soprattutto nei casi in cui i prezzi nelle grandi città superano il valore medio dei buoni.

  • L’89% degli utilizzatori impiega i buoni per la spesa al supermercato.
  • Il 19% li usa presso bar o tavole calde, il 16% in ristoranti od osterie.
Il sistema buoni pasto, quindi, svolge un ruolo importante nel sostenere il potere d’acquisto e la soddisfazione sui ticket rimane in media elevata, specie tra le fasce più giovani e nei contesti aziendali che propongono soluzioni digitali.

Ultime novità normative e trend per la pausa pranzo

La recente fissazione di un tetto alle commissioni sui buoni pasto rappresenta una delle principali novità normative. Queste modifiche, affiancate dalla progressiva digitalizzazione, avvantaggiano le imprese che adottano nuovi strumenti per la gestione integrata dei benefit. L’adozione di tecnologie allineate alle nuove regolamentazioni, come registratori di cassa telematici e soluzioni digitali fiscali, è considerata strategica sia per i retailer che per le aziende di emissione dei buoni pasto.

Anche la Legge di Bilancio prevede nei prossimi anni l'obbligo di interconnessione telematica dei pagamenti, fattore che influenzerà sia le attività commerciali che la rendicontazione delle spese dei lavoratori.

Le aziende possono dedurre integralmente il costo dei buoni e detrarre l’IVA; tuttavia, per i lavoratori rimane essenziale che il valore dei ticket sia adeguato all’andamento dei prezzi. In periodi di aumento dei costi alimentari, sottolineare la necessità di un aggiornamento costante dei valori dei benefit rappresenta un’opportunità da cogliere per imprese e dipendenti.

Prospettive, equilibrio tra spesa reale e welfare

Alla luce dell’attuale scenario, la pausa pranzo si conferma uno dei principali elementi di welfare aziendale, ma il confronto tra valore reale dei buoni pasto e costo effettivo del pranzo evidenzia alcune criticità. In particolare, in molte aree il ticket copre soltanto una porzione della spesa, obbligando milioni di lavoratori a integrare di tasca propria anche per soluzioni rapide come panino e caffè.

I buoni pasto restano, comunque, una leva rilevante per la tutela del potere d’acquisto, soprattutto in periodi di incertezza economica e di pressione inflazionistica. Tuttavia, la distribuzione delle risorse e il costante adeguamento dei limiti di esenzione fiscale e dei valori facciali sono aspetti da monitorare da vicino, affinché lo strumento risponda veramente alle esigenze di chi ogni giorno si trova a sostenere il costo medio della pausa pranzo.

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