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Shein, cosa nascondono i prodotti venduti a basso prezzo. Inclusi i pericoli per la salute

di Marianna Quatraro pubblicato il
Shein moda low cost

Shein offre moda a prezzi stracciati, ma a quale costo? Dietro capi economici si nascondono spesso sostanze tossiche e condizioni di lavoro discutibili. Le azioni dell’UE contro il colosso cinese

Shein è uno dei più grandi colossi del fast fashion, offrendo capi d'abbigliamento a prezzi estremamente bassi. Tuttavia, dietro questi costi ridotti si celano diverse problematiche legate alla qualità dei prodotti, alla sicurezza dei materiali utilizzati e alle condizioni in cui vengono realizzati.

Le critiche mosse contro la piattaforma non riguardano solo la durata e la composizione dei capi, ma anche la possibile presenza di sostanze chimiche pericolose nei tessuti e negli accessori venduti. Inoltre, le condizioni di lavoro all'interno delle fabbriche cinesi che realizzano questi prodotti destano forti preoccupazioni etiche e sociali.

Sostanze chimiche pericolose nei prodotti Shein

Diversi studi e analisi di laboratorio hanno evidenziato nei prodotti Shein la presenza di sostanze chimiche nocive per la salute umana e l’ambiente. Test condotti da enti indipendenti, tra cui la rivista tedesca Öko-Test, hanno riscontrato livelli elevati di composti tossici come antimonio, piombo, cadmio, ftalati e idrocarburi policiclici aromatici (IPA). Alcuni di questi elementi sono soggetti a restrizioni nell'Unione Europea poiché possono provocare danni alla pelle, problemi respiratori e, in alcuni casi, effetti cancerogeni.

Il regolamento europeo REACH (Registration, Evaluation, Authorisation and Restriction of Chemicals) vieta o limita l’uso di molte di queste sostanze nei prodotti destinati ai consumatori. Tuttavia, i controlli sui capi di abbigliamento importati da piattaforme extraeuropee come Shein risultano complessi, soprattutto per la grande quantità di spedizioni di piccolo valore che sfuggono alle verifiche doganali approfondite. Nel 2023, l’UE ha rafforzato la sorveglianza sui prodotti tessili provenienti dalla Cina, promuovendo nuove normative volte a contrastare l’arrivo di merce non conforme agli standard di sicurezza chimica.

Uno degli agenti chimici più preoccupanti individuati è la dimetilformammide, un solvente tossico utilizzato nella produzione di tessuti sintetici come l'eco-pelle e il poliuretano. L'esposizione prolungata a questa sostanza può causare danni epatici e disturbi del sistema nervoso. Altri componenti vietati, come alcuni ftalati presenti negli accessori moda, sono noti per i loro effetti negativi sul sistema endocrino.

Shein ha dichiarato di impegnarsi nella sicurezza chimica dei suoi prodotti, ma le analisi continuano a segnalare la presenza di sostanze non conformi, sollevando dubbi sull'efficacia dei controlli interni della piattaforma.

Condizioni di lavoro nelle fabbriche di Shein

Le condizioni di lavoro nelle fabbriche che producono per Shein sono oggetto di critiche da parte di diverse organizzazioni internazionali. Indagini condotte da Public Eye e dalla BBC hanno rivelato turni di lavoro estremamente lunghi, con dipendenti costretti a lavorare fino a 75 ore settimanali, ben oltre il limite di 44 ore stabilito dalla legge cinese.

In molte strutture, i lavoratori ricevono retribuzioni calcolate sulla quantità di capi realizzati, con compensi che vanno da 1 a 2 yuan per indumento. Questo sistema li obbliga a cucire centinaia di pezzi al giorno per ottenere un salario che, secondo Asia Floor Wage Alliance, risulta inferiore al minimo necessario per una vita dignitosa. 

Il ritmo di produzione richiesto impone turni che spesso iniziano alle 8:00 e terminano alle 22:00, con brevi pause per i pasti. Alcuni dipendenti hanno riferito di avere soltanto un giorno libero al mese. La pressione per mantenere elevati i volumi di produzione fa sì che molti operai lavorino in condizioni di precarietà, senza assicurazione sanitaria o altri benefìci previsti dai contratti di lavoro regolari.

Secondo testimonianze raccolte, le fabbriche situate nel distretto di Panyu a Guangzhou operano senza adeguati controlli sulle normative lavorative. La mancanza di contratti formali fa sì che i dipendenti siano esposti a licenziamenti arbitrari e privi di protezioni legali. Oltre ai salari bassi e alle lunghe ore di lavoro, vengono segnalate condizioni lavorative difficili, con scarsa illuminazione e ventilazione insufficiente, che mettono a rischio la salute dei lavoratori.

Azioni dell'Unione Europea contro l'e-commerce cinese

L'Unione Europea ha avviato un'azione coordinata contro Shein e altre piattaforme di e-commerce cinesi per verificare la conformità delle loro pratiche commerciali alle leggi europee sui diritti dei consumatori. Il commissario europeo Michael McGrath ha sottolineato che l'obiettivo è contrastare pratiche sleali e fuorvianti, simili a quelle già contestate a Temu.

Uno dei principali interventi riguarda la revisione delle norme doganali per i beni di piccolo valore. Attualmente, numerosi prodotti venduti da piattaforme extraeuropee evitano controlli rigorosi usufruendo di esenzioni sui dazi doganali per spedizioni sotto i 150 euro. La Commissione Europea ha proposto di eliminare questa esenzione per garantire che tutte le merci rispettino gli standard di sicurezza.

Un’altra problematica evidenziata riguarda l'ingresso nell’UE di prodotti pericolosi o non conformi. Le autorità doganali bloccano in continuazione milioni di articoli contraffatti e un numero crescente di merci non conformi agli standard di sicurezza europei. L’enorme volume di piccoli pacchi spediti da Shein e simili, circa 12 milioni al giorno, rende i controlli decisamente complessi.

Bruxelles chiede inoltre una maggiore trasparenza sulle etichette dei prodotti. Spesso i siti e-commerce cinesi non forniscono informazioni chiare su composizione, sicurezza e provenienza dei beni, rendendo difficile per il consumatore fare scelte consapevoli.

Tra le misure in discussione vi è l'introduzione di una commissione di gestione per coprire i costi di verifica e ispezione dei prodotti importati. L’obiettivo è disincentivare le pratiche di concorrenza sleale e proteggere i venditori europei, che devono rispettare regolamenti più stringenti.

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