Il mercato immobiliare italiano mostra un netto divario tra le valutazioni delle banche e il prezzo reale delle compravendite: l80% delle abitazioni viene venduto a valori inferiori. Le dinamiche storiche, le cause economiche.
L'analisi aggiornata del mercato immobiliare mette in luce la complessità della valutazione dei prezzi reali delle abitazioni nel contesto nazionale. In uno scenario caratterizzato da accelerazioni e contrazioni cicliche, emerge una distonia tra le stime di istituti finanziari e i valori effettivamente riscontrati nelle transazioni. Un dato recente proveniente dall'Osservatorio di Qualis Credit Risk relativo al periodo 2023-2025 mostra come il 74% degli immobili acquistati con finanziamento ipotecario ad alto rapporto tra importo del mutuo e valore stimato sia stato venduto a un prezzo inferiore rispetto alla stima iniziale della banca.
Questo scenario riflette chiaramente il disallineamento fra le valutazioni teoriche e le condizioni di mercato effettive, contribuendo a un raffreddamento delle aspettative sia da parte dei venditori che degli acquirenti. In particolare, la tendenza generale alla crescita dei valori nominali è mitigata da elementi come l'inflazione, l'innalzamento dei tassi di interesse e fattori demografici che impattano sia sulla domanda che sulla capacità di accesso al credito. I dati di compravendita e le elaborazioni provenienti da fonti ufficiali certificano il ritorno a una dimensione "reale" del prezzo della casa, superando la narrativa di incessante rivalutazione che ha caratterizzato lunghi periodi del passato.
Negli ultimi decenni, il settore immobiliare italiano ha attraversato fasi alterne. A partire dagli anni Novanta, si osserva una crescita costante dei valori fino ai primi segnali di rallentamento manifestatisi con la crisi finanziaria del 2008. Da allora, il mercato ha subito un progressivo ridimensionamento, segnato nella prima metà degli anni Dieci da una continua contrazione dei prezzi. Tra 2010 e 2024, la contrazione reale dei valori si è attestata intorno al -27% considerando l'impatto dell'inflazione, secondo fonti ufficiali.
Il 2024 ha registrato una timida ripresa, con un incremento medio dei prezzi reali delle abitazioni del 3%, superiore alla media delle altre economie avanzate ma ancora insufficiente a colmare il gap rispetto ai livelli pre-crisi. Le principali città metropolitane, come Milano e Bologna, hanno fatto segnare aumenti superiori alla media nazionale (+49% e +33% nell'ultimo decennio), mentre nelle aree periferiche e nei capoluoghi del Sud le performance restano negative o stagnanti.
Parallelamente, il mercato delle nuove costruzioni si distingue per una maggior tenuta e una crescita più marcata dei valori rispetto agli immobili esistenti, in virtù di una domanda sempre più orientata a soluzioni efficienti dal punto di vista energetico ed abitativo. Tuttavia, la debolezza della crescita demografica e l'elevato ricambio generazionale suggeriscono una prospettiva strutturalmente più contenuta per il futuro.
Il gap tra le valutazioni degli istituti di credito e i prezzi effettivi di scambio rappresenta un nodo centrale dell'attuale scenario immobiliare. La valutazione bancaria di un immobile per la concessione di un mutuo segue criteri prudenziali e modelli standardizzati, che spesso non riflettono con precisione le condizioni effettive del mercato in una determinata zona o periodo.
Da recenti rilevazioni emerge come il 74% degli immobili oggetto di mutui con rapporto elevato tra importo finanziato e valore stimato siano stati acquistati a valori inferiori rispetto all'indicazione fornita dalla banca, talvolta con scarti significativi compresi tra il 5% e oltre il 10%. Questo fenomeno deriva da una molteplicità di cause:
Secondo dati consolidati, regioni come Lombardia, Lazio e Trentino-Alto Adige segnano le performance più elevate, mentre Calabria, Sicilia e Molise si collocano nelle fasce inferiori di prezzo. La seguente tabella sintetizza le medie regionali al 2025:
Regione |
Prezzo medio €/mq |
Lombardia |
2.558 |
Liguria |
2.664 |
Trentino-Alto Adige |
3.488 |
Calabria |
949 |
Sicilia |
1.158 |
Queste differenze riflettono, oltre che il grado di urbanizzazione, la diversa concentrazione di investimenti, la composizione della popolazione residente e la presenza di servizi infrastrutturali avanzati. Resta inoltre marcato il divario tra immobili nuovi, più cari e richiesti, e patrimonio esistente, spesso svalutato laddove la domanda è più debole.