L'impatto economico di una frizione, di un ammortizzatore o di un kit cinghia distribuzione può essere molto più pesante di quanto si immagini.
L'attenzione verso il costo dei ricambi è diventata centrale tanto quanto quella per i consumi o per il prezzo di listino. Complici l'aumento dei costi delle materie prime, la crisi nella logistica globale e l'inflazione energetica che ha inciso anche sull'industria della componentistica, i ricambi originali e aftermarket hanno subito rincari.
Alcune auto riescono a contenere meglio queste voci di spesa. Questo accade per una serie di motivi combinati: larga diffusione del modello, meccanica semplice, catena di approvvigionamento efficiente, presenza di compatibilità con componenti di altri veicoli o di ricambi generici ampiamente disponibili sul mercato. In quest'ottica, modelli come Dacia Sandero, Fiat Panda e Citroen C3 sono una scelta risparmiare, non solo all'acquisto ma anche nella gestione pluriennale. L'impatto economico di una frizione, di un ammortizzatore o di un kit cinghia distribuzione può essere molto più pesante di quanto si immagini nel bilancio familiare annuo, ed è qui che i modelli furbi fanno la differenza.
Fiat Panda, grazie alla produzione italiana e alla longevità della sua meccanica, offre una disponibilità pressoché infinita di ricambi originali, compatibili e rigenerati. La semplicità dei motori Fire 1.0 e 1.2, e dei nuovi mild hybrid, fa sì che anche interventi complessi come la sostituzione della frizione raramente superino i 400 euro, in officina indipendente.
Citroen C3, pur dotata di maggiore tecnologia e comfort rispetto alle due precedenti, mantiene costi contenuti soprattutto per i tagliandi, dato che condivide moltissime componenti con Peugeot 208 e Opel Corsa. Anche i ricambi elettrici ed elettronici sono ampiamente reperibili nel circuito dei fornitori multimarca, con una rete Stellantis capillare che riduce drasticamente tempi di attesa e costi al dettaglio.
Tra le sorprese del 2025 ci sono modelli meno diffusi ma altrettanto competitivi in termini di ricambi, come Mitsubishi Space Star e Mahindra KUV100. La city car giapponese, grazie alla sua meccanica tradizionale e poco sofisticata, si avvantaggia di una manutenzione semplice e diretta. Anche i componenti più soggetti a usura presentano costi molto contenuti, con manodopera eseguibile da qualunque officina.
Il modello risulta apprezzato soprattutto da neopatentati e famiglie che usano la vettura per spostamenti brevi ma quotidiani, dove la costanza degli interventi è fondamentale. Mahindra KUV100, nonostante la minore diffusione, si è affermata come suv compatto con un interessante rapporto tra prezzo di acquisto e costo ricambi. La presenza di accordi diretti con fornitori europei, e il focus su una meccanica semplice e robusta, garantiscono una manutenzione dal costo basso. Per esempio, il kit distribuzione completo ha un costo medio inferiore del 20% rispetto a suv europei di pari segmento. Anche l'elettronica, semplificata rispetto ai competitor, consente una sostituzione agevole di moduli e sensori, senza l'obbligo di ricorrere a officine ufficiali.