Quante visite fiscali pu ricevere un lavoratore in malattia? Esiste un numero massimo e quali sono i limiti previsti dalla legge per i controlli dellINPS, per dipendenti pubblici e privati
Le visite fiscali rappresentano un meccanismo per garantire il corretto utilizzo delle assenze per malattia da parte dei lavoratori dipendenti, sia nel settore pubblico che privato. Gestite principalmente dall’INPS, queste verifiche mirano ad accertare lo stato di salute del lavoratore durante il periodo di malattia, prevenendo eventuali abusi e garantendo il rispetto degli obblighi previsti dalla legge.
La visita fiscale è uno strumento di controllo medico, condotto da un medico fiscale incaricato dall’INPS o dal datore di lavoro, per verificare lo stato di malattia del lavoratore assente. Tale procedura ha l’obiettivo di accertare la corrispondenza tra quanto dichiarato nel certificato telematico di malattia e le effettive condizioni fisiche del lavoratore, oltre a prevenire fenomeni di assenteismo ingiustificato.
La procedura inizia con la richiesta della visita, che può essere inoltrata dal datore di lavoro sin dal primo giorno di assenza o, in alternativa, disposta autonomamente dall’INPS, anche in modo sistematico e su base campionaria. Il lavoratore deve garantire la propria reperibilità presso il domicilio comunicato durante le fasce orarie previste dalla normativa, ovvero dalle 10:00 alle 12:00 e dalle 17:00 alle 19:00, inclusi i giorni festivi e non lavorativi.
In caso di assenza ingiustificata durante la visita, viene redatto un verbale e il lavoratore è invitato a presentarsi presso gli ambulatori dell’INPS in una data prestabilita per un secondo controllo. Qualora non vengano fornite giustificazioni valide, il lavoratore rischia la perdita dell’indennità di malattia per i giorni contestati e può essere soggetto a sanzioni disciplinari.
È fondamentale che il lavoratore aggiorni tempestivamente l’indirizzo di reperibilità in caso di trasferimento temporaneo. Tale modifica può essere comunicata sia al medico curante, che aggiornerà il certificato telematico, sia tramite gli appositi servizi messi a disposizione dall’INPS sul portale ufficiale.
Il controllo è reso obbligatorio in alcune circostanze specifiche, come quando l’assenza si verifica a ridosso di giornate non lavorative, ed è consentito anche in modalità ripetitiva, senza limiti sul numero massimo di visite fiscali.
Le assenze giustificate durante le fasce di reperibilità sono disciplinate in maniera rigorosa per evitare abusi, ma anche per tutelare i lavoratori che si trovano in situazioni di oggettiva impossibilità a rispettare tali orari. Tra i motivi validi per un'assenza figurano visite mediche indifferibili o trattamenti sanitari collegati alla malattia certificata.
Alcuni esempi riconosciuti includono:
Al di fuori di motivi di salute, altre giustificazioni possono includere situazioni straordinarie, come recarsi presso autorità giudiziarie o emergenze che richiedano l'intervento presso pubblici uffici. Anche in questi casi, il lavoratore deve poter fornire adeguata documentazione che confermi l’indifferibilità dell’assenza.
Non è giustificata invece l’assenza per motivi ordinari, come commissioni personali o appuntamenti non urgenti. In caso di variazioni temporanee del domicilio per eseguire i trattamenti sanitari o per altre necessità straordinarie, è richiesto che il lavoratore comunichi tempestivamente le informazioni all’INPS e al datore di lavoro, rispettando le modalità previste dalla normativa.
Quando un lavoratore risulta assente durante una visita fiscale, viene compilato un verbale di mancata presenza dal medico fiscale incaricato. Questo documento, che certifica l’assenza del lavoratore nel domicilio indicato, è inviato sia all’INPS che al datore di lavoro, avviando una specifica procedura di verifica. Il lavoratore assente ha a disposizione 15 giorni di tempo per giustificare l’assenza presentando idonea documentazione che attesti un motivo valido. In caso di mancata giustificazione o se la documentazione non risulta adeguata, possono essere applicate delle sanzioni, che variano a seconda della gravità della situazione. Queste includono la sospensione dell’indennità di malattia per i giorni contestati e, nei casi più seri, l’avvio di procedimenti disciplinari da parte del datore di lavoro
Non esiste un limite massimo al numero di visite fiscali che un lavoratore può ricevere durante un periodo di malattia. L’INPS, titolare esclusivo della gestione delle visite mediche di controllo, ha piena facoltà di disporle in maniera ripetitiva e sistematica su tutto il periodo di assenza dal lavoro. Le visite possono essere richieste direttamente dal datore di lavoro, oppure essere decise d’ufficio dall’Istituto, con controlli a campione o mirati secondo specifiche esigenze.
Le pubbliche amministrazioni possono definire controlli ripetuti sulle assenze per malattia, valutando anche l’impatto economico delle visite sul datore di lavoro. Questo significa che nei settori pubblici è comune l’invio di più visite fiscali durante uno stesso periodo di malattia, specialmente nei casi che ricadono in giorni immediatamente precedenti o successivi a festività o giorni non lavorativi. L’obiettivo è sempre contrastare comportamenti che potrebbero essere riconducibili ad assenteismo ingiustificato.
L’Istituto può effettuare verifiche a intervalli casuali durante le fasce di reperibilità, senza alcun limite predefinito; inoltre, possono essere calendarizzate più visite anche in giorni consecutivi. Questo approccio permette una valutazione costante dello stato di salute e contrasta eventuali irregolarità nella certificazione medica.