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Quanti soldi gli italiani hanno in media nel 2025 su conti correnti, Btp, polizze e altri investimenti

di Chiara Compagnucci pubblicato il
Quanti soldi gli italiani hanno

La componente più visibile di questa dinamica riguarda i depositi bancari e i conti correnti, parte cospicua del patrimonio finanziario delle famiglie.

Gli italiani si confermano grandi risparmiatori, ma la fotografia offerta dalla Relazione annuale della Banca d'Italia pubblicata nel giugno 2025 restituisce un'immagine ambivalente: una ricchezza finanziaria aggregata in costante crescita, ma accompagnata da un aumento delle disuguaglianze, da una diffusa incertezza economica e da un rischio tangibile di immobilismo sociale.

A fine 2024, il patrimonio netto delle famiglie italiane ha toccato quota 11.700 miliardi di euro, un valore che corrisponde a 8,3 volte il reddito disponibile, in linea con l'anno precedente ma ancora tra i livelli più elevati del mondo occidentale. Dietro questo dato macro si nasconde un divario strutturale sempre più marcato tra chi riesce a investire e chi accumula liquidità per paura del futuro.

  • Conti correnti e liquidità, la difesa dalla paura
  • Il ritorno dei titoli di Stato e la rivoluzione del risparmio
  • Fondi, azioni e polizze: chi investe e chi resta fuori

Conti correnti e liquidità, la difesa dalla paura

La componente più visibile di questa dinamica riguarda i depositi bancari e i conti correnti, parte cospicua del patrimonio finanziario delle famiglie. Secondo le ultime stime di Via Nazionale, la liquidità detenuta dalle famiglie sotto forma di denaro parcheggiato su conti a vista o a breve termine ammonta oggi a oltre 1.600 miliardi di euro, una cifra che ha toccato nuovi record rispetto al periodo pre-pandemico.

Questo comportamento non è un'anomalia passeggera, ma il riflesso di una propensione al risparmio strutturale, tornata nel 2024 al 9% del reddito lordo disponibile, in netta ripresa rispetto all'8,2% del 2023 e ben al di sopra dei livelli medi del decennio precedente. Le ragioni di questo fenomeno vanno cercate nella percezione di instabilità economica, nell'aumento delle aspettative di disoccupazione, soprattutto tra i nuclei a basso reddito, e nella volontà di accumulare un cuscinetto precauzionale in vista di eventuali peggioramenti futuri. In parallelo, la crescita dei consumi è rimasta piatta, con un aumento limitato allo 0,4% nel 2024, prova della cautela estrema che guida le scelte delle famiglie italiane, anche quando dispongono di mezzi per spendere.

Il ritorno dei titoli di Stato e la rivoluzione del risparmio

A partire dall'estate 2022, quando la Banca Centrale Europea ha avviato una stretta monetaria per contrastare l'inflazione, si è verificata una profonda trasformazione nei comportamenti di investimento. Dopo oltre un decennio dominato da tassi prossimi allo zero e da una fuga verso il risparmio gestito, gli italiani hanno iniziato a rivalutare i titoli obbligazionari, in particolare i Btp. A fine 2024, gli investimenti diretti in titoli di Stato hanno superato i 300 miliardi di euro, segnando un'inversione netta rispetto al trend che dal 2010 al 2021 aveva visto il crollo della loro quota nel portafoglio complessivo delle famiglie (dal 19,3% al 4,3%).

L'offerta di prodotti come Btp Valore e Btp Italia, destinati ai piccoli risparmiatori, ha attratto una nuova ondata di sottoscrizioni grazie a rendimenti considerati competitivi e a una rinnovata fiducia verso lo Stato come emittente. Questa ristrutturazione dei portafogli, favorita dai tassi reali positivi, ha provocato una parziale uscita dai fondi comuni e dai prodotti assicurativi, in favore di strumenti a reddito fisso percepiti come più sicuri e comprensibili.

Fondi, azioni e polizze: chi investe e chi resta fuori

Nonostante l'aumento della ricchezza, la distribuzione degli strumenti finanziari resta squilibrata. Le attività finanziarie delle famiglie italiane, valutate nel complesso 6.030 miliardi di euro, sono cresciute del 4,3% nel solo 2024. Ma la presenza nei portafogli di strumenti più evoluti continua a essere legata in modo proporzionale al reddito disponibile e alla ricchezza già accumulata. In altri termini, solo una minoranza riesce a diversificare, mentre la maggioranza concentra i propri risparmi in forme di investimento conservative.

Le polizze assicurative e i fondi pensione, che nel 2024 hanno raggiunto un valore superiore ai 1.100 miliardi, si confermano appannaggio soprattutto dei lavoratori stabili e dei nuclei ad alta capacità contributiva. L'effetto di questa dinamica è duplice: da una parte, aumenta la finanziarizzazione dei patrimoni privati; dall'altra, cresce il rischio di disuguaglianza finanziaria perché i benefici derivanti dalla crescita dei mercati sono destinati a chi può permettersi di rischiare e a chi possiede le competenze per farlo.

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