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Quanti soldi hanno perso i lavoratori metalmeccanici per i tanti scioperi per rinnovo CCNL? E ne vale la pena?

di Marianna Quatraro pubblicato il
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Quanto costa ai lavoratori aderire agli scioperi e quanto conviene davvero: ecco cosa sta accadendo ai metalmeccanici ancora senza rinnovo contrattuale ufficiale

Quanti soldi hanno perso i lavoratori metalmeccanici per i tanti scioperi fatti? I lavoratori del settore metalmeccanico continuano a scioperare. L’obiettivo è chiudere la trattativa di rinnovo del contratto 2022-2024 con l’approvazione delle richieste fatte.

Al momento, però, è rottura tra i sindacati e la parti datoriali che non riescono ancora, dopo mesi di discussioni, a trovare una intesa. Le posizioni sono ancora molto distanti e le prospettive non appaiono di certo rosee. E si continuano ad annunciare scioperi. 

  • Quanti soldi perdono i metalmeccanici per gli scioperi
  • Conviene davvero aderire?  

Quanti soldi perdono i metalmeccanici per gli scioperi

I metalmeccanici hanno perso, e continuano a perdere, centinaia di euro di stipendio a causa dei tanti scioperi fatti e anche già annunciati.

Le decurtazioni retributive sono previste dalla normativa vigente. Seppur, infatti, lo sciopero è un diritto dei lavoratori sancito anche dalla Costituzione, chi vi aderisce non percepisce la retribuzione per le ore di astensione dal lavoro.

In caso di sciopero dei dipendenti per una intera giornata, la trattenuta in busta paga è pari all'importo previsto per una giornata di retribuzione, indipendentemente dal numero di ore di astensione dal lavoro.

Se, dunque, un metalmeccanico prende 80 euro al giorno, per tre giornate intere di sciopero fatto, ha, per esempio, perso 240 euro. Avendo partecipato a ulteriori scioperi, ha perso anche di più.

Conviene davvero aderire?  

Generalmente aderire ad uno sciopero sindacale conviene se si vogliono raggiungere obiettivi comuni e in cui si crede fermamente. 

Nel caso specifico dei metalmeccanici, potremmo dire che è convenuto perché comunque qualche risultato positivo lo hanno ottenuto, come l’aumento del costo medio orario del lavoro per il personale dipendente dalle imprese che operano nel settore industria metalmeccanica e installazione di impianti, deciso lo scorso novembre, ma anche la nuova recente apertura da parte delle associazioni datoriali a definire insieme soluzioni condivise compatibili con le condizioni di tutte le imprese e capaci di garantire un impatto positivo sulla produttività e sulla competitività delle stesse.

Certo, al momento è tutto decisamente molto teorico. Mancano, infatti, gli accordi sui punti rilevanti, dagli aumenti richiesti dai sindacati di 280 euro lordi mensili, considerati invece dalla parte datoriale inammissibili, alla riduzione dell’orario lavorativo, a nuove misure per la conciliazione dei tempi di vita-lavoro.


 

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