Negli ultimi anni il costo della spesa alimentare è cresciuto notevolmente in Italia: l'aumento coinvolge prodotti fondamentali, con approfondimenti sui fattori scatenanti, l'impatto sulle famiglie, il confronto europeo e le possibili soluzioni.
Negli ultimi anni, i consumatori italiani hanno assistito a un incremento evidente e costante del costo dei generi alimentari. Registri e scontrini del supermercato raccontano una verità che i dati confermano: mangiare oggi pesa in modo crescente sui bilanci familiari. Secondo le più recenti rilevazioni dell’Istat, dal 2021 i beni alimentari sono aumentati di quasi il 25% sul territorio nazionale. Una cifra che lascia poco spazio all’interpretazione e che testimonia una pressione senza precedenti sui portafogli delle famiglie, specialmente quelle con redditi medi o bassi. Tutti dati e tendenze confermate da due diversi studi e ricerche ovvero dal rapporto dell'Unione Nazionale dei Consumatori e dell'Istat
L’analisi storica dei prezzi evidenzia come la crescita dei costi dei prodotti alimentari abbia assunto un ritmo più che sostenuto a partire dalla metà del 2021. Confrontando i dati del 2019 con quelli più recenti, la crescita complessiva sfiora il +30%. L’inflazione generale durante lo stesso periodo si è mantenuta attorno al +17%, ampliando il divario tra beni comuni e beni alimentari, e accentuando la percezione di una "stangata" sulla spesa alimentare.
L’impatto di questi aumenti si avverte maggiormente tra le famiglie con risorse limitate, che allocano quote più rilevanti della loro spesa al cibo. In Italia, il peso della spesa alimentare sul totale dei consumi supera il 16%. Il rincaro degli alimentari ha innescato nuovi comportamenti d’acquisto: molte famiglie si sono rivolte ai discount, cercando alternative e offerte anche per beni essenziali.
Le indagini dell’Unione nazionale consumatori e i dati Istat concordano nel fotografare la situazione: diversi prodotti indispensabili sono tra quelli con le maggiori variazioni di prezzo, sia rispetto all’anno scorso sia nel confronto quadriennale. Nel periodo tra ottobre 2024 e ottobre 2025, le maggiori variazioni di prezzo riguardano:
Il presidente dell’organizzazione mette in evidenza un altro aspetto: "Andare a fare la spesa è diventato un privilegio per pochi", con l’impoverimento del ceto medio e la crescita delle difficoltà per le famiglie numerose. Il costo aggiuntivo annuo per una coppia con due figli, solo per alimenti e bevande analcoliche, viene calcolato in circa 250 euro. La situazione è stata aggravata dalla stagnazione di stipendi e pensioni, incapaci di tenere il passo rispetto alla corsa dei prezzi.
La complessità degli aumenti risiede in una combinazione di fattori internazionali e dinamiche interne. Le statistiche ufficiali indicano che la miccia del rincaro si è accesa nella seconda metà del 2021, con la ripresa post-pandemica. Nel 2022, la situazione globale è stata ulteriormente compromessa dal conflitto tra Russia e Ucraina, che ha fatto schizzare i prezzi di energia, materie prime agricole e fertilizzanti.
Secondo gli analisti, le dinamiche speculative hanno inoltre contribuito a mantenere alto il livello dei prezzi, anche dopo le prime fasi acute della crisi. Sebbene la fase espansiva dei rincari sembri rallentare, le tensioni permangono: la decelerazione in atto non significa una diminuzione reale dei costi, ma solo un’inversione della tendenza rispetto ai picchi recenti.
L’aumento dei prezzi alimentari si traduce in un peggioramento netto del potere d’acquisto e una trasformazione dei comportamenti d’acquisto. Secondo le associazioni dei consumatori, una famiglia su tre ha dovuto ridurre la spesa per alimenti e bevande nell’ultimo anno; la spesa alimentare continua a pesare su circa il 16-20% dei consumi familiari totali.
L’incremento dei prezzi degli alimentari osservato in Italia si colloca appena al di sotto della media UE, secondo i dati della BCE e dell’Istat. Dal 2019 al 2025, la variazione nazionale si aggira attorno al +28/30%, mentre nella zona euro il balzo medio è stato del 29% e nell’UE a 27 del 32,3%. Tra i Paesi leader:
A fronte di un quadro così complesso, le risposte delle istituzioni puntano in più direzioni. Tra le proposte discusse negli ultimi mesi: misure di sostegno ai redditi, contenimento dei costi energetici e incentivi alla filiera agricola. Varie associazioni di consumatori chiedono anche una revisione della normativa sulle vendite sottocosto, per favorire maggiore concorrenza tra i distributori e abbattere i prezzi per i consumatori finali.
Le recenti iniziative, come la promozione del cosiddetto “carrello tricolore” e l’estensione temporanea dei "bonus spesa", si sono rivelate utili ma non definitive. Le associazioni agricole e le rappresentanze della filiera richiedono interventi strutturali, tra cui: