Negli ultimi anni, il carovita legato ai beni alimentari è diventato tema di grande attualità in Italia. Secondo i più recenti aggiornamenti dell’Istat, la crescita dei prezzi dei prodotti alimentari ha superato ogni precedente storico dal 2012 al 2025, colpendo in modo trasversale tutte le fasce di popolazione. Fare la spesa per la tavola familiare comporta oggi un impegno economico decisamente più oneroso rispetto al passato, in un contesto segnato da dinamiche inflattive che superano di gran lunga quelle generali. La domanda di beni alimentari, considerata in economia «rigida» perché difficilmente comprimibile, ha subito una pressione senza precedenti, con impatti significativi sul potere d’acquisto e sulle abitudini di consumo degli italiani.
Aumenti record dei prezzi alimentari 2021-2025: i numeri dell’Istat
L’analisi pubblicata dall’Istat nella nota di novembre sottolinea una crescita eccezionale dei prezzi alimentari nel periodo compreso tra ottobre 2021 e ottobre 2025. L’incremento complessivo è stato del 24,9%, superando di circa 8 punti percentuali il tasso medio dell’inflazione generale, che nello stesso intervallo si è attestato al 17,3%. Dal report emerge che il ritmo di crescita è stato particolarmente sostenuto tra il 2022 e il 2023, a seguito dei forti aumenti energetici che hanno coinvolto l’intera filiera agroalimentare.
- I prodotti freschi o non lavorati hanno segnato una variazione positiva del 26,2%,
- quelli lavorati hanno raggiunto il 24,3%.
A settembre 2025, secondo l’Istituto, il solo comparto del cibo ha toccato un aumento del
26,8% rispetto all’inizio del periodo considerato. Le tendenze degli ultimi anni mettono in luce come la dinamica inflattiva non abbia risparmiato alcun segmento della spesa alimentare, lasciando le famiglie costrette a sempre maggiori sacrifici. Questo andamento rappresenta un record assoluto dal 2012, periodo dal quale non si ravvisavano variazioni così marcate sulla spesa per alimenti in Italia.
Le categorie di prodotti più colpite dai rincari: verdura, latte, uova, cereali e altri
Una parte significativa della pressione inflazionistica si è riversata su alcuni comparti specifici. I dati Istat evidenziano il dettaglio degli aumenti più pronunciati per categoria:
| Categoria |
Variazione % 2021-2025 |
| Prodotti vegetali (frutta, verdura, ortaggi) |
+32,7% |
| Latte, formaggi, uova |
+28,1% |
| Pane e cereali |
+25,5% |
L’aumento dei prezzi ha riguardato anche carne, pesce, burro e altri generi di prima necessità. Ecco alcuni esempi tratti dalle elaborazioni ufficiali:
- Cacao e cioccolato in polvere: +21,8%
- Caffè: +21,1%
- Carne bovina: +7,9%
- Uova: +7,2%
- Burro: +6,7%
- Riso: +4,6%
- Gelati: +2,6%
La crescita dei prezzi ha interessato sia i prodotti freschi sia quelli trasformati, con una tendenza diffusa a preferire articoli a marchio del distributore e opzioni «low cost». La differenza nei rincari tra beni freschi e lavorati è un indice dell’impatto che i diversi stadi della produzione e distribuzione hanno avuto sulla spesa finale. Il cibo, come componente principale delle spese obbligate, risulta sempre più oneroso per tutte le famiglie italiane.
Le cause dei rincari: dalla crisi energetica alle tensioni internazionali
L’eccezionale dinamica di crescita dei prezzi alimentari è da attribuire a una molteplicità di fattori, prevalentemente esterni, che hanno agito su scala globale. Secondo l’Istat, la principale causa è stata lo shock energetico esploso tra il 2022 e il 2023: l’aumento dei prezzi delle fonti di energia ha colpito duramente soprattutto la produzione agricola e la trasformazione alimentare, entrambi settori ad alta intensità energetica.
- Crescita dei costi di produzione: L’incremento delle tariffe energetiche si è riflesso immediatamente sulle spese per fertilizzanti, trasporti e conservazione degli alimenti.
- Pressioni inflattive sulle materie prime: Le tensioni internazionali dopo la guerra in Ucraina hanno causato un rincaro di cereali, oli vegetali e altri prodotti essenziali, complicando ulteriormente l’approvvigionamento globale.
- Recupero dei margini di profitto: In alcuni comparti la risalita dei prezzi è stata alimentata anche dal tentativo delle imprese agricole e di trasformazione di recuperare margini ridotti negli anni precedenti.
L’Istat indica inoltre che, nonostante la recente attenuazione dell’inflazione, i listini alimentari non sono rientrati su livelli pre-crisi, segno di una persistenza delle dinamiche che alimentano il rincaro della spesa alimentare nella quotidianità degli italiani.
L’impatto sulle famiglie italiane: chi paga di più e come cambiano le spese
La spinta dei prezzi dei beni alimentari ha avuto un impatto marcato, soprattutto sulle famiglie con reddito più basso. L’Istat pone in rilievo come i nuclei meno abbienti destinano una quota maggiore del proprio budget per l’acquisto di alimentari, subendo così in misura più che proporzionale le variazioni inflazionistiche rispetto alle famiglie più ricche.
- Il solo comparto del cibo rappresenta il 16,6% della spesa media familiare nel 2025.
- Una coppia con due figli spende in media 250 euro in più all’anno rispetto al 2021 per mangiare e bere.
- Per una coppia con un figlio, il rincaro ammonta a 219 euro annui; per una famiglia media, 173 euro.
Le conseguenze sono evidenti anche nelle abitudini d’acquisto: secondo gli ultimi studi, una famiglia italiana su tre ha ridotto i volumi della spesa alimentare. Il dato Istat segna un calo dell’
8,8% in volume delle vendite alimentari nello stesso periodo considerato dall’aumento dei prezzi. La ricerca di offerte, il ricorso alle marche private e la riduzione degli sprechi sono diventate strategie basilari per fronteggiare la crisi. Tuttavia, l’incremento delle spese obbligate limita le possibilità di risparmio e incide sul potere d’acquisto quotidiano di milioni di cittadini.
I confronti con l’Europa: Italia rispetto agli altri Paesi UE
L’incremento dei listini alimentari in Italia si inserisce in una tendenza europea, ma con intensità differenziate a seconda del Paese. Nel periodo tra ottobre 2021 e ottobre 2025, la media dei rincari alimentari nell’area euro è stata del 29%, mentre nell’UE27 ha raggiunto il 32,3%. Alcuni Stati membri hanno visto crescite ancor più accentuate:
| Paese |
Aumento prezzi alimentari (%) |
| Germania |
+32,8 |
| Spagna |
+29,5 |
| Francia |
+23,9 |
| Italia |
+24,9 |
Il confronto europeo mostra quindi come la dinamica dei prezzi alimentari sia una questione diffusa, sebbene in Italia il fenomeno si sia manifestato con particolare intensità soprattutto per effetto della crisi energetica. L’impatto sul potere d’acquisto dei cittadini italiani risulta tra i più rilevanti rispetto alla media UE.
Strategie e consigli pratici per risparmiare sulla spesa alimentare
Alla luce dell’ascesa dei rincari spese alimentari record dal 2021 secondo Istat, numerose famiglie si sono viste costrette a modificare il proprio approccio agli acquisti quotidiani. Diverse strategie permettono di attenuare almeno in parte la pressione sul budget familiare:
- Ricerca delle offerte e promozioni : Approfittare di sconti settimanali e carte fedeltà nei supermercati.
- Preferenza per prodotti a marchio del distributore: Questi spesso garantiscono un buon rapporto qualità-prezzo senza incidere sulla qualità nutrizionale.
- Riduzione dello spreco alimentare: Programmare gli acquisti e conservare in modo corretto permette di non buttare via cibo ancora buono.
- Sostituzione di prodotti costosi: Optare per tagli di carne o tipologie di pesce più economici, o scegliere verdure di stagione.
- Acquisto in filiera corta: Mercati contadini e gruppi di acquisto solidale possono risultare più convenienti e aiutare l’economia locale.
I cambiamenti nelle abitudini di consumo sono oggi una risposta pressoché obbligata a una congiuntura economica che, secondo le più recenti analisi, continuerà a incidere sulla spesa alimentare anche nei prossimi mesi. Il report Istat rimane un riferimento indiscutibile per leggere e interpretare queste dinamiche, offrendo dati solidi su cui basare decisioni e politiche future.
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