Cosa prevede il requisito del referendum sul lavoro 205 sul reintegro per licenziamento illegittimo e le conseguenze della vittoria del sì o del no
Cosa potrebbe cambiare per il reintegro dei lavoratori nei casi di licenziamento illegittimo con il Referendum sul Lavoro 2025? Domenica 8 e lunedì 9 giugno 2025 gli italiani sono chiamati a esprimersi su cinque referendum abrogativi, di quattro riguardano il lavoro e uno la cittadinanza.
I quattro quesiti sul lavoro chiedono l’abrogazione di un punto del Jobs Act che riguarda i licenziamenti; l’abrogazione dei limiti ai risarcimenti per eliminare il tetto massimo, fissato attualmente a 6 mensilità di stipendio; l’abrogazione delle norme sui contratti di lavoro subordinato a termine relativamente alla durata massima e alle condizioni per proroghe e rinnovi con la reintroduzione delle causali; e l'abrogazione dell'esclusione della responsabilità solidale del committente, dell’appaltatore e del subappaltatore per infortuni subiti dal lavoratore dipendente di impresa appaltatrice o subappaltatrice. Ci occupiamo di seguito di analizzare l’importanza del primo quesito.
L’obiettivo del voto è ripristinare l’obbligo di reintegro del lavoratore nel suo posto di lavoro in tutti i casi di licenziamento illegittimo, com’ era previsto fino al 2015, ed eliminare le disparità di trattamento tra i lavoratori assunti prima e dopo il 7 marzo 2015 in caso di licenziamento illegittimo.
Oggi, infatti, chi è stato assunto prima di questa data può essere reintegrato, mentre chi è stato assunto dopo non può essere reintegrato e ha diritto solo a un indennizzo.
Più volte la misura è stata considerata, da diverse sentenze della Corte Costituzionale e della Corte di Cassazione, incostituzionale e di non applicabilità, ma è sempre rimasta in vigore finora.
In base alla disciplina attualmente vigente, la reintegrazione vale solo nei seguenti casi:
Se, al contrario, vince il sì, si aboliscono le norme vigenti che hanno eliminato per le lavoratrici e i lavoratori con più di 15 dipendenti, assunti dopo il 7 marzo 2015, la possibilità di essere reintegrati nel proprio posto di lavoro quando hanno subito un licenziamento illegittimo, sono stati cioè licenziati senza un valido motivo economico o disciplinare.
Questo si traduce nella rinnovata facoltà di reintegro nei casi di licenziamento disciplinare illegittimo, in una maggior tutela nei licenziamenti collettivi, nella possibilità di garantire le stesse tutele a tutti i lavoratori, indipendentemente dalla data di assunzione, e nell’aumento dell’indennizzo minimo nei casi in cui la reintegra non è prevista.