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Regali di Natale scelti con lintelligenza artificiale: la nostra prova non è andata bene. Ecco cosa è successo

di Marcello Tansini pubblicato il
come è andata la scelta di regali di nat

Tra aspettative e realtà, l’intelligenza artificiale alle prese con la scelta dei regali natalizi si mostra promettente ma imperfetta: tra personalizzazione mancata, limiti emotivi e rischi, il tocco umano, almeno al momento, resta insostituibile.

La stagione dei regali di Natale è diventata un banco di prova anche per le capacità dell’intelligenza artificiale nel supportare scelte personali e familiari. In una società dove lo shopping online è ormai abitudine consolidata, le promesse dei chatbot AI di rendere più semplice la ricerca del dono perfetto si scontrano spesso con una realtà fatta di consigli poco centrati, cliché o automatismi.

Gli assistenti virtuali si propongono come personal shopper digitali, offrendo liste di idee, suggerendo prodotti e confrontando alternative, ma il confine tra supporto tecnologico e automatismi impersonali è sottile. Secondo recenti rilevazioni di mercato, oltre il 60% dei consumatori italiani ha provato a chiedere consiglio all’AI per i regali festivi, spinto dalla comodità e dalla speranza di risparmiare tempo.

Eppure, tra entusiasmo per l’innovazione e delusioni per risultati troppo generici, emergono interrogativi sull’effettiva capacità dell’AI di comprendere emozioni, relazioni e gusti individuali. La narrazione tecnologica è spesso in contrasto con la quotidianità: dietro la promessa di efficienza si celano i limiti di una tecnologia che, sebbene avanzata, resta legata a dati, algoritmi e semplificazioni statistiche.

Come funzionano i chatbot AI nello shopping natalizio

Nel contesto dello shopping natalizio, i chatbot AI si presentano come strumenti multifunzionali: rispondono a domande sugli interessi del destinatario, propongono idee regalo, comparano prezzi e talvolta guidano l’utente fino all’acquisto diretto attraverso integrazioni e-commerce.

Il meccanismo di base è fondato sull’elaborazione di grandi quantità di dati: le intelligenze artificiali analizzano preferenze esplicite fornite dagli utenti, cronologia degli acquisti, tendenze di mercato e recensioni di prodotto. Sistemi come Rufus di Amazon, ChatGPT di OpenAI, Gemini di Google e Perplexity utilizzano queste informazioni per creare suggerimenti contestualizzati. I chatbot di nuova generazione, in particolare, puntano a funzionare da veri "agenti": non si limitano a proporre prodotti, ma cercano di accompagnare l’utente in un percorso decisionale snello, intervistando la persona su gusti, preferenze e budget, e adattando gradualmente i suggerimenti.

Nonostante gli investimenti tecnologici e l’integrazione crescente nelle principali piattaforme e-commerce, il punto critico rimane la distanza tra automazione e personalizzazione reale. Sebbene alcuni chatbot offrano funzioni evolute come la ricerca visiva o la generazione di messaggi vocali personalizzati (ad esempio imitazione della voce di Babbo Natale per i più piccoli), la qualità delle risposte e la pertinenza dei consigli risultano ancora variabili e strettamente dipendenti dalla quantità e dalla qualità dei dati forniti dall’utente stesso.

Esperienza pratica: tentativi falliti di AI nella scelta dei regali

Le prove sul campo offrono uno spaccato effettivo delle attuali capacità e dei limiti dell’intelligenza artificiale nello shopping festivo. Chi si è affidato agli assistenti virtuali per trovare il regalo adatto ha spesso sperimentato un mix di velocità, praticità ma anche diverse delusioni, soprattutto nel caso di doni destinati a persone con gusti particolari o esigenze specifiche.

Un esempio vivido arriva dal tentativo di scegliere regali per membri della famiglia attraverso chatbot AI come ChatGPT e Perplexity. Per un adulto con passioni ben definite, l’assistente virtuale ha proposto una box gourmet contenente panettone artigianale e olio extra vergine bio, scelta apparentemente raffinata, ma del tutto fuori luogo per chi detesta l’uva passa. Alla richiesta di idee alternative, la risposta è caduta su taccuini e penne: soluzioni già sperimentate e tutt’altro che innovative.

L’esperienza peggiora nel caso di bambini. Considerando un bimbo di sette anni con il pallino per i dinosauri, l’AI suggerisce action figure dei modelli più comuni, ignorando quelli realmente menzionati nella letterina a Babbo Natale. Ai più piccoli, la proposta ricade sui classici giochi Montessoriani o carrellini primi passi, una scelta inefficace per chi, come nel caso specifico, cammina già da mesi e predilige altri passatempi.

Ancora meno personalizzati risultano i suggerimenti per mamme e partner: set di creme, tisane, cuscini e smartbox si ripetono per destinatari completamente differenti, rivelando una macchina poco in grado di cogliere le sfumature delle relazioni umane. A fare da contraltare, chatbot come Rufus mettono in evidenza la rapidità della consegna, ma rivelano limiti nella creatività e nella capacità di uscire dai soliti cliché.

L’insoddisfazione si manifesta, infine, anche poco prima di Natale: chi ha insistito nell’affidarsi all’intelligenza artificiale si è trovato ancora alle prese con una lista di idee generiche, prodotti non disponibili o rischi di spedizione posticipata, dimostrando l’attuale distanza tra automazione e intuito umano nello shopping festivo.

Punti di forza e limiti delle proposte AI per diverse tipologie di destinatari

L’accelerazione nel proporre alternative e la rapidità nelle risposte rappresentano, a oggi, i principali punti di forza degli assistenti AI nella selezione di regali. Ricevere in pochi secondi una lista di idee basata su una descrizione sommaria dei gusti o sull’età del destinatario può essere utile in contesti di urgenza, specialmente per acquisti last minute o per chi non ha tempo da dedicare allo shopping tradizionale.

Tuttavia, la qualità dei suggerimenti varia drasticamente in base al profilo del destinatario. Alcuni esempi pratici:

  • Adulti: le proposte convergono spesso su prodotti alla moda, oggetti per la casa, esperienze generiche, voucher. La personalizzazione rimane limitata, anche quando si forniscono dati aggiuntivi.
  • Bambini: chatbot tendono a consigliare giochi educativi, kit STEM, set Lego, action figure di personaggi mainstream; soluzioni standardizzate che difficilmente intercettano passioni e desideri specifici.
  • Partner e famigliari stretti: la ripetitività è evidente. Dai cofanetti spa alle tazze e cuscini personalizzati, i consigli rischiano di banalizzare rapporti profondi o di riproporre i medesimi oggetti per persone molto diverse tra loro.
  • Amici e giovani adulti: le AI sembrano prediligere abbonamenti digitali, gadget tecnologici di largo consumo, accessori lifestyle, ma spesso senza un reale adattamento al contesto personale.
Le soluzioni più avanzate cercano di cogliere almeno alcune variabili (fascia d’età, passione dichiarata, budget), ma mancano di capacità di lettura del contesto emotivo e relazionale. In alcuni casi, la funzione di confronto prezzi o di verifica della disponibilità in tempo reale rappresenta un vantaggio tangibile, specialmente nei marketplace integrati. La tabella seguente evidenzia le principali differenze osservate tra le grandi piattaforme:
Chatbot/Servizio Punto di forza Limite principale
ChatGPT Creatività dei suggerimenti Poca operatività diretta sull’acquisto
Perplexity Velocità e comparazione prodotti Mancanza di originalità/personalizzazione
Rufus (Amazon) Rapidità di consegna, analisi delle recensioni Riconduzione a prodotti in stock, poco adattiva
Gemini Interazione vocale/emotiva Limiti su prodotti specifici e personalizzazione reale

In sintesi, l’AI può aiutare a trovare idee "sensate" per destinatari indefiniti o per chi cerca soluzioni rapide; i reali desideri e le sfumature che rendono un regalo significativo, però, restano spesso disattesi.

La personalizzazione e le sue mancanze: perché l’AI non ci conosce abbastanza

Appare chiaro come il principale scoglio per l’intelligenza artificiale sia la personalizzazione profonda. Sebbene in grado di aggregare dati, cronologie e ricerche, la capacità di leggere tra le righe delle relazioni e dei gusti personali resta appannaggio umano.

Le AI avanzate si affidano a:

  • Dati storici di acquisto e navigazione online
  • Preferenze esplicite inserite dall’utente
  • Algoritmi di clustering relativi a interessi simili
  • Trend e tendenze globali nei suggerimenti di prodotti
Tuttavia, tali dati presentano lacune evidenti: il legame tra un acquisto passato e un desiderio futuro non è sempre lineare, specialmente quando si tratta di passioni "stagionali" o nuove inclinazioni non ancora tracciate digitalmente. La qualità dei regali suggeriti dipende dalla mole di informazioni inserite e dalla capacità del chatbot di interpretare dettagli non strutturati.

Inoltre, l’algoritmo “ottimizza” sulla media statistica, replicando bias inconsapevoli (es. associare giochi STEM solo ai maschi), dedicando poca attenzione alle diversità personali. L’AI insomma conosce l’utente "analiticamente", ma non riesce a sondarne le emozioni, i ricordi o le aspirazioni che fanno di un regalo un simbolo unico.

Il ruolo delle emozioni e dei gusti personali: cosa l’AI fatica a comprendere

Uno dei limiti strutturali più evidenti riguarda la scarsa comprensione delle emozioni. L’intelligenza artificiale elabora preferenze e comportamenti sulla base di statistiche aggregate, ma fatica a cogliere contesti relazionali, gusti "fuori dal comune" e il valore simbolico di un dono.

  • Un algoritmo può suggerire una playlist Spotify o un set di Lego richiesto da centinaia di utenti, ma spesso ignora dettagli unici che rendono il regalo "premuroso".
  • Nelle relazioni affettive, i chatbot finiscono per riproporre formule standard: dalla smartbox al gadget hi-tech, perdendo la magia che nasce dalla conoscenza autentica dell’altro.
  • La dimensione emozionale – legata a ricordi condivisi, battute private, esperienze – non entra facilmente nei parametri di un database.
Anche in ambito narrativo, la tendenza rassicurante dell’AI a lodare qualsiasi idea sollecitata dagli utenti rischia di rafforzare la mediocrità anziché stimolare l’originalità o suggerire critiche costruttive. Il risultato è una proposta "gentile", spesso troppo accondiscendente, che difficilmente mette in discussione le scelte e quindi fatica a catturare realmente gusti e desideri «non convenzionali».

Rischi, bias e privacy: l’altra faccia dell’uso dell’AI nei regali di Natale

L’adozione di intelligenza artificiale nello shopping natalizio porta con sé alcune vulnerabilità non trascurabili sotto il profilo etico e della privacy:

  • Bias algoritmici: i sistemi AI tendono a replicare schemi e pregiudizi presenti nei dati di addestramento, con il rischio di suggerire prodotti stereotipati o escludere interessi meno comuni.
  • Privacy e sicurezza: molte piattaforme raccolgono dati personali e cronologie di navigazione per ottimizzare i suggerimenti. Questo aumenta l’efficacia, ma espone gli utenti a rischi di profiling e cybercrime, specialmente in caso di phishing mascherato da proposte natalizie.
  • Eccessiva semplificazione: affidarsi ai consigli dell’AI può condurre a scelte poco meditate, con un aumento degli acquisti impulsivi e minor riflessione sulle reali esigenze o desideri del destinatario.
Infine, la presenza di chatbot nei prodotti connessi (come smart speaker, occhiali intelligenti o campanelli smart) solleva questioni di sorveglianza domestica e implica un rimodellamento delle abitudini di acquisto con risvolti sulla privacy familiare.


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