Esiste tuttavia una misura, introdotta nel 2007 ma mai applicata, che potrebbe mitigare l'impatto dei rincari sui consumatori: l'accisa mobile.
Il governo ha annunciato un piano strategico per uniformare le accise su benzina e diesel entro il 2030, una misura che va in scia alle direttive dell'Unione europea. Nel momento in cui scriviamo, le accise sulla benzina si attestano a 0,728 euro al litro, mentre quelle sul diesel è di 0,617 euro al litro, una differenza che ha attirato l'attenzione a livello europeo per il mancato allineamento alle politiche di sostenibilità ambientale. Per affrontare questa disparità, il governo ha deciso di aumentare gradualmente le accise sul diesel e di ridurre quelle sulla benzina, con l’obiettivo di raggiungere una tassazione uniforme di 0,673 euro al litro per entrambi i carburanti. Entriamo nei dettagli:
La decisione di adottare un approccio graduale tiene conto dell'attuale congiuntura economica e delle difficoltà che un aumento brusco potrebbe causare ai cittadini e alle imprese, già provati dagli effetti della crisi energetica e dall’inflazione.
Il riallineamento delle accise ha un duplice obiettivo. Da un lato, si punta a rispettare le direttive europee, che considerano la differenza attuale tra benzina e diesel un sussidio ambientalmente dannoso, poiché il diesel, pur essendo meno tassato, contribuisce in maniera significativa all'inquinamento atmosferico. Dall'altro lato, il governo intende utilizzare i fondi raccolti dagli aumenti per finanziare il trasporto pubblico locale e migliorare l’efficienza dei servizi di mobilità urbana. Le proiezioni indicano che, una volta completato il processo, il riallineamento potrebbe generare un gettito aggiuntivo di 500 milioni di euro, destinato interamente a sostenere investimenti in infrastrutture di trasporto pubblico e a promuovere soluzioni di mobilità sostenibile.
Torna a far discutere una proposta già prevista dalla normativa ma mai applicata: l’accisa mobile, un meccanismo ideato per attenuare gli effetti delle fluttuazioni dei prezzi petroliferi.
Introdotta nel 2007 con l’obiettivo di offrire un sollievo ai consumatori in caso di aumenti repentini dei prezzi dei carburanti, l’accisa mobile prevede una riduzione automatica delle accise quando il prezzo del petrolio supera determinati livelli. Questo sconto verrebbe finanziato dal maggiore gettito Iva generato dall’aumento dei prezzi alla pompa. Nonostante l’efficacia teorica di questa misura, nessun governo ha mai concretamente attivato il meccanismo, lasciandolo sulla carta.
L'adozione dell’accisa mobile può essere un’alternativa valida agli interventi straordinari sui prezzi dei carburanti, come il taglio temporaneo delle accise adottato durante il 2022. Mentre quest’ultima soluzione ha richiesto risorse pubbliche, l’accisa mobile garantirebbe un sistema di compensazione più equilibrato.
L'aumento delle accise sul diesel avrà comunque un impatto sul costo della mobilità privata e sulle imprese che utilizzano veicoli diesel per il trasporto merci. Ad esempio, un aumento di 1 centesimo al litro si tradurrà in una spesa aggiuntiva di circa 50 centesimi per un pieno da 50 litri, ma questo valore, accumulandosi anno dopo anno, potrebbe diventare nel lungo periodo.
Per le imprese del settore logistico e dei trasporti, il riallineamento comporterà un aumento dei costi operativi, che potrebbero riflettersi sui prezzi al consumatore finale. Ma il governo ha annunciato che valuterà l’introduzione di misure compensative per le categorie più colpite, come incentivi per la transizione verso veicoli meno inquinanti o forme di credito d’imposta.