Cosa potrebbe cambiare per la pubblica amministrazione dopo il rinnovo ufficiale del Contratto per gli statali: le novità inattese
Quali sono le modifiche previste dal rinnovo del Contratto degli Statali 2024-2025 e le ulteriori importanti novità attese? E’ stato ufficialmente, dopo mesi di trattativa, rinnovato il contratto per gli statali ma non si tratta dell’unica bella novità per i dipendenti pubblici.
Sembra, infatti, che ci siano ulteriori provvedimenti in discussione. Vediamo nel dettaglio di cosa si tratta.
Il rinnovo del contratto per gli Statali sembra aver soddisfatto in tanti e non solo per gli aumenti degli stipendi stabiliti.
Gli incrementi oscilleranno da 121 a 194 euro lordi al mese, garantendo dunque un aumento medio di 165 euro lordi per tredici mensilità, con il riconoscimento di altri 850 euro (in media) di arretrati.
Cambia anche il limite dell’indennità per le posizioni organizzative (gli incarichi che prevedono maggiori responsabilità senza comportare una promozione, che passa da 2.600 a 3.500 euro.
Oltre agli aumenti salariali, il rinnovo del Ccnl degli Statali introduce, per la prima volta, la possibilità di optare per una settimana lavorativa di 4 giorni, per nove ore di lavoro quotidiane e stabilisce:
L’obiettivo è svecchiare e rendere più smart la P.A. con la possibilità di diventare dirigenti e approvare promozioni in base al merito, senza concorso obbligatorio, e garantire stipendi maggiorati a chi cambia mansione
L’idea è di lavorare sull’interpretazione dell’articolo 97 della Costituzione secondo cui si può accedere alle pubbliche amministrazioni solo tramite concorso, ad eccezione dei casi stabiliti dalla legge, per premiare i funzionari più meritevoli con una promozione al grado superiore direttamente ai dirigenti dei vari uffici.
Il provvedimento dovrebbe, però, prevedere un limite: solo il 20% delle posizioni dirigenziali vacanti all’interno delle piante organiche delle singole amministrazioni, potrà essere occupato con le promozioni interne.
Nella stessa riforma comprenderà altre due importanti misure, una è il bonus produttività, un premio legato alla maggiore efficienza del singolo lavoratore o dell’ufficio nel quale presta la propria opera, e un’altra riguarda l’introduzione di un nuovo incentivo per i dipendenti che decidono di spostarsi da un’amministrazione ad un’altra.
Un’altra novità di cui si torna a parlare e decisamente importante per gli statali è la riduzione dei tempi di pagamento del Tfs-Tfr.
La proposta in discussione alla Camera prevede il pagamento della prima rata del Trattamento di fine rapporti entro tre mesi dalla cessazione del rapporto di lavoro.
Attualmente i dipendenti aspettano anche fino a cinque anni per ricevere la liquidazione del proprio Tfs e la prima rata può essere al massimo di 50 mila euro. Per gli importi tra 50 mila 100 mila euro, bisogna attendere fino a 24 mesi che diventano 36 mesi per gli importi superiori ai 100 mila euro.
La proposta di legge rivede queste soglie, per cui prima rata passerebbe da 50 mila a 63.600 euro, mentre la soglia dei 100 mila euro passerebbe a 127.200 euro.
Oggi l’unica soluzione a cui possono ricorrere i dipendenti pubblici di poter avere in tempi rapidi il proprio Tfs, è rivolgersi alle banche o all’Inps per chiedere un prestito a tassi agevolati.