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Scioperi ad Ikea in Italia, cosa succede? L'azienda fa sempre più utili ma condizioni di lavoro non soddisfano

di Chiara Compagnucci pubblicato il
Ikea in crescita

I dati di Ikea Italia mostrerebbero una realtà molto diversa da quella raccontata dai vertici aziendali durante le trattative sindacali.

Ikea Italia si trova ad affrontare un'ondata di proteste da parte dei suoi dipendenti. Il nodo della contestazione è il contratto integrativo aziendale, scaduto dal 2018 e in attesa di rinnovo. I lavoratori denunciano che l'azienda, pur continuando ad accumulare utili, rifiuta di migliorare le condizioni salariali e di riconoscere maggiorazioni festive e domenicali per tutti i dipendenti,.

Le trattative tra sindacati e azienda sono riprese da circa 18 mesi, ma non hanno portato a risultati. Secondo i rappresentanti dei lavoratori, l'azienda si sarebbe dimostrata sorda alle richieste e indisponibile a trattare su alcuni punti, come il miglioramento delle condizioni contrattuali per i neoassunti. Di fronte a questa situazione di stallo, sabato 15 marzo è stato indetto uno sciopero nazionale, che ha coinvolto circa 7.500 dipendenti in tutta Italia, mentre per i lavoratori dell'e-commerce la protesta è slittata a lunedì 17 marzo.

La protesta non riguarda solo gli stipendi, ma anche il sistema di gestione delle assunzioni. Alcuni lavoratori denunciano la disparità di trattamento tra chi è assunto da più tempo e i nuovi ingressi. Questi ultimi, per i primi due anni di contratto, non percepiscono maggiorazioni festive né altri incentivi previsti dal contratto integrativo. Una situazione che crea una spaccatura interna tra chi può godere di alcuni benefici e chi, invece, si trova a lavorare negli stessi turni senza alcun riconoscimento economico aggiuntivo. Vediamo i dettagli:

  • Ikea in crescita ma con un modello che penalizzerebbe i lavoratori
  • Scioperi e proteste, quali conseguenze per Ikea

Ikea in crescita ma con un modello che penalizzerebbe i lavoratori

I dati di Ikea Italia mostrerebbero una realtà molto diversa da quella raccontata dai vertici aziendali durante le trattative sindacali. Il fatturato e i profitti sono in crescita, soprattutto negli ultimi anni, grazie a una serie di fattori favorevoli come il boom delle vendite online durante la pandemia e gli incentivi legati al bonus casa.

Secondo i dati sindacali, Ikea ha registrato aumenti costanti del giro d'affari, con incrementi tra il 4 e il 5% anno su anno. L'azienda ha deciso di mantenere un approccio di contenimento dei costi sul personale.

A farne le spese sono soprattutto i lavoratori part-time e a tempo determinato, circa il 20% del totale dei dipendenti. Questi lavoratori si trovano in una condizione di grande precarietà, con contratti rinnovati ogni sei mesi e senza alcuna certezza di stabilizzazione. Per i nuovi assunti, Ikea ha introdotto una sorta di salario d'ingresso che prevede condizioni peggiorative per i primi due anni di contratto.

A cui si aggiunge l'obbligo di lavoro nei giorni festivi, sempre più diffuso nel settore della grande distribuzione organizzata, che penalizza in particolare chi ha meno anni di anzianità aziendale.

Secondo i sindacati, la politica aziendale sta seguendo una logica che punta a ridurre i costi del personale abbassando il livello medio degli stipendi. L'obiettivo è mantenere bassi i costi operativi, anche a fronte di una crescita dei ricavi, sacrificando però la qualità del lavoro e la motivazione dei dipendenti.

Scioperi e proteste, quali conseguenze per Ikea

Se Ikea non dovesse cedere alle richieste dei lavoratori, la tensione potrebbe rimanere alta e arrivare a nuove mobilitazioni nei prossimi mesi. I sindacati hanno già fatto sapere che, in assenza di un'apertura da parte dell'azienda, non escludono altre azioni di sciopero e manifestazioni su scala nazionale.

Il rischio per Ikea è di danneggiare la propria immagine pubblica, soprattutto considerando che il brand si è sempre presentato come un'azienda attenta al benessere dei lavoratori e impegnata su temi di sostenibilità e inclusione. La narrazione aziendale, basata su valori di equità e responsabilità sociale, rischia di entrare in contrasto con la realtà denunciata dai lavoratori e dai sindacati.

D'altra parte, una mancata soluzione della vertenza potrebbe anche avere effetti negativi sulla qualità del servizio offerto ai clienti.

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