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Se non passa l'abolizione del test di Medicina a livello nazionale, ci sono già le proposte di legge regionali. Ecco cosa prevedon

di Chiara Compagnucci pubblicato il
La proposta siciliana: più opportunità

Le proposte regionali come quella siciliana sono lo specchio dell'insoddisfazione nei confronti del sistema attuale e la necessità di un ripensamento radicale.

Mentre a livello nazionale il dibattito sull'abolizione del test di ingresso a Medicina continua a dividere, alcune regioni italiane stanno avanzando proprie proposte per riformare l'accesso al corso di laurea. La Sicilia si pone in prima linea con iniziative per garantire una maggiore equità nell'accesso e contrastare il crescente numero di studenti che scelgono di trasferirsi all'estero per inseguire il sogno di diventare medici. Vediamo i dettagli:

  • La proposta siciliana: più opportunità senza test d'ingresso a Medicina
  • Un effetto domino? Le altre regioni osservano

La proposta siciliana: più opportunità senza test d'ingresso a Medicina

La Regione Siciliana ha presentato una proposta di legge per eliminare il test di ingresso al corso di laurea in Medicina. Il progetto punta a istituire un modello alternativo di selezione, che sposti lo sbarramento al termine del primo anno di studi. Gli studenti possono così iscriversi al corso di laurea, sostenendo esami comuni con altre facoltà biomediche come Farmacia o Scienze Infermieristiche. La selezione avverrebbe in base ai risultati accademici ottenuti durante il primo anno o attraverso un test preliminare.

Questa proposta intende affrontare due questioni critiche: da un lato, il calo degli iscritti a Medicina in Italia rispetto agli anni passati; dall'altro, la fuga di cervelli verso università straniere, soprattutto nei paesi dell'Est Europa, dove l'accesso al corso è spesso meno selettivo.

Il sistema proposto dalla Sicilia si ispira a modelli già adottati in alcuni paesi europei, dove la selezione avviene sulla base delle performance accademiche iniziali. In Francia, ad esempio, il modello PACES (Première Année Commune aux Études de Santé) consente agli studenti di accedere al primo anno di Medicina, con una selezione a partire dal secondo anno. Questo sistema mira a garantire che solo gli studenti realmente motivati e preparati proseguano il percorso.

Un effetto domino? Le altre regioni osservano

La proposta siciliana nasce dall'esigenza di colmare il fabbisogno di medici nella sanità pubblica, aggravato dalla pandemia e dal pensionamento di molti professionisti. Il numero programmato nazionale, in vigore da oltre 20 anni, non sembra più rispondere alle necessità del Servizio Sanitario Nazionale. Le stime indicano che entro il 2028 mancheranno circa 50.000 medici in Italia, una carenza che rischia di compromettere l’efficienza del sistema sanitario.

Il test di ingresso è spesso considerato discriminatorio e poco rappresentativo delle effettive capacità degli studenti. Le critiche si concentrano sulla natura nozionistica delle domande, che privilegiano chi può permettersi costosi corsi di preparazione, piuttosto che valutare l’attitudine e la motivazione verso la professione medica.

L’iniziativa siciliana potrebbe innescare un effetto domino, spingendo altre regioni a proporre misure simili. Già alcune amministrazioni locali, soprattutto nel Mezzogiorno, stanno valutando soluzioni alternative per facilitare l’accesso a Medicina. La mancanza di medici si avverte in particolare nelle regioni meridionali, dove ospedali e ambulatori faticano a garantire un turnover adeguato di personale.

Ed è importante sottolineare che tali proposte regionali, per quanto innovative, potrebbero entrare in conflitto con le normative nazionali. Il sistema universitario italiano è infatti regolato dal Ministero dell’Università e della Ricerca, che mantiene il controllo sul numero programmato a livello nazionale.

Le proposte regionali, come quella siciliana, incontrano diverse critiche. Alcuni esperti temono che un accesso libero possa creare un sovraffollamento delle università, con un conseguente abbassamento della qualità della formazione. Altri sottolineano che la riforma del test di Medicina dovrebbe essere affrontata a livello nazionale per evitare disuguaglianze tra regioni e garantire un sistema sanitario uniforme.