Quali sono i motivi per cui si dice che gli importi delle pensioni nel 2025 saranno più bassi: i chiarimenti e le spiegazioni
Le pensioni saranno davvero più basse nel 2025? Sono tanti coloro che riportano la notizia secondo cui gli assegni pensionistici del 2025 saranno più bassi. In realtà, non è proprio così, seppur ci sono elementi che potrebbero incidere in negativo sul ricalcolo dei trattamenti. Ciò non significa, però, che saranno penalizzate o più basse. Cerchiamo di seguito di far chiarezza in merito.
Negli anni scorsi, l’inflazione era arrivata alle stelle, toccando anche il 12%, ed è per questo che la rivalutazione pensionistica è stata effettuata su percentuali più alte. La perequazione allo 0,8% del 2025 non significa, però, che le pensioni saranno più basse l’anno prossimo.
Aumenteranno comunque, infatti, seppur di poco. Inoltre, non tutti i trattamenti saranno rivalutati in egual modo.
Solo le pensioni più basse saranno pienamente rivalutate, mentre quelle più alte saranno soggette a una rivalutazione inferiore, a seconda delle diverse percentuali stabilite che sono del 100% per le pensioni fino a 4 volte il trattamento minimo (2.394,44 euro); del 90% per i trattamenti superiori a 4 volte il trattamento minimo e fino a 5 volte (da 2.394,45 a 2.993,04 euro); e del 72% per gli assegni superiori a 5 volte il trattamento minimo (da 2.993,05 euro in poi).
Ma la rivalutazione differente in base ai diversi scaglioni di reddito è stata applicata anche quest’anno.
Sulle pensioni minime, anche per il 2025 sarà applicata una rivalutazione straordinaria ma del 2,2% e non del 2,7% come accaduto per il 2024. Ciò significa che comunque usufruiranno di un ulteriore aumento, seppur molto irrisorio e più basso di quest’anno.
Passeranno da 614,77 euro a 617 euro circa.
Il ricalcolo delle pensioni con la rivalutazione automatica delle pensioni avviene proprio per garantire il potere d’acquisto ai pensionati, soprattutto in condizioni economiche particolari, avverrà anche nel 2025 e le pensioni non saranno più basse.
Lo sembreranno perché non saranno soggette agli elevati aumenti degli anni scorsi, ma comunque cresceranno.
Cambiano anche, riducendosi, i nuovi coefficienti trasformazione per il calcolo delle pensioni che entrano in vigore il primo gennaio 2025 e si applicano alla quota contributiva della pensione.
La novità riguarda coloro che vanno in pensione il prossimo anno e ai quali si applica interamente il metodo di calcolo contributivo e che non hanno alcuna anzianità contributiva al 31 dicembre 1995.
Ciò significa che chi andrà in pensione nel 2025 avrà un assegno più basso rispetto a chi smette di lavorare entro la fine di quest’anno.
Per esempio, un lavoratore di 67 anni con un montante contributivo pari a 400mila euro, se andasse in pensione quest’anno, percepirebbe un assegno annuo di 22.892 euro, mentre andando in pensione l’anno prossimo, la cifra si ridurrebbe a 22.432 euro, con una perdita di 460 euro, pari a circa 35 euro al mese.
In generale, comunque, più alta è l’età e più risulta favorevole il coefficiente. I nuovi coefficienti di trasformazione, stabiliti dal decreto ministeriale n. 436/2024, saranno validi per il biennio 2025-2026.