Al di lā della notizia dell'Istat dell'ultimo bambino italiano destinato a nascere tra 200 anni, la situazione della natalitā in Italia č davvero preoccupante con ripercussioni su tutta la nostra societā. Dal lavoro al welfare, dalla scuola e alle pensioni
L'Italia attraversa un periodo di bassa natalità mai registrato nella sua storia recente. Il fenomeno, spesso definito "inverno demografico", rappresenta una tendenza consolidata, con più decessi che nuovi nati ogni anno.
Ed è una notizia ecclatante di questi giorni resa nota dall'Istat che tra circa 200 anni nascerà l'ultimo bambino italiano nel nostro Paese
Questa situazione preoccupa sia gli studiosi demografici sia le principali istituzioni, interessate alla sostenibilità sociale ed economica del Paese.
Tra i temi più discussi emergono le previsioni sui bambini nati in Italia e nei prossimi anni, il calo delle culle e le ricadute su scuola, lavoro e welfare.
Le statistiche ufficiali raccontano la portata del cambiamento: secondo Istat, dal 2008 al 2023 le nascite sono calate di quasi il 34%, ovvero circa 200.000 unità in meno. Nel solo 2023, i bambini nati sono stati 379.000, raggiungendo il minimo storico. La diminuzione ha interessato soprattutto le famiglie con entrambi i genitori italiani e le nascite all'interno del matrimonio. I dati provvisori del 2024 continuano su questa linea, con una perdita di altre 4.600 nascite da gennaio a luglio rispetto allo stesso periodo del 2023.
Anno | Nati vivi |
2008 | 580.000 |
2012 | 534.186 |
2023 | 379.000 |
2024 (proiezione) | <370.000 |
Risulta quindi evidente come il fenomeno abbia assunto dimensioni sistemiche, accompagnato da una progressiva riduzione della fecondità.
Le ragioni del declino sono molteplici e intrecciate. Tra i principali elementi si trovano invecchiamento della popolazione, instabilità economica, incertezza lavorativa e difficoltà nell'accesso ai servizi per la famiglia.
Anche la fuga dei giovani verso l'estero e la progressiva diminuzione delle unioni coniugali concorrono a ridurre il numero di nuovi nati.
L'età delle donne al primo figlio si è spostata verso l'alto, avvicinandosi ai 32 anni nel 2024 secondo le stime recenti. Questo dato, superiore rispetto a quello di altri Paesi europei come Francia e Germania, agisce da freno ulteriore sulle probabilità di avere più figli per ogni donna. Un'età più avanzata comporta spesso il desiderio di avere un solo discendente, portando così a una maggiore prevalenza di figli unici e riducendo il tasso di fecondità complessiva.
I primi impatti tangibili della denatalità si osservano nel sistema scolastico: calo delle iscrizioni scolastiche con una perdita superiore a 130.000 studenti tra il 2021 e il 2023. Nei prossimi anni, le ricadute si rifletteranno su formazione, occupazione giovanile e ricambio nella forza lavoro.
Le imprese evidenziano già una carenza di manodopera, aggravata dalla "fuga dei cervelli". Infine, una popolazione più anziana determina una pressione crescente sui servizi di assistenza e sul sistema pensionistico.
La sostenibilità del sistema previdenziale è al centro delle preoccupazioni. Stime della Ragioneria generale dello Stato indicano un tasso di fecondità a 1,22 figli per donna nel 2024, con obiettivi di crescita spesso mancati.
Se queste dinamiche continueranno, sarà necessario aumentare l'età pensionabile e/o ridurre gli importi degli assegni. In alternativa, si valuta l'integrazione di maggiore forza lavoro straniera per bilanciare i flussi di entrata e uscita dal mercato del lavoro. Ciò comporterà un cambiamento profondo nella composizione sociale e generazionale della popolazione italiana.
Le simulazioni demografiche dell'Istat suggeriscono che nel 2065 la popolazione complessiva sarà di circa 61,3 milioni, un valore simile a quello attuale ma profondamente mutato per struttura ed età. Gli over 65 supereranno il 30% e il numero di minori scenderà sotto i 7 milioni.
Questi cambiamenti renderanno l'Italia uno dei paesi europei con l'indice di vecchiaia più elevato.
Se la tendenza rimarrà invariata, la carenza di bambini nati in Italia e previsioni per i prossimi anni rimarrà un tema prioritario nel dibattito pubblico, richiedendo scelte strutturali a supporto della genitorialità.
E ritorniamo da dove abbbiamo iniziato, ovvero lo spettro dell'ultimo italiano che nascerà tra 200 anni.....