L'installazione di telecamere fuori da un appartamento condominiale richiede il rispetto di precise normative sulla privacy e propriet. Regole, autorizzazioni necessarie e limitazioni per una videosorveglianza legalmente corretta
La videosorveglianza può essere uno strumento utile per la sicurezza, ma deve essere utilizzata nel rispetto dei diritti altrui e delle normative vigenti. In ambito condominiale, una comunicazione trasparente con i vicini e il rispetto delle procedure può evitare controversie future.
L’installazione di telecamere in condominio è regolata da normative specifiche che variano in base alla loro destinazione e utilizzo. Se la telecamera viene posta a tutela delle aree comuni dell’edificio, è necessaria una delibera assembleare approvata dalla maggioranza degli intervenuti e da almeno il 50% del valore millesimale dell’immobile, come previsto dall’articolo 1122-ter del Codice Civile. Questo quorum qualificato garantisce che decisioni che coinvolgono l’interesse collettivo vengano prese in maniera democratica.
Prima della delibera, l’amministratore di condominio è tenuto a fornire ai condomini un’informativa chiara e dettagliata che descriva le finalità dell’impianto di videosorveglianza, le aree oggetto di ripresa, le modalità di gestione dei dati registrati e i soggetti autorizzati ad accedervi. Inoltre, è fondamentale rispettare il principio di proporzionalità, limitando l’angolo di ripresa esclusivamente alle aree comuni del condominio, come ingressi, cortili e garage, evitando di inquadrare proprietà private o spazi pubblici.
Nel caso di telecamere installate da un singolo condomino per proteggere la propria abitazione, non è necessaria alcuna autorizzazione dell’assemblea. Tuttavia, è obbligatorio che l’angolo di ripresa rimanga confinato alle aree di esclusiva proprietà, rispettando il diritto alla privacy altrui. Eventuali casi eccezionali in cui la configurazione degli spazi renda impossibile evitare aree comuni richiedono una valutazione caso per caso.
Infine, il condominio è responsabile del rispetto delle normative sulla protezione dei dati personali. Il GDPR impone la nomina di un responsabile della protezione dei dati (DPO) per garantire la conformità legale nel trattamento delle immagini registrate. Ogni registrazione deve essere conservata solo per un periodo strettamente necessario, generalmente 24-48 ore, salvo situazioni specifiche autorizzate dalle autorità competenti.
L'installazione di telecamere di sicurezza è regolata dal Regolamento Generale sulla Protezione dei Dati (GDPR) e dal Codice in materia di protezione dei dati personali (D.lgs. 196/2003, aggiornato con il D.lgs. 101/2018). Secondo queste norme, le telecamere installate da privati non devono riprendere aree comuni o spazi di altri condomini, ma solo la propria porta d'ingresso o aree di pertinenza esclusiva.
Per installare una telecamera fuori dal proprio appartamento in condominio, non sempre è necessario il consenso dell'assemblea condominiale, a patto che la sorveglianza sia limitata esclusivamente alla propria area privata. Se si desidera installare telecamere in aree di proprietà esclusiva (come il proprio balcone o terrazzo), si ha maggiore libertà; tuttavia, è sempre consigliabile informare l'amministratore di condominio per evitare contestazioni.
Chi installa una telecamera violando la normativa sulla privacy rischia sanzioni amministrative elevate da parte del Garante per la protezione dei dati personali e, nei casi più gravi, azioni legali da parte degli altri condomini.