Dal 2026 scatta l'obbligo di emettere fatture elettroniche, aprire Partita IVA e gestire digitalmente le proprie operazioni contabili anche per ben 112mila ASD e SSD italiane: cosa cambia con la riforma del Terzo Settore
L'avvio del nuovo anno porterà un cambiamento strutturale per oltre 112mila realtà sportive italiane attive nella promozione dello sport dilettantistico: dal 1° gennaio 2026 entreranno pienamente in vigore le disposizioni definitive sulla fiscalità e l'organizzazione amministrativa previste dalla riforma del Terzo Settore.
Questa transizione rappresenta un passaggio storico per Associazioni Sportive Dilettantistiche (ASD) e Società Sportive Dilettantistiche (SSD) che, pur mantenendo la natura no profit, dovranno adattarsi a nuove regole in tema di trasparenza contabile, gestione digitale e adempimenti fiscali. Significativi cambiamenti includono l'adozione della partita IVA, l'obbligo di emissione della fattura elettronica e una maggiore digitalizzazione nei processi gestionali, rendendo necessario adottare strumenti informatici per amministrare le attività associative.
La riforma del Terzo Settore ha subito una lunga fase transitoria dovuta all’attesa del via libera europeo necessario per l’attuazione della parte fiscale della normativa. Solo nel 2025, la Commissione Europea ha permesso l’attivazione dal 2026 delle novità fiscali e degli obblighi operativi per gli enti non profit, comprese le organizzazioni impegnate nello sport. L’intervento normativo mira a creare una cornice unitaria per tutti gli enti che esercitano attività sociali, solidali o sportive, distinguendo tra soggetti commerciali e non commerciali secondo criteri oggettivi di prevalenza delle entrate.
Il Codice del Terzo Settore ha un impatto diretto sul mondo dello sport dilettantistico: le norme tengono conto delle specificità delle attività sportive, prevedendo, ad esempio, regimi agevolati, esenzioni IVA per i servizi strettamente connessi alla pratica sportiva e nuove regole per i rapporti con tesserati/soci.
Per chi opera come ASD o SSD, la riforma rappresenta anche una spinta verso l’efficientamento amministrativo, introducendo nuove responsabilità di rendicontazione, accesso a vantaggi fiscali condizionati all'iscrizione nel RUNTS (Registro Unico Nazionale del Terzo Settore) e all'adozione di sistemi gestionale trasparenti e digitali.
Cambiano i criteri per le agevolazioni, la gestione delle risorse e la possibilità di accedere a strumenti finanziari innovativi (social bonus, detrazioni, esenzioni imposte di bollo e registro). In questo scenario, il settore sportivo dilettantistico deve ridefinire i propri assetti interni e le procedure amministrative per continuare a beneficiare di supporti e riconoscimenti fiscali, nel rispetto delle nuove regole dettate dal legislatore.
Associazioni e società sportive dilettantistiche rappresentano due anime del tessuto sportivo italiano, entrambe rientranti nelle categorie non profit ma con differenze rilevanti in termini di governance e struttura organizzativa. Le ASD sono fondate su logiche associative e solidaristiche, tipicamente orientate alla promozione della pratica sportiva come strumento di crescita personale e coesione sociale.
In esse, la presenza di volontari è preponderante (oltre il 60%), con una gestione spesso informale e una forte attenzione verso il rapporto tra associati.
Al contrario, le SSD pur condividendo la finalità di promozione dello sport dilettantistico, sono organizzate come società di capitali/collaborative e presentano una struttura più simile a una piccola impresa: la percentuale di personale retribuito è infatti molto più elevata rispetto alle ASD, sebbene resti sempre inferiore a quella delle imprese commerciali vere e proprie. L’ingresso nel Terzo Settore per entrambe le tipologie comporta:
La parte fiscale della riforma introduce criteri rigorosi per la classificazione delle attività svolte, differenziando le entrate in commerciali e non commerciali sulla base di indicatori oggettivi (prevalenza delle attività gratuite e percentuale di ricavi rispetto ai costi)E' stato, inoltre, stabilito che gli enti iscritti nel RUNTS possono conseguire un avanzo entro il 6% dei proventi complessivi senza perdere la qualifica di ente non commerciale, per un massimo di tre esercizi consecutivi.
Gli effetti delle nuove regole si riassumono nei seguenti punti: