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Sono più importanti i rendimenti di una azione o i dividendi? La risposta e spiegazione con esempi degli esperti

di Marcello Tansini pubblicato il
Azioni e dividendi

Dividendi o rendimento complessivo di un'azione? Analisi e confronto tra strategie di investimento, calcolo dei rendimenti, crescita del capitale, indicatori utili ed esempi concreti.

Da un lato il guadagno riconducibile alla rivalutazione del prezzo del titolo, dall'altro il flusso periodico generato dagli utili redistribuiti dalle società agli azionisti: due approcci differenti che possono orientare le scelte di allocazione del capitale in base a obiettivi ed esigenze personali. Comprendere le differenze tra questi meccanismi permette non solo di ottimizzare il portafoglio ma anche di adottare una strategia di investimento consapevole. A tal fine, è essenziale saper leggere indicatori, analizzare i dati storici e cogliere le implicazioni delle decisioni aziendali, inclusi i riacquisti di azioni e i progetti di crescita futuri.

Dividendi: definizione, funzionamento e importanza nelle strategie di investimento

I dividendi rappresentano una quota degli utili che una società decide di distribuire periodicamente agli azionisti. Possono essere corrisposti in contanti o, in alcuni casi, in azioni aggiuntive. La politica dei dividendi varia in base alla fase di sviluppo e allo stile gestionale dell'azienda: realtà consolidate tendono a privilegiare una distribuzione stabile, mentre le società in crescita spesso preferiscono reinvestire i profitti, offrendo dividendi minori o nulli.

La scelta di investire in titoli a dividendo risponde a strategie orientate alla stabilità del reddito e alla riduzione della volatilità del portafoglio. I dividendi possono costituire un'importante rendita periodica, apprezzata soprattutto in periodi di incertezza dei mercati o nei portafogli costruiti per obiettivi di lungo termine. Un altro aspetto rilevante riguarda le così dette “Dividend Aristocrats”, ossia aziende che vantano una lunghissima storia di distribuzione e crescita regolare dei dividendi, elementi che offrono affidabilità e attrattività per chi cerca stabilità:

  • Le tipologie principali includono dividendi ordinari (pagati regolarmente su base annuale, semestrale o trimestrale) e straordinari (erogati come una tantum, legati a eventi eccezionali).
  • Gli investitori orientati al reddito considerano i titoli che garantiscono regolarità e crescita nella distribuzione come pilastri per la costruzione di una rendita passiva.
  • La frequenza e la modalità di pagamento influenzano la gestione del portafoglio, così come le implicazioni fiscali, regolate dagli articoli 44 e 45 del TUIR e dal D.lgs. 461/1997 in Italia.
Scegliere una strategia basata su dividendi significa puntare su una componente meno volatile e in misura significativa slegata dall'andamento del prezzo del titolo, privilegiando la generazione di flussi costanti che possono essere reinvestiti o utilizzati come entrata regolare.

Rendimento da dividendi: calcolo, significato e limiti

Il rendimento da dividendi, comunemente chiamato dividend yield, misura il rapporto tra il dividendo annuale distribuito per azione e il prezzo corrente della stessa. Questo dato è espresso in percentuale ed è considerato un parametro di riferimento per valutare il potenziale di reddito di un titolo azionario:

  • Formula: (Dividendo annuale per azione / Prezzo attuale dell'azione) × 100
  • Esempio: se una società versa 3 euro di dividendo annuo e l'azione vale 60 euro, il rendimento è del 5%.
Il dividend yield consente di confrontare il potenziale di remunerazione tra diversi titoli, ma deve essere interpretato nel contesto della solidità finanziaria della società. Un rendimento particolarmente alto può risultare dalla diminuzione del prezzo dell'azione, non necessariamente da una generosità effettiva dei pagamenti. In tal caso, il dato potrebbe celare problemi sottostanti nell'azienda, come difficoltà operative o redditività non sostenibile.
  • Il rendimento da dividendi è un parametro utile ma va affiancato ad altri indicatori finanziari (ad esempio, il payout ratio e la costanza nella crescita del dividendo nel tempo).
  • La sua attendibilità può variare nel breve termine a causa della volatilità del prezzo dei titoli azionari e della discrezionalità delle politiche aziendali sui dividendi.
  • Anche il regime fiscale influisce: in Italia l'aliquota è generalmente del 26%, con differenze in caso di titoli esteri soggetti a doppia tassazione.
Un rendimento equilibrato e sostenibile rappresenta spesso una garanzia maggiore rispetto a valori eclatanti ma poco solidi nel medio-lungo periodo.

Rivalutazione del capitale: capital gain, buyback e strategie di crescita

La crescita del valore di un'azione, detta capital gain, si verifica quando si riesce a vendere il titolo a un prezzo superiore rispetto a quello di acquisto. Questo tipo di rendimento può essere l'effetto di piani strategici di crescita, espansioni di business o innovazioni di prodotto.

Accanto alla rivalutazione, molte aziende attuano politiche di buyback, ovvero il riacquisto di azioni proprie sul mercato. Questa attività riduce il numero di azioni in circolazione, con il conseguente aumento del valore di quelle residue; il beneficio per l'azionista può essere sia immediato (prezzo dell'azione in salita) sia dilazionato nel tempo (più utile per azione, EPS). Dal punto di vista fiscale, la tassazione sui capital gain si applica solo al momento della vendita effettiva del titolo, permettendo una certa flessibilità nella pianificazione.

L'alternativa alla distribuzione di dividendi può essere rappresentata dall'investimento degli utili in progetti innovativi o acquisizioni, strategie pensate per favorire la crescita dell'azienda. Queste azioni mirano ad aumentare il valore a lungo termine del capitale degli azionisti, pur sacrificando la liquidità immediata garantita dal dividendo:

  • Il capital gain è integralmente legato al valore di mercato e richiede un orizzonte temporale più lungo e una maggiore tolleranza alla volatilità.
  • Le strategie di buyback rappresentano un segnale di fiducia da parte del management nella capacità della società di generare valore e sostenere la quotazione.
  • L'assenza di dividendi può essere giustificata dalla necessità di finanziare espansioni, ricerca e sviluppo o turnaround aziendali che determinano valore prospettico.
La valorizzazione del capitale non è quindi garantita ed è esposta a rischi di mercato, ma costituisce una leva potente per la crescita del patrimonio nel tempo.

Dividendi vs. crescita del capitale: quale scegliere?

La domanda sull'opportunità di preferire la distribuzione di dividendi o la crescita del capitale attraversa tutti i profili di investitore. La risposta risiede soprattutto negli obiettivi personali e nell'orizzonte temporale dell'investimento.

Gli investitori a caccia di reddito tendono a privilegiare i dividendi, ossia titoli che offrono flussi di cassa regolari, data la relativa stabilità e la capacità di integrare altre entrate.

Al contrario, chi mira all'accumulo di capitale, accettando variabilità nel tempo, può optare per titoli che reinvestono gli utili, con la speranza che la crescita aziendale si rifletta sull'aumento del prezzo delle azioni.

I mercati sviluppati offrono casi esemplari: le blue chip a dividendo costante rappresentano scelte conservative, mentre i titoli growth spesso privilegiano la rivalutazione.

Alla base della scelta vi è il concetto di "Total Return", che somma la valorizzazione del capitale ai dividendi percepiti. La combinazione delle due componenti porta a rendimenti generalmente più stabili e a una gestione efficace della volatilità.

È importante sottolineare che la decisione non è netta: molti portafogli ben diversificati uniscono entrambi gli approcci. L'equilibrio tra azioni da dividendo e titoli a crescita consente di ridurre il rischio, cogliere opportunità di mercato e rispondere alle esigenze di liquidità e di crescita del capitale.

Indicatori e parametri per valutare l'efficacia dell'investimento azionario

La valutazione di un investimento azionario necessita dell'analisi integrata di diversi indicatori, al fine di misurare la capacità della società di generare valore in modo sostenibile:

  • Rendimento da dividendi: indica la redditività dei dividendi rispetto al prezzo del titolo.
  • Payout ratio: percentuale dell'utile netto destinata alla distribuzione dei dividendi; segnala la sostenibilità e l'equilibrio tra remunerazione e reinvestimento.
  • Dividendi per azione (DPS): misura la somma ricevuta per ogni titolo posseduto e offre un parametro chiaro per valutare la stabilità della remunerazione.
  • Storico e costanza dei dividendi: una crescita regolare del DPS o un payout ratio stabile sono segnali di gestione oculata e affidabile della società.
  • Indicatori di solidità finanziaria: l'analisi dei bilanci (ad esempio, utili trattenuti e flussi di cassa) consente di comprendere la capacità dell'azienda di sostenere la politica dei dividendi.
L'interpretazione corretta dei parametri evita scelte guidate solo dall'apparenza di un alto rendimento, salvaguardando dall'investimento in aziende a rischio di sospensione del dividendo o perdita di valore. È utile incrociare diversi dati per confrontare, all'interno di uno stesso settore, quali società offrono la migliore combinazione tra redditività, sostenibilità e prospettive di crescita.

L'esperienza di investitori e analisti sottolinea l'importanza di una valutazione integrata. Si pensi a società italiane come Enel, che storicamente hanno mantenuto una generosa politica di distribuzione con rendimenti spesso superiori a quelli dei titoli di Stato. Diversi istituti bancari hanno inoltre affiancato politiche di dividendo consistente a buyback, offrendo agli azionisti una doppia strada per la valorizzazione del loro investimento.

Azione

Rendimento medio dividendi (%)

Payout ratio (%)

Enel

6,5

70

Snam

5,1

82

Intesa Sanpaolo

7,0

75

Gli esempi nel panorama internazionale includono le Dividend Aristocrats statunitensi, come Johnson & Johnson e Procter & Gamble, che hanno incrementato la remunerazione degli azionisti per decenni. Gli esperti raccomandano tuttavia di guardare oltre il solo "dividend yield": la solidità della governance, la costanza dei risultati e la capacità di adattarsi ai cambiamenti di mercato sono fattori essenziali nella selezione delle azioni da inserire in portafoglio.