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Spread btp-Bund ai minimi livelli dal 2010: conviene comprare Btp e titoli di stato o vendere?

di Marcello Tansini pubblicato il
spread btp-bund bassi a livello record

Lo spread Btp-Bund ha raggiunto livelli minimi dal 2010, riflettendo cambiamenti economici e politici rilevanti. Cosa significa questo dato, i fattori che lo influenzano, gli effetti su debito e mercati, e i consigli degli esperti sulle scelte di investimento tra rischi e opportunitŕ.

Il differenziale tra i titoli di Stato italiani e quelli tedeschi tocca il livello più basso dall'aprile del 2010, segnando una svolta storica per i mercati finanziari nazionali. Tale valore, sottolineato da una discesa sotto i 75 punti base nei primi giorni di novembre 2025, rappresenta un segnale di rinnovata fiducia verso il sistema Paese. Livelli così contenuti della differenza di rendimento tra Btp e Bund testimoniano una riduzione del rischio-Italia, con importanti ripercussioni sulla credibilità delle istituzioni e sulle opportunità per risparmiatori e investitori. La dinamica attuale apre nuovi scenari, sollevando interrogativi sulle convenienze del momento per chi opera sui titoli di Stato.

Che cos’è lo spread Btp-Bund e come viene calcolato

Il termine "spread" deriva dall'inglese e indica la differenza tra due valori. In ambito finanziario italiano, il riferimento è la differenza di rendimento tra i Buoni del Tesoro Poliennali e i bund tedeschi di pari durata, generalmente quella decennale. Questo indicatore è considerato da anni una cartina di tornasole per valutare quanto è rischioso prestare soldi allo Stato italiano rispetto a quello tedesco, percepito come il più sicuro dell'eurozona.

Il calcolo è semplice: se un Btp decennale offre un rendimento annuo del 3,45% e il corrispondente bund tedesco il 2,7%, lo spread si attesta a 75 punti base, ovvero 0,75 punti percentuali. Ogni punto base rappresenta un centesimo di punto percentuale. La misura restituisce il "premio al rischio" richiesto dagli investitori per acquistare titoli italiani invece che tedeschi.

Lo spread incorpora una serie di fattori di rischio:

  • Debito pubblico rispetto al PIL
  • Deficit e andamento dei conti pubblici
  • Stabilità politica
  • Prospettive di crescita
  • Valutazioni delle principali agenzie di rating
L'indicatore è monitorato quotidianamente da autorità, mercati e media, ed è spesso associato alla salute finanziaria del Paese. Superare determinate soglie può scatenare reazioni nei mercati, incidendo su costo del debito, valore delle obbligazioni e accesso al credito.

Perché lo spread è ai minimi dal 2010: fattori interni ed esterni

Il restringimento del differenziale tra titoli italiani e tedeschi degli ultimi mesi trova spiegazione in una pluralità di cause, sia di matrice interna che esterna. Da un lato si registra un miglioramento della percezione di stabilità istituzionale e solidità dei conti pubblici italiani: la durata dell'esecutivo in carica, la riduzione del deficit, il ritorno del debito pubblico ai livelli pre-crisi e la revisione positiva del giudizio delle agenzie di rating hanno rassicurato i mercati.

Dall'altro, giocano un ruolo decisivo i processi economici e politici che interessano Germania e Francia. L'aumento del rischio percepito da parte degli investitori verso i Paesi di riferimento dell’Eurozona – in particolare dopo il varo di maxi-piani di spesa pubblica e il rallentamento delle rispettive economie – ha determinato un avvicinamento dei rendimenti fra i titoli europei. In Francia, il peggioramento dei parametri di debito e deficit ha generato declassamenti da parte delle agenzie di rating, mentre la Germania fronteggia difficoltà industriali e crescita stagnante.

Si aggiunge l'influenza della Banca Centrale Europea: il recente ciclo di allentamento monetario, a seguito della fase di rialzo, ha portato un diffuso calo dei rendimenti, riducendo ulteriormente il premio al rischio per i Paesi ad alto debito.

Effetti dello spread basso sul debito pubblico italiano e sulla finanza dello stato

La compressione dei rendimenti ha impatti tangibili e immediati sui conti pubblici nazionali. Il servizio del debito, ossia la spesa per interessi, scende sensibilmente ogni volta che l'Italia riesce a collocare nuovi titoli e a rifinanziare il debito in scadenza a condizioni più vantaggiose. Su un volume annuo di emissioni superiori ai 350 miliardi di euro, una riduzione di 50 punti base può significare risparmi oscillanti tra 3,5 e 5 miliardi di euro all'anno, anche secondo le simulazioni del Centro Studi di Unimpresa.

L'effetto non è solo contabile ma strategico: risorse liberate possono essere reinvestite in misure di crescita, sostegno fiscale o investimenti pubblici, senza dover ricorrere a nuove tasse o tagli alla spesa. Inoltre, la riduzione degli oneri sugli interessi alimenta un ciclo virtuoso, migliorando ulteriormente la sostenibilità del debito e la percezione d'affidabilità sui mercati internazionali.

La tabella seguente sintetizza alcune cifre chiave:

Stock debito pubblico ~2.900 mld €
Volume emissioni annue 350-500 mld €
Spesa annuale per interessi Oltre 80 mld € (2024)
Risparmio annuo compresso spread 3,5-8 mld €

Oltre agli effetti diretti, si osserva una maggiore solidità delle banche nazionali, detentrici di ampi portafogli di titoli pubblici, e un rafforzamento negoziale dell'Italia nel contesto UE, sia sui futuri bilanci sia sui fondi di programmazione europea.

Spread ai minimi: conviene comprare Btp e titoli di Stato o vendere? I consigli degli esperti

La ridotta differenza tra i rendimenti dei titoli italiani e tedeschi stimola un ampio dibattito tra risparmiatori, investitori istituzionali e gestori di fondi. In una fase in cui lo spread è sceso su livelli storicamente bassi, le strategie da adottare sugli strumenti del debito pubblico cambiano sensibilmente rispetto agli anni passati.

Molti osservatori sottolineano che lo spazio per un ulteriore ribasso dello spread appare limitato, dato l'avvicinamento ai minimi e una serie di incertezze latenti sui mercati. Gli esperti mettono in guardia da facili entusiasmi: con rendimenti del decennale italiano attestati intorno al 3,35%-3,45%, il rischio di perdere l’upside in conto capitale si fa più concreto, a fronte di cedole meno generose rispetto al recente passato.

  • Per chi detiene già Btp in portafoglio, la fase attuale può rappresentare un’opportunità per consolidare i profitti maturati: il calo dei rendimenti degli ultimi 12 mesi ha incrementato il valore di mercato di molti titoli. Realizzare plusvalenze, soprattutto su scadenze medio-lunghe, può essere una scelta da valutare con attenzione con il proprio consulente.
  • Per chi valuta l’acquisto oggi, occorre considerare che i margini di extra-rendimento si sono assottigliati rispetto ad alternative safer come i titoli tedeschi o l’area investment grade europea. Tuttavia, restano attrattivi rispetto ad altri Paesi, e in particolare per investitori che cercano flussi cedolari stabili o una componente di diversificazione prudente.
  • Le banche d'affari e i grandi fondi suggeriscono ora approcci selettivi, premiando scadenze corte o strumenti flessibili: la liquidità può essere preferita a posizionamenti su titoli lunghi, in attesa di nuove opportunità.
Le decisioni, dunque, devono tenere conto degli obiettivi di investimento, della propensione al rischio e della propria pianificazione finanziaria. Se da un lato il calo dei premi al rischio incentiva la domanda estera, dall’altro riduce la capacità di proteggersi da movimenti repentini di mercato. Chi sceglie di mantenersi investito nei titoli di Stato italiani può beneficiarne ancora, ma senza perdere di vista i segnali di cambiamento nel quadro macroeconomico e geopolitico europeo.

Rischi e opportunità: gli scenari futuri tra politica, BCE e mercati globali

Sebbene il quadro attuale sia favorevole, le prospettive sono caratterizzate da elevata volatilità, alimentata da fattori globali e domestici. Il recente allentamento della politica monetaria della BCE ha contribuito a migliorare le condizioni di finanziamento per l’Italia, ma la traiettoria dei tassi e l’evoluzione dell’inflazione restano elementi chiave da monitorare. Inoltre, una risalita repentina dello spread non può essere esclusa in presenza di shock geopolitici, nuove tensioni sul debito dell’Eurozona o mutate aspettative su crescita e politiche fiscali.

  • La tenuta politica interna e la capacità di mantenere il deficit sotto controllo saranno determinanti per conservare l’attuale vantaggio competitivo sui mercati.
  • Il rallentamento economico di partner chiave come Germania e Francia potrebbe impattare sia sulla domanda di esportazioni sia sulla stabilità complessiva dell’area euro.
  • La revisione del Patto di Stabilità europeo e le future decisioni della BCE possono spostare l’equilibrio degli spread tra i Paesi periferici e i core dell’Eurozona, ridefinendo le opportunità di investimento.
Non mancano, tuttavia, elementi positivi. Una finestra favorevole nei bienni 2025-2026 consentirebbe all’Italia di consolidare i conti pubblici, programmare riforme strutturali e rafforzare l’immagine di affidabilità. L’utilizzo responsabile delle risorse liberate grazie allo spread basso potrà accrescere il potenziale di crescita e ridurre in via strutturale la vulnerabilità alle turbolenze di mercato.
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