Cosa prevede la nuova sentenza della Cassazione sulla prestazione di ore di straordinario a lavoro e cosa cambia per i lavoratori
Cosa cambia con la nuova sentenza della Corte di Cassazione per gli straordinari a lavoro? La normativa italiana stabilisce l’orario di lavoro ordinario in 40 ore settimanali, a meno che non sia diversamente previsto dai diversi contratti collettivi e, durante la durata massima giornaliera, il lavoratore ha diritto a 11 ore di riposo consecutivo ogni 24 ore, per cui la giornata lavorativa non può superare le 13 ore.
Il ricorso allo straordinario è ammesso per un periodo che non deve superare le 250 ore annue. Le regole che disciplinano lo svolgimento del lavoro straordinario sono ben chiare ma una nuova sentenza della Corte di Cassazione ha stabilito ulteriori chiarimenti. Vediamo nel dettaglio di cosa si tratta.
Quando le ore di lavoro prestate in più non vengono autorizzate preventivamente, ma vengono realmente svolte, il lavoratore deve sempre essere retribuito, a condizione di documentare le ore di lavoro di straordinario effettivamente fatte, per esempio tramite i meccanismi di rilevazione delle presenze, o con testimoni, ecc.
La Cassazione ha ribadito il principio che il lavoro straordinario deve essere autorizzato per essere retribuito, ma chiarisce che il suo svolgimento, documentate, basta per garantire il diritto alla retribuzione.
In realtà, esistono situazioni specifiche che danno diritto al pagamento degli straordinari, anche se vengono formalmente autorizzati dal datore di lavoro, come quando il datore di lavoro sa che il dipendente sta svolgendo ore straordinarie e non lo ferma, per cui si considera che abbia accettato tacitamente la prestazione; o nel caso di situazioni impreviste, si pensi al guasto di un impianto che deve essere sistemato per evitare blocchi operativi o pericoli, ecc; o, ancora, o in presenza di attività inderogabili da completare, che devono essere terminate.
La nuova sentenza della Cassazione è arrivata dopo il ricorso di alcuni infermieri che avevano svolto ore di straordinario senza una formale autorizzazione e la ASL di competenza non le aveva pagate.
La Corte ha dato ragione ai lavoratori, spiegando che, se il lavoro straordinario si era necessario per il corretto svolgimento delle mansioni, la mancanza di un'autorizzazione preventiva non significava che i lavoratori non avessero diritto a ricevere il pagamento delle ore extra prestate e ha condannato la stessa Asl a riconoscere la dovuta retribuzione.