Cosa cambia e come l'importo della pensione dei dipendenti pubblici Cpdel, Cps, Cpi e Cpug con nuova età di uscita
L’ambito previdenziale del pubblico impiego attraversa una fase di profonda revisione normativa, con impatti consistenti sugli assegni pensionistici dei lavoratori iscritti alle principali casse specifiche.
Le recenti misure, disciplinate dalla Legge di Bilancio 2025 e chiarite dall’INPS nel messaggio n. 2491/2025, rivedono in senso più restrittivo i criteri per il riconoscimento della quota retributiva della pensione per gli iscritti a Cpdel, Cps, Cpi e Cpug.
Tali cambiamenti derivano da una duplice azione: innalzamento dell’età necessaria per il pensionamento e introduzione di aliquote di rendimento meno favorevoli rispetto al passato. Questa trasformazione incide particolarmente su chi valuta di lasciare il lavoro prima del compimento dei 67 anni, con una riduzione degli importi liquidati secondo il metodo misto di calcolo.
L’aumento dell’età ordinamentale di pensionamento interessa tutte le amministrazioni pubbliche e, in particolare, le gestioni storiche dell’ex INPDAP ora in INPS (Cpdel per enti locali, Cps sanitari, Cpi insegnanti dell’infanzia, Cpug ufficiali giudiziari).
In particolare, gli interessati dalla novità pensionistica sono i dipendenti pubblici iscritti alle seguenti Casse:
CPDEL: per dipendenti degli enti locali e di diritto pubblico, comprende lavoratori di regioni, province, comuni, aziende sanitarie, camere di commercio e molte altre realtà amministrative non privatizzate o che non assumono la forma di società per azioni.
CPS: per il personale del comparto sanitario pubblico, come medici e operatori di strutture sanitarie dipendenti da enti pubblici, compresi quelli delle aziende ospedaliere del Servizio Sanitario Nazionale e delle IPAB.
CPI: per gli insegnanti delle scuole primarie paritarie e degli asili istituiti in enti morali o comunali, includendo anche personale delle scuole parificate.
CPUG: per gli ufficiali giudiziari, coadiutori, aiutanti e personale UNEP (Ufficio Notificazioni Esecuzioni e Protesti), caratterizzati da specificità nelle funzioni e da una storia previdenziale distinta rispetto alle altre categorizzazioni.
Dal 2025 il requisito anagrafico richiesto per la pensione di vecchiaia sale a 67 anni, allineandosi alla normativa generale del settore pubblico, abrogando pertanto il limite precedente di 65 anni ed eliminando così la possibilità di uscita anticipata con la deroga per chi aveva maturato i requisiti di anzianità. Il trattenimento in servizio viene, su richiesta dell’amministrazione e previo consenso dell’interessato, esteso fino ai 70 anni in casi specifici.
Ciò significa che per:
L’applicazione delle nuove aliquote di rendimento per il calcolo della quota retributiva del trattamento pensionistico produce effetti differenziati in base alla carriera contributiva del lavoratore pubblico.
Secondo la formulazione attuale, solo chi lascia il servizio per raggiunti 67 anni evita la penalizzazione introdotta con la legge 2025: in tutti gli altri casi d’uscita anticipata, la quota di pensione relativa all’anzianità maturata entro il 31 dicembre 1995, inferiore a 15 anni, sarà ricalcolata con una percentuale meno vantaggiosa del passato. Il coefficiente utilizzato sarà il 2,5% annuo anziché aliquote precedenti più favorevoli o i regimi derogatori in vigore fino al 2024.
Le nuove regole prevedono:
| Anni ante 1996 | Aliquota pre-2025 | Aliquota post-2025 | Quota annuale (ipotetica) |
| 12 | 2,44% | 2,5% | ~8.400€ |
A questa cifra va aggiunta la parte contributiva sulle annualità successive. Il rischio maggiore è insito per chi, causa carriere frammentate, non riesce a cumulare l’anzianità sufficiente per una mitigazione della decurtazione.
I professionisti della sanità iscritti a Cps, inclusi medici, infermieri, operatori socio-sanitari, vedono amplificato l’effetto dei nuovi parametri di rendimento pensionistico. Per la categoria, spesso soggetta a turnazione e lavori usuranti, l’attuale normativa rappresenta un disincentivo concreto all’anticipo pensionistico. Considerando un caso tipo:
Tra gli addetti alla scuola dell’infanzia, iscritti a Cpi, e gli ufficiali giudiziari della Cpug, l’allineamento dei limiti di età ha generato incertezza e cali negli assegni previsti. Gli insegnanti, spesso donne con carriere non lineari, sono particolarmente esposti a perdite. Un esempio esplicativo:
Il sistema misto, previsto per i lavoratori assunti prima del 1996 ma con meno di 18 anni di contributi entro il 31 dicembre 1995, si basa su una doppia componente: quota retributiva (fino al 1995) calcolata secondo i coefficienti di rendimento e quota contributiva, che si applica successivamente secondo i parametri annuali fissati dallo Stato. Dal 2025, la quota retributiva inferiore a 15 anni viene definita col 2,5% annuo della retribuzione pensionabile.