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Taglio della pensione per dipendenti pubblici con nuovo limite di età: chi ci perde e quanto. Calcoli ed esempi

di Marianna Quatraro pubblicato il
Taglio pensione dipendenti pubblici nuov

Cosa cambia e come l'importo della pensione dei dipendenti pubblici Cpdel, Cps, Cpi e Cpug con nuova età di uscita

L’ambito previdenziale del pubblico impiego attraversa una fase di profonda revisione normativa, con impatti consistenti sugli assegni pensionistici dei lavoratori iscritti alle principali casse specifiche.

Le recenti misure, disciplinate dalla Legge di Bilancio 2025 e chiarite dall’INPS nel messaggio n. 2491/2025, rivedono in senso più restrittivo i criteri per il riconoscimento della quota retributiva della pensione per gli iscritti a Cpdel, Cps, Cpi e Cpug.

Tali cambiamenti derivano da una duplice azione: innalzamento dell’età necessaria per il pensionamento e introduzione di aliquote di rendimento meno favorevoli rispetto al passato. Questa trasformazione incide particolarmente su chi valuta di lasciare il lavoro prima del compimento dei 67 anni, con una riduzione degli importi liquidati secondo il metodo misto di calcolo. 

Nuovo limite di età per la pensione dei dipendenti pubblici Cpdel, Cps, Cpi e Cpug

L’aumento dell’età ordinamentale di pensionamento interessa tutte le amministrazioni pubbliche e, in particolare, le gestioni storiche dell’ex INPDAP ora in INPS (Cpdel per enti locali, Cps sanitari, Cpi insegnanti dell’infanzia, Cpug ufficiali giudiziari). 

In particolare, gli interessati dalla novità pensionistica sono i dipendenti pubblici iscritti alle seguenti Casse:

CPDEL: per dipendenti degli enti locali e di diritto pubblico, comprende lavoratori di regioni, province, comuni, aziende sanitarie, camere di commercio e molte altre realtà amministrative non privatizzate o che non assumono la forma di società per azioni.

CPS: per il personale del comparto sanitario pubblico, come medici e operatori di strutture sanitarie dipendenti da enti pubblici, compresi quelli delle aziende ospedaliere del Servizio Sanitario Nazionale e delle IPAB.

CPI: per gli insegnanti delle scuole primarie paritarie e degli asili istituiti in enti morali o comunali, includendo anche personale delle scuole parificate.

CPUG: per gli ufficiali giudiziari, coadiutori, aiutanti e personale UNEP (Ufficio Notificazioni Esecuzioni e Protesti), caratterizzati da specificità nelle funzioni e da una storia previdenziale distinta rispetto alle altre categorizzazioni.

Dal 2025 il requisito anagrafico richiesto per la pensione di vecchiaia sale a 67 anni, allineandosi alla normativa generale del settore pubblico, abrogando pertanto il limite precedente di 65 anni ed eliminando così la possibilità di uscita anticipata con la deroga per chi aveva maturato i requisiti di anzianità. Il trattenimento in servizio viene, su richiesta dell’amministrazione e previo consenso dell’interessato, esteso fino ai 70 anni in casi specifici.

Ciò significa che per:

  • Enti locali e comparti sanitari: la nuova soglia si applica in modo rigido, incidendo direttamente sulla tempistica di accesso alla pensione
  • Insegnanti di scuola dell’infanzia e ufficiali giudiziari: stessi criteri, con possibilità di permanenza in servizio solo per profili ritenuti essenziali dalla PA
La decorrenza degli effetti riguarda sia la liquidazione della pensione sia quella del trattamento di fine servizio, procrastinato di almeno 12 mesi dopo il raggiungimento dei nuovi limiti. 

Conseguenze delle nuove aliquote di rendimento: chi ci perde davvero

L’applicazione delle nuove aliquote di rendimento per il calcolo della quota retributiva del trattamento pensionistico produce effetti differenziati in base alla carriera contributiva del lavoratore pubblico.

Secondo la formulazione attuale, solo chi lascia il servizio per raggiunti 67 anni evita la penalizzazione introdotta con la legge 2025: in tutti gli altri casi d’uscita anticipata, la quota di pensione relativa all’anzianità maturata entro il 31 dicembre 1995, inferiore a 15 anni, sarà ricalcolata con una percentuale meno vantaggiosa del passato. Il coefficiente utilizzato sarà il 2,5% annuo anziché aliquote precedenti più favorevoli o i regimi derogatori in vigore fino al 2024.

Le nuove regole prevedono:

  • Lavoratori con decorrenza della pensione tra 65 e 67 anni: non beneficiano più della deroga alle nuove aliquote, subendo un taglio che, a seconda della storia contributiva e della categoria, può ridurre l’importo annuo di centinaia se non migliaia di euro.
  • Differenze per i casi di mantenimento in servizio oltre i 67 anni: resta la possibilità di accedere alla deroga alle penalizzazioni solo se la risoluzione del rapporto avviene al termine di un trattenimento dopo i 67 anni, ma prima dei 70.
  • Cause di esclusione dalla penalità: spettano ai soli lavoratori licenziati d’ufficio per limiti ordinamentali o titolari di pensione in cumulo per raggiunti limiti anagrafici.
Le conseguenze più significative delle novità sono le seguenti:
  • Le nuove regole penalizzano i comparti con maggiore propensione al pensionamento anticipato (enti locali, sanità, scuola dell’infanzia, giustizia)
  • I lavoratori con bassi redditi e carriere discontinue risultano esposti a maggiori decurtazioni percentuali.

Dipendenti degli enti locali: impatto dei tagli sulla pensione

Gli iscritti a Cpdel, lavoratori negli enti locali, rappresentano una delle categorie più colpite dal nuovo sistema di calcolo pensionistico. Storicamente più inclini ad anticipare il pensionamento grazie a regole meno stringenti sull’età ordinamentale, si trovano ora ad affrontare una riduzione della quota retributiva con i nuovi coefficienti se lasciano il servizio prima dei 67 anni. Un esempio pratico aiuta a quantificare il taglio:
  • Lavoratore con 12 anni di anzianità contributiva ante 1996, stipendio finale lordo 28.000 euro: quota retributiva calcolata, fino al 2024, con un aliquota variabile (fino al 2,44%) per ogni anno.
  • Con la nuova regola: applicazione del 2,5%. La differenza sull’intera vita pensionistica potrebbe arrivare a -300 euro annui rispetto al valore precedente per carriere corte o discontinue.
Tabella di esempio:
Anni ante 1996 Aliquota pre-2025 Aliquota post-2025 Quota annuale (ipotetica)
12 2,44% 2,5% ~8.400€

A questa cifra va aggiunta la parte contributiva sulle annualità successive. Il rischio maggiore è insito per chi, causa carriere frammentate, non riesce a cumulare l’anzianità sufficiente per una mitigazione della decurtazione.

Operatori sanitari e infermieri: esempi pratici di decurtazione

I professionisti della sanità iscritti a Cps, inclusi medici, infermieri, operatori socio-sanitari, vedono amplificato l’effetto dei nuovi parametri di rendimento pensionistico. Per la categoria, spesso soggetta a turnazione e lavori usuranti, l’attuale normativa rappresenta un disincentivo concreto all’anticipo pensionistico. Considerando un caso tipo:

  • Professionista con 14 anni ante 1996 e uno stipendio finale di 33.000 euro; quota precedente calcolata al 2,30% per anno, mentre dal 2025 viene applicato il 2,5% fino alla soglia massima di 15 anni ante 1996.
  • Decurtazione prevista: dagli 11.000 euro annui ante-riforma si scende a circa 10.850 euro lordi di quota retributiva, con una perdita fino a 150 euro annui a parità di condizioni.
Nel caso di lavoro prolungato o richiesta formale di trattenimento oltre i 67 anni, la penalizzazione si annulla. Tuttavia ciò non sempre è possibile, soprattutto per chi riveste ruoli a rischio usura professionale.

Insegnanti delle scuole dell’infanzia e giudiziari: cosa cambia sulle pensioni

Tra gli addetti alla scuola dell’infanzia, iscritti a Cpi, e gli ufficiali giudiziari della Cpug, l’allineamento dei limiti di età ha generato incertezza e cali negli assegni previsti. Gli insegnanti, spesso donne con carriere non lineari, sono particolarmente esposti a perdite. Un esempio esplicativo:

  • Insegnante materna con 13 anni ante 1996, stipendio di 26.500 euro: la quota retributiva scende da circa 8.000 euro a 7.850 euro annuali.
  • Ufficiale giudiziario con 15 anni ante 1996, stipendio 31.000 euro: differenza annuale stimata in -200 euro con i nuovi parametri.
L’impatto è ulteriormente accentuato per chi ha avuto congedi parentali o periodi di part-time, che abbassano la media pensionabile e riducono il beneficio accumulato nel sistema retributivo.

Calcolo della pensione mista con le nuove aliquote: metodo ed esempi concreti

Il sistema misto, previsto per i lavoratori assunti prima del 1996 ma con meno di 18 anni di contributi entro il 31 dicembre 1995, si basa su una doppia componente: quota retributiva (fino al 1995) calcolata secondo i coefficienti di rendimento e quota contributiva, che si applica successivamente secondo i parametri annuali fissati dallo Stato. Dal 2025, la quota retributiva inferiore a 15 anni viene definita col 2,5% annuo della retribuzione pensionabile.

  • Esempio 1: Dipendente ente locale con 13 anni ante 1996 e 24 anni post, stipendio medio 29.000 euro. Quota retributiva: 13×2,5%×29.000 = 9.425 euro. Quota contributiva (ipotetica): 24×1,5%×stipendio medio (proporzionato con coefficienti di conversione annua). Pensione totale: somma delle due voci meno trattenute fiscali.
  • Esempio 2: Infermiere con 10 anni ante 1996, 27 anni post, stipendio medio 31.000 euro. Quota retributiva: 7.750 euro. Quota contributiva (mediamente inferiore se retribuzione bassa).


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