Nell’ambito del diritto di famiglia italiano, capire qual è la differenza tra assegno di divorzio e mantenimento è essenziale per chi affronta una crisi coniugale.
Questi due istituti giuridici rappresentano strumenti di tutela economica per il coniuge più debole ma rispondono a esigenze, condizioni e limiti profondamente diversi.
La separazione e il divorzio sono due momenti distinti della cessazione della vita coniugale, da cui derivano effetti differenti.
La separazione legale determina la sospensione dei doveri coniugali di natura personale (fedeltà, convivenza, collaborazione) ma non pone fine ufficialmente al matrimonio. Gli obblighi economici tra i coniugi restano.
In questa fase, il giudice può disporre un assegno di mantenimento se emergono disparità reddituali. Il divorzio, invece, sancisce la cessazione definitiva del vincolo matrimoniale anche agli effetti patrimoniali, sciogliendo il legame e ogni obbligo di supporto economico salvo la previsione, a certe condizioni, di un assegno divorzile.
Il mantenimento nella separazione è volto a garantire lo stesso tenore di vita, mentre l’assegno dopo il divorzio ha una funzione assistenziale e compensativa, basata su criteri di autosufficienza.
L’assegno di mantenimento è destinato al coniuge privo di mezzi adeguati e non responsabile della crisi matrimoniale.
Il suo riconoscimento avviene in sede di separazione, anche consensuale, e mira a garantire condizioni di vita analoghe a quelle godute durante la convivenza coniugale.
La legge stabilisce che il giudice debba tenere conto non solo dei redditi dei coniugi, ma anche della durata del matrimonio, del patrimonio e delle esigenze del beneficiario.
La determinazione dell'importo dell'assegno di mantenimento: livello reddituale delle parti, durata dell’unione, standard di vita consuetudinario, età e salute coinvolte.
L’importo può essere modificato o revocato in caso di eventi quali:
La revisione dell’assegno è sempre subordinata alla valutazione delle mutate condizioni patrimoniali, tramite idonea documentazione.
L’assegno divorzile è uno strumento mirato a garantire mezzi adeguati e autonomia economica al coniuge più debole dopo la cessazione del matrimonio.
L'assegno dirvozile rappresenta una:
Il giudice deve effettuare una valutazione caso per caso, prendendo in esame il contributo personale, la durata dell’unione, lo stato di salute e le prospettive di autonomia del richiedente.
La domanda relativa all’assegno divorzile va presentata nell’atto introduttivo del giudizio di divorzio, supportata da:
Criteri di determinazione | Durata | Revisione | Limiti |
Condizioni economiche delle parti, durata del matrimonio, contributo fornito alla vita familiare, età, salute, presenza di figli | Permanente ma modificabile al variare delle condizioni; di norma persiste fino a nuova convivenza, matrimonio o autosufficienza del beneficiario | Possibile revisione in presenza di cambiamenti oggettivi (nuova occupazione, successione, riduzione redditi) | Nuovo matrimonio o convivenza stabile del beneficiario, raggiungimento di indipendenza economica, mutamento profondo delle condizioni patrimoniali |
Dal punto di vista fiscale gli assegni, sia di mantenimento che divorzile, prevedono le seguenti:
La deducibilità vale solo per le erogazioni periodiche e non per le somme corrisposte una tantum. Gli importi per i figli non sono deducibili per legge.
E' importante conservare tutta la documentazione bancaria relativa ai pagamenti per adempiere correttamente agli obblighi dichiarativi ed evitare sanzioni fiscali.
La perdita del diritto all’assegno può dipendere da diversi fattori: