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La differenza tra assegno di divorzio e mantenimento su condizioni, pagamenti, requisiti, durata, limiti

Cosa cambia tra l'assegno di divorzio e quello di mantenimento, quali sono le regole per ottenerli, a chi spettano e quando

Autore: Marianna Quatraro
pubblicato il
La differenza tra assegno di divorzio e

Nell’ambito del diritto di famiglia italiano, capire qual è la differenza tra assegno di divorzio e mantenimento è essenziale per chi affronta una crisi coniugale.

Questi due istituti giuridici rappresentano strumenti di tutela economica per il coniuge più debole ma rispondono a esigenze, condizioni e limiti profondamente diversi.

La separazione e il divorzio sono due momenti distinti della cessazione della vita coniugale, da cui derivano effetti differenti.

Differenze giuridiche tra separazione e divorzio: natura, finalità e presupposti degli assegni

La separazione legale determina la sospensione dei doveri coniugali di natura personale (fedeltà, convivenza, collaborazione) ma non pone fine ufficialmente al matrimonio. Gli obblighi economici tra i coniugi restano.

In questa fase, il giudice può disporre un assegno di mantenimento se emergono disparità reddituali. Il divorzio, invece, sancisce la cessazione definitiva del vincolo matrimoniale anche agli effetti patrimoniali, sciogliendo il legame e ogni obbligo di supporto economico salvo la previsione, a certe condizioni, di un assegno divorzile

Il mantenimento nella separazione è volto a garantire lo stesso tenore di vita, mentre l’assegno dopo il divorzio ha una funzione assistenziale e compensativa, basata su criteri di autosufficienza.

  • Presupposti diversi: nella separazione persistono doveri di solidarietà; nel divorzio si valuta l’autosufficienza e l’apporto alla vita familiare.
  • Finalità: il mantenimento mira a conservare il livello di vita precedente, il divorzile a garantire dignità e compensare sacrifici.
  • Procedura: accertamento giudiziale in entrambi i casi, ma con parametri valutativi diversi.

Assegno di mantenimento: requisiti, determinazione, durata e limiti applicativi

L’assegno di mantenimento è destinato al coniuge privo di mezzi adeguati e non responsabile della crisi matrimoniale.

Il suo riconoscimento avviene in sede di separazione, anche consensuale, e mira a garantire condizioni di vita analoghe a quelle godute durante la convivenza coniugale.

 La legge stabilisce che il giudice debba tenere conto non solo dei redditi dei coniugi, ma anche della durata del matrimonio, del patrimonio e delle esigenze del beneficiario.

  • Requisiti: assenza di redditi adeguati, non addebito della separazione, disparità economica, richieste documentate.
  • Determinazione: valutazione di redditi, beni, tenore di vita e capacità lavorative.
  • Durata: fino alla pronuncia del divorzio o al venir meno della condizione di bisogno.
  • Limiti: la sopravvenuta autosufficienza o nuova convivenza stabile del beneficiario può far cessare il diritto.

Criteri giudiziali per il calcolo dell’assegno di mantenimento e le cause di revisione o cessazione

La determinazione dell'importo dell'assegno di mantenimento: livello reddituale delle parti, durata dell’unione, standard di vita consuetudinario, età e salute coinvolte.

L’importo può essere modificato o revocato in caso di eventi quali:

  • miglioramento della situazione economica del beneficiario,
  • reperimento di redditi o nuova attività lavorativa,
  • instaurazione di una convivenza stabile con altro partner,
  • aggravamento della situazione del coniuge obbligato.

La revisione dell’assegno è sempre subordinata alla valutazione delle mutate condizioni patrimoniali, tramite idonea documentazione.

Assegno divorzile: funzioni assistenziali, compensative e perequative secondo la giurisprudenza

L’assegno divorzile è uno strumento mirato a garantire mezzi adeguati e autonomia economica al coniuge più debole dopo la cessazione del matrimonio.

L'assegno dirvozile rappresenta una:

  • Componente assistenziale: sostegno economico per il coniuge non autosufficiente;
  • Componente compensativa: riconoscimento dei sacrifici e ruoli svolti durante il matrimonio, in particolare nella gestione familiare e nella rinuncia a carriera;
  • Componente perequativa: riequilibrio delle condizioni economiche quando vi sia un apporto alla formazione del patrimonio comune.

Il giudice deve effettuare una valutazione caso per caso, prendendo in esame il contributo personale, la durata dell’unione, lo stato di salute e le prospettive di autonomia del richiedente.

Requisiti formali e sostanziali, procedura di richiesta e documentazione necessaria

La domanda relativa all’assegno divorzile va presentata nell’atto introduttivo del giudizio di divorzio, supportata da:

  • dichiarazioni dei redditi degli ultimi anni;
  • estratti conto bancari, certificazioni patrimoniali;
  • documentazione delle spese ordinarie e straordinarie;
  • attestazione dello stato di famiglia e della regolamentazione dell’affidamento dei figli.

Criteri di determinazione, durata, revisione e limiti dell’assegno divorzile

Criteri di determinazione Durata Revisione Limiti
Condizioni economiche delle parti, durata del matrimonio, contributo fornito alla vita familiare, età, salute, presenza di figli Permanente ma modificabile al variare delle condizioni; di norma persiste fino a nuova convivenza, matrimonio o autosufficienza del beneficiario Possibile revisione in presenza di cambiamenti oggettivi (nuova occupazione, successione, riduzione redditi) Nuovo matrimonio o convivenza stabile del beneficiario, raggiungimento di indipendenza economica, mutamento profondo delle condizioni patrimoniali

Effetti fiscali degli assegni di mantenimento e divorzio: deducibilità e regime tributario

Dal punto di vista fiscale gli assegni, sia di mantenimento che divorzile, prevedono le seguenti:

  • L’obbligato che eroga assegni periodici può dedurre le somme dalla base imponibile IRPEF, purché siano stabilite da provvedimento giudiziale
  • Il beneficiario deve dichiarare quanto percepito come reddito assimilato

La deducibilità vale solo per le erogazioni periodiche e non per le somme corrisposte una tantum. Gli importi per i figli non sono deducibili per legge.

E' importante conservare tutta la documentazione bancaria relativa ai pagamenti per adempiere correttamente agli obblighi dichiarativi ed evitare sanzioni fiscali.

Quando si perde il diritto all’assegno: nuove convivenze, autosufficienza economica e altre ipotesi di revoca

La perdita del diritto all’assegno può dipendere da diversi fattori:

  • Inizio di una nuova convivenza stabile o contrazione di nuovo matrimonio da parte del beneficiario
  • Concreta raggiunta autosufficienza economica (lavoro stabile, redditi o patrimoni rilevanti, eredità)
  • Miglioramento significativo delle condizioni economiche personali
  • Violazioni degli obblighi familiari o cambio della situazione del coniuge obbligato (ad esempio, perdita di lavoro certificata)

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