La pensione minima è una prestazione fondamentale del sistema previdenziale italiano, volto a garantire una vita dignitosa ai pensionati con assegni pensionistici ridotti. Questo meccanismo di integrazione interviene quando l'importo della pensione è inferiore alla soglia minima stabilita annualmente per legge. Nell'articolo esploreremo cos'è la pensione minima, le normative di riferimento, chi ne ha diritto e come viene calcolata. Verranno anche analizzate le modifiche e le rivalutazioni annue, fornendo una panoramica completa e aggiornata.
La pensione minima rappresenta un meccanismo di salvaguardia sociale previsto dall'ordinamento previdenziale italiano. È destinata ai pensionati che percepiscono un assegno pensionistico inferiore a una determinata soglia, fissata annualmente. Tale integrazione, anche nota come trattamento minimo, mira a garantire un reddito minimo sufficiente per vivere dignitosamente. L'importo della pensione minima è stabilito annualmente attraverso delle normative specifiche, espressamente indicate nella legge n. 638 del 1983. Questa legge definisce i criteri di eleggibilità e le modalità di calcolo per ottenere l'integrazione.
È essenziale che il pensionato abbia redditi individuali e, nel caso di coniugi, anche coniugali, che rientrino entro specifici limiti predefiniti dall'Inps. L'integrazione avviene quando l'assegno pensionistico, calcolato in base ai contributi versati, è inferiore al minimo vitale stabilito e, se la pensione spettante è inferiore a questa cifra, l'Istituto di Previdenza provvede a integrarla fino al raggiungimento del minimo prestabilito. Lo stesso Istituto è anche responsabile della gestione, assegnazione e monitoraggio delle pensioni minime, inclusi gli aggiornamenti annuali secondo il meccanismo di perequazione automatica delle pensioni, che tiene conto dell'inflazione e altri fattori economici.
La pensione minima e la pensione di vecchiaia sono due istituti previdenziali distinti, sebbene spesso siano confusi. La pensione di vecchiaia è una delle principali prestazioni pensionistiche del sistema italiano, erogata al raggiungimento di determinati requisiti anagrafici e contributivi, che attualmente sono di 67 anni di età e almeno 20 anni di contributi.
La pensione minima è, invece, un'integrazione concessa ai pensionati che, pur avendo diritto alla pensione di vecchiaia o ad altre pensioni, percepiscono un assegno inferiore al minimo vitale stabilito annualmente dalla legge. Non è una pensione autonoma, ma piuttosto un'integrazione riconosciuta dall'INPS. Mentre la pensione di vecchiaia dipende esclusivamente dai contributi versati, la pensione minima si basa su criteri di reddito, sia individuale che coniugale.
La pensione minima e l'assegno sociale sono due misure distinte destinate a sostenere economicamente i cittadini anziani con risorse limitate. La distinzione tra i due strumenti è fondamentale per comprendere a chi spettano e come vengono calcolati. La pensione minima è un'integrazione concessa ai pensionati che percepiscono un assegno pensionistico inferiore a una soglia stabilita annualmente, destinata a coloro che, pur avendo maturato il diritto alla pensione di vecchiaia, invalidità o altri tipi di pensione, ricevono un importo insufficiente a garantire un tenore di vita dignitoso.
L'assegno sociale è una prestazione assistenziale, non previdenziale, destinata a individui con almeno 67 anni che non soddisfano i requisiti contributivi per ottenere una pensione di vecchiaia. Non richiede, infatti, il versamento di contributi, ma è subordinato a stringenti condizioni economiche. Per ottenere l'assegno sociale, infatti, il richiedente deve avere un reddito inferiore a una soglia stabilita annualmente dalla legge e che varia a seconda che il richiedente sia singolo o coniugato, con importi differenti per persone sole e per nuclei familiari.
Le circolari INPS forniscono spiegazioni dettagliate e chiarimenti normativi sulle pensioni minime, diventando uno strumento essenziale per comprendere appieno questo istituto. Una delle circolari fondamentali è la Circolare INPS n. 58 del 20 marzo 2018, che approfondisce i criteri per il calcolo e l'adeguamento delle pensioni minime rispetto all'inflazione per garantire il mantenimento del potere d'acquisto dei pensionati.
La Circolare INPS n. 44 del 22 marzo 2019 offre chiarimenti sui limiti di reddito per l'accesso alla pensione minima, precisando i tetti massimi di reddito individuale e coniugale che condizionano l'erogazione dell'integrazione. Questo documento è cruciale per chi deve capire se rientra nei parametri richiesti dall'INPS per beneficiare della pensione minima.
La Circolare INPS n. 107 del 28 ottobre 2021 si sofferma sulle modalità di rivalutazione annuale delle pensioni minime, spiegando come vengono calcolati gli adeguamenti in base agli incrementi del costo della vita. Questo documento è particolarmente utile per chi vuole comprendere come il proprio assegno pensionistico può variare nel tempo.
Infine, la Circolare INPS n. 33 del 2 marzo 2022 indica le principali misure di sostegno aggiuntivo e le opportunità di maggiorazione disponibili per i percettori della pensione minima.
Le normative e leggi di riferimento relative alla pensione minima sono fondamentali per comprendere i criteri, le modalità di calcolo e le condizioni di accesso a questa integrazione. Una delle leggi principali è la legge n. 638 del 1983, che ha istituito l'attuale sistema di integrazione al trattamento minimo.
Il Decreto Legislativo n. 503 del 30 dicembre 1992 ha introdotto ulteriori modifiche e chiarimenti, tra cui l'adeguamento automatico delle pensioni attraverso il cosiddetto meccanismo della perequazione automatica, che garantisce l'adeguamento dell'importo della pensione minima in base all'andamento dell'inflazione.
Un altro riferimento normativo significativo è rappresentato dalla Legge di Bilancio, approvata annualmente dal Parlamento. Questa legge stabilisce gli importi minimi delle pensioni, i criteri di adeguamento e le risorse destinate a coprire tali spese. Il Decreto Interministeriale del 20 novembre 2023, emanato dai Ministeri del Lavoro e dell'Economia, ha specificato ulteriormente i limiti reddituali per beneficiare della pensione minima, nonché le modalità operative per richiedere tale integrazione. Il decreto chiarisce anche i criteri per la valutazione del reddito individuale e coniugale, fondamentali per calcolare l'integrazione spettante.
Ci sono poi, come detto, le circolari INPS, che regolano il riconoscimento e l'erogazione della pensione minima Infine, l'articolo 6, comma 7, della legge 638/1983 introduce il concetto di "cristallizzazione del rateo". Secondo questa disposizione, se un pensionato perde il diritto all'integrazione al minimo per superamento dei limiti reddituali, continua a percepire un rateo integrato della pensione fino al momento in cui la pensione stessa, correggendo per l'inflazione, supera l'importo del rateo congelato.
Il funzionamento della pensione minima è basato su un meccanismo di integrazione previsto dall'INPS per garantire che i pensionati possano contare su un reddito minimo adeguato. Questo avviene quando l'importo della pensione calcolata sui contributi versati non raggiunge la soglia stabilita annualmente. L'integrazione, detta anche trattamento minimo, interviene per colmare la differenza tra l'importo della pensione spettante e il minimo vitale.
Per accedere a questa integrazione, il pensionato deve rispettare specifici requisiti reddituali. Il reddito individuale del pensionato non deve superare una certa soglia, e se il pensionato è coniugato, è necessario considerare anche il reddito del coniuge. I limiti di reddito vengono aggiornati annualmente dall'INPS e sono fondamentali per determinare il diritto all'integrazione.
Ai fini del diritto alla pensione minima, rientrano tutti i redditi imponibili del pensionato, escludendo alcuni redditi non imponibili come quelli derivanti da trattamenti di famiglia esenti da IRPEF. Ad esempio, i redditi derivanti da pensioni di guerra, rendite INAIL e altre indennità simili non vengono considerati nel calcolo.
Un altro fattore cruciale da considerare è la rivalutazione annuale della pensione minima. Questo adeguamento tiene conto dell'andamento dell'inflazione e di altri fattori economici, assicurando che il potere d'acquisto dei pensionati non diminuisca nel tempo. La rivalutazione pensionistica è un processo automatico che avviene ogni anno, basato sugli indici ISTAT di variazione dei prezzi al consumo e che determina l'importo di pensione minima da riconoscere.
La pensione minima spetta a quei pensionati il cui trattamento pensionistico risultante dal calcolo dei contributi versati è inferiore a una determinata soglia stabilita annualmente dalla legge. Questo diritto è condizionato da una serie di requisiti specifici che devono essere rispettati.
Innanzitutto, per avere diritto alla pensione minima, è necessario essere titolari di una pensione diretta, come la pensione di vecchiaia, l'assegno ordinario di invalidità, la pensione di invalidità o una pensione ai superstiti.
Per accedere alla pensione minima, è fondamentale rispettare determinati limiti di reddito. L'INPS stabilisce ogni anno i tetti di reddito individuali e coniugali entro cui è possibile ottenere l'integrazione. I limiti tengono conto di tutte le forme di reddito imponibile, ad eccezione di alcuni redditi esenti come i trattamenti di famiglia o le rendite INAIL.
È importante notare che non tutte le pensioni sono integrabili al minimo. Le pensioni liquidate interamente con il sistema contributivo, ossia coloro che hanno iniziato a lavorare dal 1º gennaio 1996, non hanno, infatti, diritto all'integrazione al minimo.
Per poter accedere alla pensione minima, è necessario soddisfare specifici requisiti ed età stabiliti dalla normativa vigente. Anzitutto, il pensionato deve aver maturato il diritto a una pensione diretta o indiretta, come la pensione di vecchiaia, l’assegno ordinario di invalidità, la pensione ai superstiti o analoghe prestazioni.Il requisito principale riguarda il livello di reddito del pensionato.
L'importo della pensione, determinato dai contributi versati durante l'attività lavorativa, deve essere inferiore alla soglia stabilita annualmente dalla legge. Solo in questo caso, lo Stato interviene con l’integrazione al trattamento minimo. I limiti di reddito vengono aggiornati ogni anno dall'INPS e variano a seconda della composizione del nucleo familiare: il pensionato singolo deve rispettare un certo limite di reddito individuale, mentre per i pensionati coniugati viene preso in considerazione anche il reddito del coniuge.
Un altro requisito fondamentale riguarda l'età del pensionato. Generalmente, il diritto alla pensione minima si acquisisce al raggiungimento dell’età pensionabile stabilita per la pensione di vecchiaia, che attualmente è fissata a 67 anni. Tuttavia, ci sono alcuni casi in cui l’età richiesta può variare, ad esempio per i titolari di pensioni di invalidità o di pensioni ai superstiti, le cui condizioni specifiche sono regolate da normative ad hoc.
La pensione minima, come tutte le altre prestazioni pensionistiche, è soggetta a tassazione. Tuttavia, l'applicazione delle tasse sulla pensione minima segue regole specifiche, in funzione della natura ridotta dell'importo percepito e delle normative fiscali vigenti. In Italia, le pensioni, inclusa la pensione minima, sono trattate fiscalmente come redditi da lavoro dipendente.
Nella determinazione delle tasse sulla pensione minima, si applica l'IRPEF (Imposta sul Reddito delle Persone Fisiche), che prevede aliquote progressive in base al reddito complessivo annuo del pensionato. La tassazione delle pensioni minime è, inoltre, influenzata da una serie di agevolazioni e detrazioni fiscali.
I pensionati possono, infatti, usufruire delle detrazioni per redditi da pensione, che riducono l’imposta lorda dovuta. Queste detrazioni variano in funzione del reddito complessivo e possono coprire una parte significativa dell'IRPEF dovuta, riducendo l'onere fiscale per i pensionati con redditi più bassi.
Le detrazioni sono applicate automaticamente dall'INPS al momento del calcolo dell’imposta. Inoltre, alcune agevolazioni regionali e comunali possono influenzare l'importo netto percepito dai pensionati. In diverse regioni italiane, i pensionati a basso reddito possono, infatti, beneficiare di riduzioni o esenzioni delle imposte locali, come l'addizionale regionale e comunale all'IRPEF.
Per la determinazione delle tasse sulla pensione minima, l'Istituto di Previdenza emette annualmente la Certificazione Unica (CU), un documento che riassume tutti i redditi percepiti e le tasse applicate nell'anno precedente. I pensionati devono verificare le informazioni contenute nella CU e, se necessario, presentare la dichiarazione dei redditi per beneficiare di eventuali ulteriori detrazioni o rimborsi d'imposta.
La pensione minima non spetta a coloro che, pur avendo versato contributi inferiori ai requisiti minimi per la pensione di vecchiaia o altre forme pensionistiche, non rientrano nelle specifiche categorie previste dalla normativa. In dettaglio, tra coloro che non hanno diritto alla pensione minima ci sono persone che non hanno maturato il diritto ad una pensione diretta o indiretta.
Questo significa che se un individuo non ha accumulato i contributi necessari per ottenere una pensione di vecchiaia, un assegno ordinario di invalidità o una pensione ai superstiti, non può beneficiare dell'integrazione al minimo. Inoltre, le pensioni liquidate interamente con il sistema contributivo non prevedono l'integrazione al trattamento minimo. Questo riguarda i lavoratori che hanno iniziato a versare contributi a partire dal 1º gennaio 1996 e che rientrano nel sistema contributivo puro.
Le persone che percepiscono una pensione estera senza essere titolari di una pensione italiana nel sistema obbligatorio non hanno diritto alla pensione minima. Anche chi percepisce una pensione supplementare nel sistema obbligatorio italiano, come una rendita INAIL o altre prestazioni non previdenziali, non rientra tra gli aventi diritto all'integrazione al minimo.La normativa inoltre esclude chi risiede stabilmente all'estero, poiché la pensione minima è riservata ai residenti in Italia.
Per accedere alla pensione minima, uno dei criteri fondamentali è il rispetto dei limiti di reddito individuali e coniugali, definiti ogni anno dall'Inps. Se si supera la soglia stabilita, l'integrazione non è concessa. Per i pensionati coniugati, il calcolo diventa più complesso poiché si deve considerare anche il reddito del coniuge. In questo caso, vi sono due soglie da rispettare: una per il reddito individuale e una per il reddito coniugale complessivo.
Il superamento del limite di reddito coniugale comporta l'esclusione dall'integrazione, indipendentemente dalla situazione del reddito individuale. Nella valutazione dei redditi, vengono inclusi tutti i redditi imponibili ai fini IRPEF, ad eccezione di alcuni redditi specificamente esclusi dalla normativa.
Tra i redditi esclusi vi sono i trattamenti di famiglia, le pensioni di guerra, le rendite INAIL e altre indennità esenti da imposizione fiscale. Non rientrano nel calcolo del reddito nemmeno gli importi arretrati soggetti a tassazione separata, come il TFR o altre liquidazioni. È opportuno ricordare che il pensionato deve presentare annualmente la dichiarazione dei redditi, riportando con precisione tutte le entrate per verificare e confermare il diritto all'integrazione.
I beneficiari della pensione minima ricevono anche la tredicesima mensilità, esattamente come tutti gli altri pensionati. Questa mensilità aggiuntiva è erogata ogni anno nel mese di dicembre e rappresenta un'importante integrazione al reddito per i pensionati.La tredicesima per chi percepisce la pensione minima è calcolata sull'importo totale della pensione, incluso l'eventuale trattamento minimo.
È importante notare che anche la tredicesima è soggetta a tassazione IRPEF, come il resto delle mensilità pensionistiche. Pertanto, l'importo netto può variare in funzione delle detrazioni fiscali applicabili al pensionato.
Inoltre, i pensionati che hanno maturato l'assegno pensionistico solo per una parte dell'anno, ad esempio a causa di una pensione decorrenza a metà anno, ricevono una tredicesima proporzionale ai mesi di pensionamento. Nelle situazioni in cui il diritto alla pensione matura a luglio, la tredicesima viene calcolata su sei mesi di spettanza, non sull'intero anno.
Anche la quattordicesima mensilità spetta a chi percepisce la pensione minima. Questa mensilità aggiuntiva viene erogata dall'INPS con la mensilità di luglio per sostenere i pensionati con redditi bassi.Il diritto alla quattordicesima è condizionato dal rispetto di precisi requisiti reddituali e l'importo varia in base agli anni di contributi maturati dal pensionato.
L'INPS effettua il calcolo della quattordicesima mensilità in modo automatico utilizzando i dati reddituali presenti nel proprio database. Precisiamo che anche la quattordicesima, come la tredicesima, è soggetta a tassazione IRPEF.
Per comprendere meglio gli importi e i limiti relativi alla pensione minima, è utile una tabella che specifichi i vari parametri per l'anno di riferimento. La tabella include l'importo mensile della pensione minima, i limiti di reddito individuali e coniugali, e le soglie per le integrazioni complete e parziali.
Anno | Importo Mensile Pensione Minima | Limite di Reddito Individuale (integrazione completa) | Limite di Reddito Individuale (integrazione parziale) | Limite di Reddito Coniugale |
2024 | 598,61 € | 7.782 € | 16.503 € | 31.128 € |
La prima colonna della tabella indica l'anno di riferimento. La seconda colonna mostra l'importo mensile della pensione minima, che è il limite sotto il quale le pensioni vengono integrate fino a raggiungere questa cifra. È essenziale che i pensionati monitorino attentamente i propri redditi e, se necessario, forniscano le informazioni aggiornate all'INPS per poter mantenere il diritto all'integrazione. Eventuali variazioni del reddito devono essere comunicate tempestivamente per evitare il rischio di indebiti o mancati pagamenti dell'integrazione.
Per avere la pensione minima, il soggetto interessato deve presentare una domanda specifica. La richiesta può essere effettuata online tramite il sito ufficiale dell'INPS, utilizzando le credenziali SPID, CIE o CNS. Alternativamente, è possibile rivolgersi ai patronati o ai CAF per ottenere assistenza nella compilazione e invio della domanda. È fondamentale fornire tutta la documentazione necessaria, come certificati di reddito e altri documenti specificati dall'INPS, per permettere una corretta valutazione dei requisiti reddituali e contributivi.
La domanda per la pensione minima deve essere presentata tenendo conto del momento in cui il pensionato matura il diritto all'integrazione. La decorrenza scatta dalla data in cui si verifica la condizione necessaria per l'assegno pensionistico, combinata con il rispetto dei limiti di reddito stabiliti dall'INPS.
Per la maggior parte delle pensioni, compresa quella di vecchiaia, la decorrenza coincide con il raggiungimento dell'età pensionabile e il possesso dei requisiti contributivi. La domanda per la pensione minima deve essere presentata preferibilmente entro il mese successivo al raggiungimento di tali requisiti.
Questo permette all'INPS di avviare tempestivamente il procedimento di integrazione e di erogare l'importo spettante senza ritardi. È importante presentare la domanda entro i termini per evitare eventuali penalizzazioni o ritardi nell'erogazione della pensione minima. In caso di ritardo nella presentazione, l'integrazione viene comunque riconosciuta a partire dalla data di decorrenza del diritto, ma potrebbero esserci tempi più lunghi per il disbrigo delle pratiche.
Per le pensioni di invalidità o altri trattamenti previdenziali, la decorrenza del diritto è legata alla data di accertamento della condizione invalidante e alla verifica dei requisiti reddituali e contributivi.
Per presentare la domanda di pensione minima all'INPS, si possono seguire diverse modalità, dalla procedura online, al rivolgersi a patronati o CAF, e direttamente presso gli uffici preposti.
Per la procedura online bisogna seguire i seguenti passaggi:
Se si decide di rivolgersi a patronati o CAF, così come all'ufficio competente Inps, bisogna innanzitutto prendere un appuntamento e quindi presentarsi il giorno prefissato con tutta la documentazione necessaria.
Spetta poi ai patronati o al CAF inviare telematicamente la domanda all’INPS. Precisiamo che l'Istituto può richiedere ulteriori auto-certificazioni per confermare i dati forniti. È possibile monitorare lo stato di avanzamento direttamente dal portale INPS.
Per presentare la domanda di pensione minima è necessario presentare l'apposita documentazione che comprende nel dettaglio:
Per chi richiede una pensione di invalidità, potrebbero essere richiesti documenti medici che attestino lo stato di salute e la condizione di invalidità.
Inoltre, potrebbero essere richiesti ulteriori moduli o autocertificazioni per confermare le informazioni fornite.
Il tempo necessario affinché una domanda per la pensione minima venga accolta può variare a seconda della complessità del caso e della completezza della documentazione fornita. In media, l'INPS impiega circa 30-60 giorni per processare una richiesta, ma il tempo effettivo dipende poi da diversi fattori, tra cui il numero di domande pervenute e la necessità di eventuali ulteriori verifiche.
In ogni caso, per monitorare lo stato della propria domanda e sapere se la richiesta è stata accolta, il pensionato può accedere alla propria “Area Riservata” e leggere tutti gli aggiornamenti e le comunicazioni relative alla pratica in corso. Se la domanda è stata presentata tramite un patronato o un CAF, questi enti possono fornire assistenza nel monitoraggio della pratica e comunicare eventuali aggiornamenti ricevuti dall’Istituto di Previdenza.
In ogni caso, una volta che la domanda è stata accolta, l’INPS invia una comunicazione ufficiale al pensionato, riportando i dettagli dell'integrazione al trattamento minimo approvata, dall'importo alla decorrenza e alle modalità di pagamento.
La pensione minima può godere della reversibilità, quindi essere trasferita ai superstiti qualora il percettore muoia, come forma di tutela per i familiari del pensionato defunto. Per quanto riguarda i soggetti beneficiari, la pensione di reversibilità può essere trasferita principalmente al coniuge, ai figli e, in alcuni casi, ad altri familiari del defunto, come i genitori o i fratelli e le sorelle non sposati.
Per richiedere la pensione di reversibilità, i superstiti devono presentare domanda all'INPS, allegando la documentazione richiesta, come certificati anagrafici e dichiarazioni di stato civile e di reddito. La domanda può essere effettuata direttamente sul sito dell'ente previdenziale o tramite i patronati e i CAF.
Per ottenere la pensione minima, molti pensionati scelgono di rivolgersi a Caf, patronati o commercialisti per ricevere assistenza nel processo di domanda. Questi servizi offrono supporto specialistico per garantire che la richiesta sia correttamente compilata e presentata, evitando ritardi o rifiuti per errori procedurali.
E se Caf e Patronati non prevedono costi per l'invio della domanda, i commercialisti richiedono generalmente una tariffa iniziale e una tariffa variabile basata sulla complessità del singolo caso, per cui i costi in questo caso non sono fissi e uguali per tutti.
Il calcolo della pensione minima prevede che l'INPS integri l'importo della pensione spettante se questa è inferiore alla soglia minima stabilita annualmente. Per determinare l'integrazione, si considerano i contributi versati e il reddito del pensionato. Se la pensione risulta inferiore alla cifra minima annualmente stabilita, viene integrata fino a raggiungere la soglia del trattamento minimo (600 circa nel 2024), garantendo così un reddito sufficiente per una vita dignitosa.
Le metodologie e i passaggi per il calcolo della pensione minima seguono procedure dettagliate stabilite dall'INPS per garantire che i pensionati ricevano l'integrazione corretta, quando necessario.
Di seguito i principali passaggi:
Ecco alcuni esempi pratici di calcolo della pensione minima in differenti scenari per chiarire il funzionamento dell’integrazione al trattamento minimo. Esempio 1: Pensionato singolo con pensione inferiore al minimo Giovanni percepisce una pensione di vecchiaia di 400 euro al mese e vive da solo. Per il 2022, il trattamento minimo è fissato a 524,35 euro. Giovanni ha un reddito annuale di 6.000 euro.
Calcolo:
- Pensione mensile spettante: 400 euro
- Trattamento minimo 2022: 524,35 euro
- Integrazione mensile: 524,35 euro - 400 euro = 124,35 euro
- Pensione totale mensile: 400 euro + 124,35 euro = 524,35 euro
Giovanni riceverà quindi un'integrazione di 124,35 euro per portare la sua pensione al minimo vitale.
Esempio 2: Pensionato coniugato con reddito coniugale sotto il limite Maria percepisce una pensione di invalidità di 300 euro al mese ed è coniugata con Pietro, che ha un reddito di 15.000 euro annui. Il reddito complessivo della coppia è 18.000 euro.
Calcolo:
- Pensione mensile spettante: 300 euro
- Trattamento minimo 2022: 524,35 euro
- Integrazione mensile: 524,35 euro - 300 euro = 224,35 euro
Reddito complessivo della coppia: 18.000 euro (inferiore al limite di 27.266,20 euro annui)
Pensione totale mensile di Maria: 300 euro + 224,35 euro = 524,35 euro
Maria riceve un'integrazione di 224,35 euro, portando la sua pensione al minimo vitale.
Esempio 3: Pensionato con reddito individuale tra limite completo e parziale Roberto ha una pensione di vecchiaia di 350 euro al mese e un reddito annuo di 8.000 euro.
Calcolo:
- Pensione mensile spettante: 350 euro
- Trattamento minimo 2022: 524,35 euro
- Limite di reddito per integrazione completa: 6.816,55 euro annui
- Limite di reddito per integrazione parziale: fino a 13.633,10 euro
Roberto non riceve l'integrazione completa, ma riceve una parziale.
Differenza tra reddito e limite parziale: 13.633,10 euro - 8.000 euro = 5.633,10 euro
Differenza mensile: 5.633,10 euro/12 mesi = 469,43 euro (importo parziale da integrare)
Pensione totale mensile: 350 euro + 469,43 euro = 819,43 euro
Poiché l'importo parziale da integrare non può superare il trattamento minimo, si adegua l'integrazione massima possibile.
Integrazione mensile riconosciuta: 524,35 euro - 350 euro = 174,35 euro
Pensione totale mensile di Roberto sarà 524,35 euro che include l’integrazione parziale.
Questi esempi illustrano come l'integrazione al trattamento minimo è applicata in funzione del reddito e della composizione della famiglia, garantendo sempre un reddito minimo ai pensionati.
L'importo della pensione minima può variare c per diversi motivi, come l'aggiornamento annuale dei limiti di reddito e del trattamento minimo deciso, la rivalutazione annua basata sull'andamento dell'inflazione per mantenere il potere d'acquisto dei pensionati, e le modifiche delle soglie dei redditi individuali o familiari del pensionato, così come eventuali maggiorazioni per determinate condizioni.
In determinate condizioni, la pensione minima può essere soggetta a integrazioni e aumenti che mirano a garantire un reddito adeguato ai pensionati e che dipendono da specifici requisiti. Questo può avvenire nel cosidetto caso delle maggiorazioni o quando si prende la pensone di invaliditàti.
Ulteriori casi di aumenti della pensione minima possono essere: il riconoscimento della quattordicesima mensilità;, l'erogazione dell'indennità di accompagnamento; e ill pagamento del'assegno sociale.
Sono previste integrazioni anche per chi ha carichi familiari, come figli a carico o il coniuge privo di redditi propri
Tutte queste situazioni e condizionni le andremo nel dettaglio in un prossimo capitolo di questa guida
La rivalutazione annua della pensione minima è un meccanismo fondamentale volto a preservare il potere d'acquisto dei pensionati nel tempo. La rivalutazione, anche nota come perequazione automatica, adegua annualmente l'importo della pensione minima in relazione all'andamento dell'inflazione e al costo della vita. Questo processo è regolato dall'INPS e segue specifiche normative.
L'indice di riferimento per la rivalutazione è il FOI (Indice dei Prezzi al Consumo per le Famiglie di Operai e Impiegati), che viene calcolato dall'ISTAT, e che serve all'Istituto di Previdenza per determinare l'aumento della pensione minima per l'anno successivo. L'adeguamento avviene il primo gennaio di ogni anno e varia sempre a seconda delle decisioni prese in sede di Legge di Bilancio o da specifici decreti ministeriali.
Precisiamo che la rivalutazione annua viene applicata automaticamente dall'INPS, senza bisogno di una richiesta esplicita da parte del pensionato.
Il pagamento della pensione minima viene effettuato dall'INPS su base mensile. I pensionati possono scegliere tra diverse modalità di accredito, come il bonifico bancario o postale su conto corrente, o la carta di pagamento elettronico come la Postepay. È possibile ricevere il pagamento anche in contanti presso gli uffici postali per chi non dispone di un conto corrente. La data di erogazione è solitamente fissata al primo giorno bancabile del mese, garantendo così una continuità e regolarità nella ricezione del sostegno economico.
L'importo della pensione minima, stabilito annualmente dall'INPS, rappresenta il valore minimo che un pensionato può ricevere mensilmente a seguito dell'integrazione prevista. Per l'anno 2024, il trattamento minimo è stato fissato a 598,61 euro al mese.
Per il 2024, è stato riconosciuto un ulteriore incremento straordinario del 2,7% che ha portato la cifra a salire fino a 614,77 euro. L'importo della pensione minima viene, per legge, calcolato in base all'età del pensionato, al numero di anni di contributi versati e al reddito del pensionato e del suo coniuge.
La pensione minima può essere pagata dall'INPS attraverso diversi canali di pagamento, come:
L'importo definitivo della pensione minima viene stabilito dall'INPS dopo aver verificato tutte le condizioni necessarie e aver completato i calcoli basati sui contributi versati e sui limiti di reddito dichiarati dal pensionato. Questo processo di verifica e calcolo in genere avviene dopo che il pensionato ha presentato la domanda e tutta la documentazione richiesta.
Una volta che l'Istituto riceve la domanda, esamina i dati contributivi del pensionato per determinare il diritto alla pensione e il relativo importo spettante. Successivamente, si verifica se l'importo della pensione calcolata è inferiore al trattamento minimo stabilito per l'anno in corso e, in tal caso, viene calcolata l'integrazione per raggiungere l'importo minimo.
L'importo definitivo generalmente decorre dalla data in cui il pensionato ha maturato il diritto alla pensione, considerando sia l'età anagrafica che i contributi versati, e spetta all'Inps comunicare al pensionato l'importo definitivo della pensione minima tramite lettera o posta elettronica certificata, indicando la cifra mensile della pensione, comprensiva di eventuali integrazioni al minimo, la data di decorrenza e le modalità di pagamento. L'importo definitivo può subire variazioni annuali per i diversi motivi sopra spiegati.
Un importo provvisorio della pensione minima può essere pagato dall'INPS in diverse circostanze. Questa misura viene adottata per garantire che il pensionato riceva un sostegno economico mentre è ancora in corso la verifica completa dei requisiti e dei documenti.Per esempio, in caso di richiesta di pensione di vecchiaia o di invalidità, l'INPS può erogare un importo provvisorio se la documentazione fornita dal pensionato è incompleta o richiede ulteriori verifiche.
Questo assicura che il pensionato abbia comunque un reddito mentre si attende la definizione dell'importo definitivo. Un altro scenario può presentarsi nel caso di pensioni estere o di redditi provenienti dall'estero. La burocrazia internazionale e i tempi necessari per la verifica possono indurre l'INPS a erogare un importo provvisorio in attesa della completa valutazione dei redditi complessivi del pensionato.
L'importo provvisorio della pensione minima può essere riconosciuto anche in presenza di discrepanze nelle registrazioni contributive. In ogni caso, la cifra provvisoria si basa su una stima prudenziale dell'INPS e viene adeguata solo quando tutti i requisiti sono verificati e confermati e con eventuali conguagli.
Ottenere un aumento della pensione minima può essere possibile attraverso diverse modalità, che possono includere maggiorazioni specifiche, come:
L'INPS prevede l'erogazione di importi aggiuntivi per le pensioni minime in determinate condizioni, al fine di sostenere i pensionati con redditi particolarmente bassi. Questi importi aggiuntivi variano a seconda della specifica situazione del pensionato e sono soggetti a requisiti ben definiti e sono:
Maggiorazione sociale: I pensionati di età superiore ai 70 anni possono beneficiare della maggiorazione sociale, che eleva l’importo base della pensione minima e il cui calcolo si basa sul reddito complessivo del pensionato e sul numero di anni di contributi versati. Anche i pensionati di età inferiore a 70 anni ma che si trovano in condizioni economiche particolarmente disagiate possono avere diritto a questa maggiorazione, previa presentazione di una specifica domanda e verifica dei requisiti da parte dell'INPS.
Assegno sociale: Coloro che percepiscono la pensione minima e hanno un’età pari o superiore a 67 anni possono richiedere l'assegno sociale, a condizione di avere redditi tali da rientrare nelle soglie stabilite annualmente. L’assegno sociale è un'importante forma di sostegno che può significativamente aumentare l’importo mensile percepito dai pensionati.
Quattordicesima mensilità: Un'ulteriore aggiunta all'importo della pensione minima è la quattordicesima mensilità, corrisposta una volta all'anno, solitamente nel mese di luglio. Questo beneficio è destinato ai pensionati con un'età minima di 64 anni e viene calcolato in base agli anni di contributi maturati e al reddito annuo del pensionato. Gli importi variano in base a questi fattori e possono incrementare notevolmente il reddito annuale del pensionato.
Indennità di accompagnamento: I pensionati che hanno limitazioni fisiche gravi possono avere diritto all'indennità di accompagnamento, che non dipende dal reddito e si aggiunge all'importo della pensione minima per supportare le spese legate all’assistenza personale.
Aumenti per redditi bassi: L'INPS eroga ulteriori aumenti per i pensionati con redditi molto inferiori alle soglie minime di sussistenza. Ad esempio, per i pensionati con un reddito personale inferiore al trattamento minimo e redditi familiari complessivi molto bassi, sono previsti aumenti specifici che variano annualmente.
Per ottenere questi importi aggiuntivi, è fondamentale presentare domanda all'INPS con l'opportuna documentazione, come certificati di reddito e autocertificazioni richieste.
Un pensionato può ottenere un aumento della pensione minima tramite diverse maggiorazioni previste dalla legge per sostenere economicamente i pensionati che si trovano in condizioni particolari. Le maggiorazioni in particolare previste sono le seguenti:
Per ottenere le maggiorazioni, il pensionato deve presentare specifica domanda all'INPS, allegando la documentazione necessaria, come certificati di reddito, stato di famiglia, e, se necessario, certificati medici.
I pensionati che ricevono la pensione minima possono usufruire di vari sostegni aggiuntivi e opportunità che mirano a migliorare la loro qualità di vita, riconosciuti non solo a livello nazionale ma anche a livello locale. Si tratta, in particolare, di:
Maggiorazioni e altri aiuti disponibili
Per i pensionati che percepiscono la pensione minima, sono disponibili diverse maggiorazioni e aiuti aggiuntivi che mirano a migliorare le condizioni economiche e di vita, come la:
È possibile continuare a lavorare anche se si percepisce pensione minima, ma è importante comprendere come i redditi da lavoro influiscono sul calcolo della pensione e sulla tassazione. Innanzitutto, la pensione minima è soggetta a specifici limiti di reddito sia individuali che coniugali che devono essere assolutamente rispettati per continuare a ricevere l'integrazione al trattamento minimo.
Se, infatti, i redditi da lavoro superano i limiti stabiliti annualmente dall'INPS, l'integrazione potrebbe essere ridotta o sospesa interamente. Considerando poi che i redditi da pensione e da lavoro sono entrambi soggetti alle aliquote Irpef, che cambiano da una fascia all'altra e sono applicate in modo cumulativo, la presenza di redditi da lavoro potrebbe aumentarne il pagamento.
Ciò significa che cumulando la pensione minima con un reddito da lavoro si pagherebbero più tasse. È importante, però, considerare le detrazioni disponibili per i pensionati lavoratori, come quelle per lavoro dipendente e per redditi da pensione, che riducono l'imposta lorda dovuta, influenzando quindi l'importo netto percepito.
La pensione minima può far cumulo con diversi altri redditi e forme di aiuto, come:
Alcuni redditi non concorrono poi al cumulo per l'integrazione della pensione minima. Tra questi, i trattamenti di famiglia esenti da IRPEF, le pensioni di guerra, e le rendite INAIL.
Il diritto a ricevere la pensione minima si può perdere in diverse circostanze, tutte legate al superamento dei requisiti previsti dalla normativa vigente. I casi più specifici sono i seguenti:
Il calcolo della pensione minima per un pensionato con 20 anni di contributi si basa su specifiche regole e metodologie stabilite dall'INPS. Questo calcolo è fondamentale per determinare se l'importo della pensione spettante al pensionato debba essere integrato fino a raggiungere il trattamento minimo.I passaggi per il calcolo sono i seguenti:
1. Calcolo della pensione spettante: Utilizzando i 20 anni di contributi versati, l'INPS calcola l'importo della pensione spettante in base alle regole del sistema pensionistico applicabile (retributivo, contributivo o misto). In base all'anzianità contributiva e alla retribuzione media percepita durante la vita lavorativa, si ottiene un importo pensionistico.
2. Confronto con il trattamento minimo: L'importo della pensione calcolata viene confrontato con il trattamento minimo stabilito per l'anno in corso. Per il 2022, il trattamento minimo è fissato a 524,35 euro mensili.
3. Determinazione dell'integrazione: Se l'importo della pensione calcolata con i 20 anni di contributi è inferiore al trattamento minimo, l'INPS provvede ad integrare la differenza. Ad esempio, se il calcolo della pensione con 20 anni di contributi risulta in un importo di 450 euro mensili, l'integrazione sarà di:
- Trattamento minimo 2022: 524,35 euro
- Pensione spettante: 450 euro
- Integrazione mensile: 524,35 euro - 450 euro = 74,35 euro
In questo scenario, il pensionato riceverà una pensione complessiva di 524,35 euro mensili, comprensiva dell'integrazione.
Verifica dei requisiti reddituali: Inoltre, per ricevere l'integrazione al trattamento minimo, il pensionato deve rispettare i limiti di reddito individuali e, se coniugato, coniugali stabiliti dall'INPS. Se il reddito complessivo supera i limiti previsti, l'integrazione potrebbe essere ridotta o sospesa.
- Limite di reddito individuale: 6.816,55 euro annui (integrazione completa)
- Limite di reddito coniugale: 27.266,20 euro annui (integrazione completa per pensionati coniugati).
Esclusioni: È importante notare che le pensioni liquidate interamente con il sistema contributivo (per chi ha iniziato a lavorare dal 1º gennaio 1996) non sono integrabili al minimo, a meno che non rientrino nelle eccezioni previste dalla legge, come l'opzione donna. In questi casi, il calcolo della pensione si basa esclusivamente sui contributi versati, senza la possibilità di integrazione.
Il processo di calcolo della pensione minima con 20 anni di contributi è quindi una combinazione di valutazioni contributive e reddituali, garantendo che i pensionati con redditi più bassi possano comunque percepire un importo minimo sufficiente per vivere dignitosamente.
Per l'anno 2024 sono state introdotte alcune novità e modifiche relative alla pensione minima, che mirano a migliorare il sostegno economico ai pensionati con redditi bassi. Ecco le principali modifiche che sono entrate in vigore: