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Pensioni 2021 calcolo età, contributi e requisiti per andare in pensione
Quando e come si può andare in pensione nel 2021? Quali sono le possibilità di uscita prima per chi non volesse restare a lavoro fino al compimento dei 67 anni di età?
Dal primo gennaio 2021 cambiano i requisiti per andare in pensione di vecchiaia e per effetto dell’adeguamento all’aumento dell’aspettativa di vita Istat, sale l’età pensionabile passando da 66 anni e sette mesi, e 20 anni di contributi, a 67 anni di età fermo restando, però, il requisito dei 20 di contributi necessari. Si tratta di un adeguamento stabilito dall’attuale riforma Fornero delle pensioni che ha aumentato l’età pensionabile per tutti, uomini e donne, seguendo il principio che più si vive e più si può lavorare, prevedendo uno scatto degli anni necessari per andare in pensione ogni due anni, di tre, quattro mesi.
La stessa riforma Fornero ha esteso a tutti il calcolo della pensione finale con sistema contributivo, vale a dire sulla base esclusiva dei contributi previdenziali effettivamente versati nel corso della propria vita lavorativa e si tratta, come facilmente comprensibile, di un sistema decisamente meno vantaggioso del vecchio retributivo che prevedeva, invece, il calcolo della pensione finale sulla base degli ultimi stipendi, quelli di fine carriera, quelli più elevati.
Lo scatto dell’adeguamento all’aspettativa di vita 2021 sarà, invece, bloccato per quanto riguarda i requisiti della pensione anticipata. Nessun aumento previsto, dunque, il prossimo anno per chi uscirà scegliendo la strada della pensione anticipata che continuerà a richiedere la maturazione di 42 anni e dieci mesi di contributi per gli uomini e 41 anni e dieci mesi di contributi per le donne indipendentemente dall’età pensionabile.
In pensione nel 2021 ancora anche con Ape volontaria e Ape social, nonostante per quest’ultima si parli di proroga ma non sia ufficialmente inserita ancora nella Manovra. L’Ape social permette di andare in pensione fino a tre anni prima a persone considerate svantaggiate, e cioè disoccupati che abbiano esaurito da almeno 3 mesi tutti i sussidi di disoccupazione e abbiano raggiunto 63 anni di età e maturato 30 anni di contributi; invalidi (e parenti di primo grado) che abbiano maturato almeno 30 anni di contributi e a cui sia riconosciuta una invalidità superiore al 74%; lavoratori gravosi da almeno 6 anni in via continuativa e abbiano maturato almeno 36 anni di contributi, come operai edili, dell’industria estrattiva, conduttori di gru, di macchinari mobili per la perforazione nelle costruzioni, o di convogli ferroviari e personale viaggiante, o di mezzi pesanti; conciatori di pelli e di pellicce; infermiere e ostetriche con lavoro in turni; maestre d’asilo; addetti all’assistenza di persone in condizioni di non autosufficienza; facchini e spazzini; operai siderurgici; dell’agricoltura, della zootecnia e pesca; lavoratori marittimi.
L’Ape social viene erogata per 12 mesi e prevede un tetto di 1.500 euro lordi. La domanda per avere l’Ape social deve essere presentata all’Inps.
Sempre all’Inps deve essere presentata la domanda anche per la pensione con Ape volontaria, sorta di prestito pensionistico ponte per chi decide di andare in pensione fino a tre anni prima e che viene erogato fino al raggiungimento dei normali requisiti pensionistici per poi essere restituito come fosse un prestito 20ennale, prevedendo decurtazioni sull’assegno finale in base all’entità del prestito richiesto per gli anni di uscita prima. L’Ape volontaria può essere richiesta dai lavoratori dipendenti pubblici e privati, dai lavoratori autonomi e dagli iscritti alla Gestione Separata. Non vale per i liberi professionisti iscritti a casse private.
Via libera nel 2021 anche alla possibilità per le lavoratrici di andare in pensione prima con l’opzione donna: con questo sistema lavoratrici statali e private e autonome possono andare in pensione con 35 anni di contributi e rispettivamente, 58 e 59 anni di età dal 2021, ma a condizione di accettare una pensione finale un trattamento pensionistico finale ridotto fino anche al 30% perché interamente calcolato solo con sistema contributivo e non più con il più vantaggioso retributivo.
Un’altra possibilità per andare in pensione si chiama Rita, rendita integrativa temporanea anticipata: è un meccanismo che permette di chiedere un anticipo, totale o parziale, di quanto versato nel proprio fondo di previdenza complementare fino al conseguimento della pensione di vecchiaia. I requisiti necessari per poter richiedere la Rita sono: essere senza lavoro, essere iscritti alla gestione separata Inps e aver maturato almeno 20 anni di contributi. Questo sistema di uscita prima, nel calcolo finale dell’assegno, non prevede alcuna penalizzazione.
Il 2021, stando alle ultime notizie, sarà l’anno di debutto della novità pensioni di quota 100. Come funziona? La quota 100 (valida per un primo periodo di soli tre anni) prevede l’uscita con 62 anni di età e 38 anni di contributi ma i tempi di uscita sono diversi tra lavoratori privati, che se vogliono andare in pensione nel 2021 con quota 100 devono aver maturato i requisiti richiesti entro il 31 dicembre di quest’anno 2021 e per effetto della finestra trimestrale stabilita potranno andare in pensione effettiva dal primo aprile; e lavoratori pubblici, per cui oltre ai tre mesi di finestra mobile ci saranno ulteriori sei mesi di attesa prima dell’uscita prima effettiva, che partirà solo ad ottobre. I sei mesi in più servono come tempo di preavviso per procedere a nuovi concorsi per l’assunzione di personale da assumere al posto di chi andrà in pensione.