Importi di pensioni più alti a partire da gennaio 2026 grazie alla nuova rivalutazione al 4,04% dei montanti contributivi: come funziona il calcolo e quanto si prenderà di più
L’anno 2026 segnerà un cambiamento rilevante per chi accede all’assegno pensionistico calcolato con metodo contributivo, grazie all’aggiornamento annuale dei valori ISTAT di capitalizzazione. Il tasso comunicato nel 2025, fissato al 4,04%, comporterà una rivalutazione significativa dei montanti contributivi maturati entro il 31 dicembre 2024. Questo adeguamento ha l’obiettivo di preservare il potere d’acquisto dei futuri pensionati, collegando la crescita degli importi ai valori reali dell’economia. Coloro che si trovano sotto il sistema contributivo vedranno valorizzato l’insieme dei contributi accumulati, con riflessi concreti sull’importo della rendita previdenziale.
La riforma Dini (legge n. 335/1995) ha rivoluzionato il sistema previdenziale italiano, introducendo il metodo contributivo come sistema di calcolo della pensione. In questa prospettiva, ogni lavoratore costruisce nel tempo un "zainetto" personale composto dai propri contributi previdenziali, obbligatori o volontari, versati durante la vita lavorativa.
Questi contributi non solo vengono accumulati, ma anche rivalutati annualmente secondo il tasso fissato a livello nazionale: il risultato è il cosiddetto montante contributivo, che rappresenta la base di calcolo della futura pensione e che:
La rivalutazione dei montanti contributivi si fonda su un precise regole dettate dalla normativa. Ogni anno l’ISTAT comunica il tasso annuo di capitalizzazione applicato dal Ministero del Lavoro, che riflette la variazione media quinquennale del PIL nominale italiano a prezzi correnti e protegge i futuri assegni dal rischio di perdere valore a causa dell’inflazione o di periodi di stagnazione.
Per il 2025 è stato individuato un tasso annuo di capitalizzazione pari a 1,040445, ossia una rivalutazione del 4,04% applicata al montante dei contributi esistenti al 31 dicembre 2024. Tale parametro si basa sulla media degli ultimi cinque anni di crescita del Prodotto Interno Lordo nominale e offre maggiore stabilità rispetto alle sole variazioni annuali. L’aggiornamento avviene automaticamente da parte degli enti di previdenza (come INPS e Casse professionali).
Il tasso di rivalutazione fissato per l’anno 2025, che inciderà sugli assegni dal 2026, si applica a tutti i soggetti che rientrano nel sistema contributivo o misto. Nel dettaglio, beneficiano dell’aumento:
Per comprendere l’applicazione concreta del tasso di rivalutazione del 4,04%, si può considerare la situazione di un lavoratore dipendente che abbia accumulato fino al 31 dicembre 2024 un montante contributivo di 200.000 euro. L’aggiornamento ISTAT porta questo capitale a crescere come segue:
| Montante al 31/12/2024 | 200.000 € |
| Rivalutazione ISTAT 4,04% | +8.089 € |
| Montante aggiornato al 01/01/2025 | 208.089 € |
Il nuovo importo sarà ulteriormente incrementato dai contributi versati durante il 2025 e il 2026. Solamente il montante maturato al termine del 2024 è oggetto della rivalutazione del 4,04%; i contributi degli anni successivi saranno rivalutati con i tassi che verranno comunicati per gli esercizi futuri.
Dopo la determinazione del montante contributivo aggiornato, interviene un altro elemento fondamentale: il coefficiente di trasformazione. Questo valore, rivisto biennalmente dal Ministero del Lavoro (ultimo aggiornamento con decreto 22 novembre 2024), converte il montante in pensione annua e varia in funzione dell’età di uscita dal lavoro. Età maggiori danno luogo a coefficienti più elevati e quindi a rendite più alte (a parità di capitale), in quanto riflettono la minore aspettativa di vita residua.
Per il biennio 2025-2026, ad esempio, il coefficiente per chi va in pensione a 67 anni è pari al 5,608%, inferiore rispetto ai bienni precedenti, con effetti di lieve riduzione sugli importi. Ecco come si applica la trasformazione:
| Montante rivalutato | 208.089 € |
| Coefficiente per 67 anni | 5,608% |
| Pensione annua lorda | 11.671 € |
È importante valutare con attenzione l’età in cui si decide di accedere alla pensione, in quanto incrementi anche minimi del coefficiente possono tradursi in differenze consistenti nell’assegno percepito ogni anno.
L’applicazione della rivalutazione al 4,04% rappresenta un incremento rispetto al +3,66% del 2024 e ai valori più contenuti osservati nell’ultimo decennio. Tuttavia, l’aggiornamento dei coefficienti di trasformazione per il biennio 2025-2026 ha portato a una lieve diminuzione degli importi rispetto al biennio precedente, stimata intorno al 2%.
In pratica, anche a fronte di un montante contributivo più alto grazie alla rivalutazione, il tasso di conversione in rendita annuale è oggi più basso. Considerando un caso pratico:
| 2024 | 2026 | |
| Montante (esempio) | 200.000 € | 208.089 € |
| Coefficiente 67 anni | 5,723% | 5,608% |
| Pensione annua | 11.446 € | 11.671 € |