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Nuove pensioni 2026, come cambia l'importo con i nuovi montanti contributivi rivalutati al 4,04%. Calcolo ed esempi

di Marianna Quatraro pubblicato il
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Importi di pensioni più alti a partire da gennaio 2026 grazie alla nuova rivalutazione al 4,04% dei montanti contributivi: come funziona il calcolo e quanto si prenderà di più

L’anno 2026 segnerà un cambiamento rilevante per chi accede all’assegno pensionistico calcolato con metodo contributivo, grazie all’aggiornamento annuale dei valori ISTAT di capitalizzazione. Il tasso comunicato nel 2025, fissato al 4,04%, comporterà una rivalutazione significativa dei montanti contributivi maturati entro il 31 dicembre 2024. Questo adeguamento ha l’obiettivo di preservare il potere d’acquisto dei futuri pensionati, collegando la crescita degli importi ai valori reali dell’economia. Coloro che si trovano sotto il sistema contributivo vedranno valorizzato l’insieme dei contributi accumulati, con riflessi concreti sull’importo della rendita previdenziale.

Cosa sono il sistema contributivo e il montante contributivo: regole e meccanismi

La riforma Dini (legge n. 335/1995) ha rivoluzionato il sistema previdenziale italiano, introducendo il metodo contributivo come sistema di calcolo della pensione. In questa prospettiva, ogni lavoratore costruisce nel tempo un "zainetto" personale composto dai propri contributi previdenziali, obbligatori o volontari, versati durante la vita lavorativa.

Questi contributi non solo vengono accumulati, ma anche rivalutati annualmente secondo il tasso fissato a livello nazionale: il risultato è il cosiddetto montante contributivo, che rappresenta la base di calcolo della futura pensione e che:

  • Per i lavoratori dipendenti la base si ottiene applicando il 33% alla retribuzione lorda;
  • per i lavoratori autonomi e i professionisti iscritti alla Gestione Separata si utilizzano aliquote tra il 24% e il 33%, in base alla categoria.
Il calcolo si sviluppa nel modo seguente:
  • Annualmente, i contributi versati vengono sommati al montante preesistente;
  • ogni anno, a tutto il capitale già accumulato, si applica un tasso di rivalutazione definito dall’ISTAT;
  • alla fine della carriera lavorativa, il valore totale viene trasformato nella rendita annua applicando un coefficiente di trasformazione legato all’età di pensionamento.
Questo metodo garantisce una stretta correlazione tra quanto effettivamente versato e l’importo dell’assegno previdenziale, garantendo maggiore sostenibilità al sistema a fronte delle tendenze demografiche e delle dinamiche economiche. 

Il tasso di rivalutazione ISTAT: come viene determinato il valore del 4,04%

La rivalutazione dei montanti contributivi si fonda su un precise regole dettate dalla normativa. Ogni anno l’ISTAT comunica il tasso annuo di capitalizzazione applicato dal Ministero del Lavoro, che riflette la variazione media quinquennale del PIL nominale italiano a prezzi correnti e protegge i futuri assegni dal rischio di perdere valore a causa dell’inflazione o di periodi di stagnazione.

Per il 2025 è stato individuato un tasso annuo di capitalizzazione pari a 1,040445, ossia una rivalutazione del 4,04% applicata al montante dei contributi esistenti al 31 dicembre 2024. Tale parametro si basa sulla media degli ultimi cinque anni di crescita del Prodotto Interno Lordo nominale e offre maggiore stabilità rispetto alle sole variazioni annuali. L’aggiornamento avviene automaticamente da parte degli enti di previdenza (come INPS e Casse professionali).

Rivalutazione 2026: chi beneficia dell’aumento e a chi si applica

Il tasso di rivalutazione fissato per l’anno 2025, che inciderà sugli assegni dal 2026, si applica a tutti i soggetti che rientrano nel sistema contributivo o misto. Nel dettaglio, beneficiano dell’aumento:

  • dipendenti e autonomi che abbiano iniziato la loro carriera previdenziale dopo il 1° gennaio 1996 (cosiddetti contributivi puri);
  • lavoratori con meno di 18 anni di contributi al 31 dicembre 1995, per la quota di pensione calcolata con il sistema contributivo;
  • iscritti alla Gestione Separata INPS;
  • liberi professionisti con regime di calcolo contributivo presso le rispettive Casse previdenziali.
Sono quindi esclusi dall’adeguamento esclusivamente i trattamenti determinati unicamente secondo il sistema retributivo e i pensionati già in godimento di prestazione. La rivalutazione si applica solo al montante accumulato fino al 31 dicembre dell’anno precedente alla decorrenza della pensione. Il capitale costruito nei successivi anni lavorativi si rivaluterà poi con i coefficienti che verranno comunicati di anno in anno.

Esempio pratico di calcolo della pensione con montante rivalutato

Per comprendere l’applicazione concreta del tasso di rivalutazione del 4,04%, si può considerare la situazione di un lavoratore dipendente che abbia accumulato fino al 31 dicembre 2024 un montante contributivo di 200.000 euro. L’aggiornamento ISTAT porta questo capitale a crescere come segue:

Montante al 31/12/2024 200.000 €
Rivalutazione ISTAT 4,04% +8.089 €
Montante aggiornato al 01/01/2025 208.089 €

Il nuovo importo sarà ulteriormente incrementato dai contributi versati durante il 2025 e il 2026. Solamente il montante maturato al termine del 2024 è oggetto della rivalutazione del 4,04%; i contributi degli anni successivi saranno rivalutati con i tassi che verranno comunicati per gli esercizi futuri.

Il ruolo dei coefficienti di trasformazione ed effetti sull’importo dell’assegno

Dopo la determinazione del montante contributivo aggiornato, interviene un altro elemento fondamentale: il coefficiente di trasformazione. Questo valore, rivisto biennalmente dal Ministero del Lavoro (ultimo aggiornamento con decreto 22 novembre 2024), converte il montante in pensione annua e varia in funzione dell’età di uscita dal lavoro. Età maggiori danno luogo a coefficienti più elevati e quindi a rendite più alte (a parità di capitale), in quanto riflettono la minore aspettativa di vita residua.

Per il biennio 2025-2026, ad esempio, il coefficiente per chi va in pensione a 67 anni è pari al 5,608%, inferiore rispetto ai bienni precedenti, con effetti di lieve riduzione sugli importi. Ecco come si applica la trasformazione:

Montante rivalutato 208.089 €
Coefficiente per 67 anni 5,608%
Pensione annua lorda 11.671 €

È importante valutare con attenzione l’età in cui si decide di accedere alla pensione, in quanto incrementi anche minimi del coefficiente possono tradursi in differenze consistenti nell’assegno percepito ogni anno.

Variazione degli importi rispetto al passato: confronto e spiegazioni

L’applicazione della rivalutazione al 4,04% rappresenta un incremento rispetto al +3,66% del 2024 e ai valori più contenuti osservati nell’ultimo decennio. Tuttavia, l’aggiornamento dei coefficienti di trasformazione per il biennio 2025-2026 ha portato a una lieve diminuzione degli importi rispetto al biennio precedente, stimata intorno al 2%.

In pratica, anche a fronte di un montante contributivo più alto grazie alla rivalutazione, il tasso di conversione in rendita annuale è oggi più basso. Considerando un caso pratico:

  2024 2026
Montante (esempio) 200.000 € 208.089 €
Coefficiente 67 anni 5,723% 5,608%
Pensione annua 11.446 € 11.671 €
  • Nel 2024 con coefficiente più elevato, la pensione risultava più favorevole a parità di montante.
  • Nel 2026, la rivalutazione più alta compensa la riduzione del coefficiente, mantenendo comunque un aumento della prestazione.
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