Cosa prevede e per chi la nuova proposta di anticipo del Tfr gli statali e perché ha suscitato discussioni e dubbi. I chiarimenti e le prospettive
Quali sono i dubbi sulla nuova misura annunciata di anticipo del Tfs agli statali? La ministra del Lavoro, Marina Calderone, solo qualche giorno fa ha annunciato la possibilità di riconoscimento dell’anticipo del Tfs agli statali fino ad un massimo del 75%.
Si tratta certamente di un annuncio che ha fatto rallegrare e tirare un sospiro di sollievo a tanti ma che ha creato anche non poche discussioni e dubbi. Vediamo di seguito il motivo.
La misura interesserebbe gli statali che hanno maturato almeno otto anni di servizio nello stesso ente e varrebbe solo a condizione di giustificarne la richiesta.
I motivi per cui sarà possibile richiedere l’anticipo sono, fondamentalmente, gli stessi validi per i lavoratori privati, vale a dire dover sostenere importanti spese mediche e sanitarie, o acquistare o ristrutturare la prima casa per sé o per i figli.
Attualmente l’anticipo del TFR è possibile solo ai lavoratori del settore privato.
Sembra, dunque, tutto molto positivo, ma c’è un problema: l’anticipo del trattamento sarebbe riconosciuto ai dipendenti a cui spetta il Tfr, mentre chi ha il vecchio Tfs, il trattamento di fine servizio, ed è stato assunto prima del 2001, non potrà avere alcun anticipo.
Tale differenza di trattamento ha chiaramente sollevato non poche proteste e per questo il sottosegretario al Lavoro, Claudio Durigon, ha già annunciato che il ministero starebbe valutando la possibilità di procedere con un intervento legislativo per equiparare la facoltà di richiesta di anticipo tanto ai dipendenti a cui spetta il Tfr tanto a coloro che cui spetta invece il Tfs.
Se la proposta del Governo venisse approvata, i vantaggi per tutti i dipendenti pubblici potrebbero essere diversi, oltre all’accesso alla liquidità immediata per sostenere, per esempio, spese improvvise, come cure mediche o lavori urgenti in casa, come: