Dal primo gennaio 2025 è entrato in vigore un limite del 5% sulle commissioni che le società emettitrici di buoni pasto possono applicare agli esercenti.
Tra le novità più importanti dei buoni pasto ci sono il tetto massimo alle commissioni applicabili agli esercenti, l’estensione del diritto ai buoni pasto per i dipendenti pubblici in smart working e l’impegno del Governo per aggiungere il personale scolastico tra i beneficiari. Analizziamo nel dettaglio questi cambiamenti:
La nuova normativa punta a rendere il sistema più sostenibile per i commercianti e incentivare un numero maggiore di esercizi ad accettare i buoni pasto. Significa una maggiore disponibilità per i lavoratori di utilizzare i buoni nei punti vendita e un ampliamento della rete di accettazione. Secondo le stime, il tetto del 5% dovrebbe consentire agli esercenti di risparmiare fino a 400 milioni di euro all’anno con la liberazione di risorse per migliorare il servizio e ridurre i costi per i clienti. In pratica dovrebbe migliorare la sostenibilità economica per gli esercenti ovvero incentivare l’uso dei buoni pasto e garantire un sistema più trasparente.
I buoni pasto sono distribuiti dalle aziende che non dispongono di un servizio mensa interno e possono essere forniti sia in formato cartaceo sia elettronico. In questo contesto, due aspetti contribuiscono a rendere i buoni pasto tra i benefit più apprezzati da aziende e dipendenti e li rendono più vantaggiosi per i dipendenti: l’esenzione fiscale e la possibilità di usarli per gli acquisti alimentari nei supermercati.
Un’altra novità riguarda i dipendenti pubblici, in particolare coloro che lavorano in modalità agile. Grazie al rinnovo del Contratto collettivo nazionale di lavoro per il comparto delle Funzioni Centrali, firmato nel novembre, anche i lavoratori in smart working hanno diritto a ricevere i buoni pasto.
Il diritto ai buoni pasto è riconosciuto a condizione che il dipendente svolga, durante la giornata lavorativa, lo stesso numero di ore previsto in ufficio. Si tratta di una scelta che riconosce ancora di più gli stessi diritti ai lavoratori a distanza e a quelli in presenza.
Dal punto di vista pratico, il buono pasto è un ticket nominativo con un valore economico prestabilito, fornito dal datore di lavoro al dipendente come contributo giornaliero per consentirgli di consumare un pasto gratuito durante l’orario lavorativo. Questo strumento può essere utilizzato negli esercizi commerciali convenzionati e può essere impiegato anche per fare la spesa. Di conseguenza lo spettro di utilizzo si allarga con conseguente soddisfazione dei lavoratori beneficiari. In seguito queste stesse agevolazioni per gli smart workers possono essere applicati anche ai rinnovi degli altri contratti di lavoro, quelli del mondo del privato.
Infine c'è un'altra novità da segnalare, il personale scolastico, composto da insegnanti e personale Ata, potrebbe presto entrare a far parte dei beneficiari dei buoni pasto. A dicembre, la Camera dei deputati ha approvato un ordine del giorno che impegna il governo a lavorare per aggiungere questa categoria tra i destinatari del beneficio. Oggi i dipendenti della scuola sono infatti esclusi dai buoni pasto.
Questa iniziativa è stata accolta positivamente dai sindacati del settore, che da anni richiedono un adeguamento delle condizioni economiche per insegnanti e personale Ata.