Qual la normativa vigente per la dichiarazione dei buoni fruttiferi postali nel 730 2025, i chiarimenti e le regole
I buoni postali devono essere inseriti nel 730 2025? Si è aperta la stagione della dichiarazione dei redditi e, dopo aver reso disponibile sul sito dell’Agenzia delle Entrate il 730 precompilato, tra qualche giorno, precisamente dal 15 maggio, sarà possibile intervenirvi con modifiche, integrazioni e correzioni così come ci si può già recare da Caf e altri professionisti del settore abilitati per la compilazione del modello cartaceo della dichiarazione dei redditi.
In ogni caso, il 730 2025 deve essere presentato entro il prossimo 30 settembre direttamente. Cerchiamo di seguito di fare chiarezza sulle regole che riguardano la compilazione del 730 relativamente ai buoni fruttiferi postali.
Dunque, i buoni fruttiferi postali, come gli altri strumenti di investimento come i libretti, non devono essere inseriti in dichiarazione dei redditi, perché non sono imponibili ai fini Irpef ma sono già tassati alla fonte (da Poste Italiane/Cassa Deposito Prestiti) con aliquota al 12,50%.
Inoltre, quelli di valore fino a 5 mila euro sono anche esenti dall’imposta di bollo.
Il discorso cambia, invece, per gli altri prodotti finanziari non emessi da Poste Italiane. Nel Modello 730 o nel Modello Redditi PF devono essere inseriti i redditi da lavoro e assimilati (come quelli da pensione) a cui si applica l’Irpef ordinaria (secondo le tre aliquote vigenti attualmente) e per i quali i contribuenti pagano un acconto sotto forma di trattenuta ogni mese (con conguaglio successivo nella Dichiarazione dei Redditi), ma anche i redditi da capitale e da immobili. E non solo.
Anche altri tipi di investimenti, come le azioni o i dividendi esteri, devono essere dichiarati nel Modello Redditi PF e sono soggetti a tassazione con aliquote variabili.
Per esempio, i dividendi esteri percepiti senza intermediazione sono tassati con un’imposta sostitutiva del 26%, senza possibilità di optare per la tassazione ordinaria Irpef.
Tutti i soggetti che percepiscono redditi da strumenti finanziari devono, infatti, dichiararli nella propria dichiarazione dei redditi, a meno che non rientrino in specifiche esenzioni previste dalla normativa fiscale.
Precisiamo che i redditi di natura finanziaria si dividono in redditi di capitale, derivanti da interessi, dividendi e proventi di strumenti finanziari, e redditi diversi, che comprendono le plusvalenze e gli altri guadagni da operazioni di compravendita di strumenti finanziari.
La tassazione di questi redditi varia a seconda del regime fiscale scelto dal contribuente e la mancata dichiarazione dei redditi di natura finanziaria comporta il rischio di sanzioni da parte dell’Agenzia delle Entrate, che possono arrivare fino al 30% dell’importo evaso.
Inoltre, potrebbero scattare accertamenti fiscali, con possibili maggiorazioni e interessi di mora, fino a possibili procedimenti penali, nei casi più gravi di evasione fiscale.