I contributi silenti sono uno degli argomenti più delicati del sistema pensionistico italiano ma nello stesso tempo tra i più importanti per raggiungere la pensione e non disperdere gli sforzi, anche economici, fatti.
Nel contesto previdenziale italiano, molti lavoratori incontrano la situazione di aver maturato, nel corso delle esperienze professionali, periodi di contribuzione non sufficienti a ottenere la pensione. Questi periodi, detti contributi silenti, rappresentano un tema di rilevante attualità, soprattutto a causa della crescente frammentazione dei percorsi lavorativi.
Il termine contributi silenti identifica i versamenti previdenziali effettuati presso l’INPS o altre Casse, che non risultano sufficienti per acquisire autonomamente il diritto a una prestazione pensionistica. Il fenomeno coinvolge frequentemente chi ha svolto lavori discontinui o cambiato più gestioni previdenziali.
Fra le cause principali si segnalano:
Negli ultimi anni sono stati introdotti diversi schemi per valorizzare i contributi frammentati:
Strumento | Costo | Calcolo pensione |
Ricongiunzione | Elevato | Regole gestione destinataria |
Totalizzazione | Gratuito | Sistema contributivo |
Cumulo | Gratuito | Regole di ciascuna gestione |
Riscatto e accreditamento figurativo rappresentano ulteriori opportunità per valorizzare periodi non lavorativi o scoperti da contribuzione. Il riscatto permette di trasformare periodi come la laurea, dottorati, congedi e altri eventi previsti dalla legge, in ulteriori anni utili ai fini pensionistici. L’accredito figurativo si applica invece a periodi coperti come servizio militare, disoccupazione indennizzata o maternità al di fuori del rapporto di lavoro. Tali strumenti incrementano sia il requisito contributivo sia, talvolta, l’importo dell’assegno.
I contributi volontari permettono di coprire, tramite versamenti a carico diretto del lavoratore, periodi privi di contribuzione obbligatoria o di colmare i buchi contributivi. Sono consentiti in presenza di almeno cinque anni di contributi o tre anni nei cinque anni antecedenti la domanda. L’autorizzazione dell’ente previdenziale è necessaria e il costo si basa sulle ultime retribuzioni. Si rivelano utili per raggiungere i requisiti minimi richiesti o incrementare l’importo della futura pensione. L’assenza di reddito da lavoro e l’interruzione dell’attività costituiscono le condizioni principali per l’accesso.
La pace contributiva è stata reintrodotta fino al 31 dicembre 2025 per i “contributivi puri” e consente di riscattare, mediante un pagamento, fino a cinque anni di periodi non coperti da contribuzione obbligatoria, collocati tra due periodi di lavoro e non antecedenti il 1° gennaio 1996. Il riscatto è utile sia all’acquisizione del diritto sia al calcolo della pensione. Il versamento è fiscalmente deducibile ma non consente la detrazione del 50% prevista dalla precedente disciplina. L’onere è calcolato sulle aliquote IVS vigenti. Scelta possibile solo su domanda, anche tramite patronati o contact center.