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Che cosa sono i contributi silenti e come si possono recuperare per andare in pensione se INPS o di Casse Previdenziali

di Marianna Quatraro pubblicato il
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I contributi silenti sono uno degli argomenti più delicati del sistema pensionistico italiano ma nello stesso tempo tra i più importanti per raggiungere la pensione e non disperdere gli sforzi, anche economici, fatti.

Nel contesto previdenziale italiano, molti lavoratori incontrano la situazione di aver maturato, nel corso delle esperienze professionali, periodi di contribuzione non sufficienti a ottenere la pensione. Questi periodi, detti contributi silenti, rappresentano un tema di rilevante attualità, soprattutto a causa della crescente frammentazione dei percorsi lavorativi. 

Che cosa sono i contributi silenti: definizione e cause

Il termine contributi silenti identifica i versamenti previdenziali effettuati presso l’INPS o altre Casse, che non risultano sufficienti per acquisire autonomamente il diritto a una prestazione pensionistica. Il fenomeno coinvolge frequentemente chi ha svolto lavori discontinui o cambiato più gestioni previdenziali. 

Fra le cause principali si segnalano:

  • Discontinuità lavorativa, con interruzioni e cambi frequenti di impiego.
  • Passaggi tra diversi enti previdenziali (esempio: da gestione dipendenti a Gestione Separata o casse professionali).
  • Mancato raggiungimento dei requisiti minimi per la liquidazione della pensione in una singola gestione.
Sistemi previdenziali diversi non comunicanti hanno favorito, soprattutto negli ultimi decenni, una frammentazione delle carriere. Professionisti, autonomi, lavoratori dipendenti e chi ha alternato impieghi diversi, possono aver accumulato contribuzione in più gestioni senza raggiungere in nessuna di esse il requisito minimo previsto. Altre situazioni tipiche:
  • Lavoratori con lunghi periodi di attività irregolare o di pausa tra un impiego e l’altro.
  • Passaggio a regimi diversi (INPS, casse professionali, gestione separata) senza raggiungere i criteri richiesti da ciascun fondo.

Il rischio di perdere i contributi silenti: cosa succede se restano inutilizzati

L’assenza di strumenti di recupero espone lavoratrici e lavoratori al rischio che i versamenti non producano alcun beneficio pensionistico. La normativa e la giurisprudenza hanno stabilito che, salvo rare eccezioni, gli importi versati, se potenzialmente utili per una pensione, non danno diritto a rimborso. Restano, pertanto, "silenti" e privi di frutto, se non vengono recuperati tramite gli strumenti offerti dall’ordinamento.

Strumenti principali per il recupero dei contributi silenti: ricongiunzione, totalizzazione e cumulo

Negli ultimi anni sono stati introdotti diversi schemi per valorizzare i contributi frammentati:

  • Ricongiunzione: trasferisce la contribuzione da una gestione all’altra, consentendo la liquidazione di un’unica pensione. Prevede spesso un onere economico rilevante e non è applicabile a tutte le gestioni, come la Gestione Separata.
  • Totalizzazione: sistema che consente di sommare, gratuitamente, i periodi versati presso più enti per conseguire la pensione. Il calcolo avviene quasi sempre interamente con il sistema contributivo.
  • Cumulo: strumento più recente, permette di cumulare periodi contributivi accreditati presso varie gestioni per l’accesso alle prestazioni; il calcolo avviene secondo le regole di ciascun fondo, rendendo la soluzione spesso più vantaggiosa.
Strumento Costo Calcolo pensione
Ricongiunzione Elevato Regole gestione destinataria
Totalizzazione Gratuito Sistema contributivo
Cumulo Gratuito Regole di ciascuna gestione

Altri 3 sistemi per recuperare i contributi silenti

Oltre ai sistemi sopracitati, ve ne sono ulteriori che consentono il recupero dei contributi silenti o l'aumento dei contributi per raggiungere la quota richiesta per poter andare in pensione con l'attuale normativa. In particolare, possiamo ricordare, i seguenti.


1. Il ruolo del riscatto e dell’accredito dei contributi figurativi
 

Riscatto e accreditamento figurativo rappresentano ulteriori opportunità per valorizzare periodi non lavorativi o scoperti da contribuzione. Il riscatto permette di trasformare periodi come la laurea, dottorati, congedi e altri eventi previsti dalla legge, in ulteriori anni utili ai fini pensionistici. L’accredito figurativo si applica invece a periodi coperti come servizio militare, disoccupazione indennizzata o maternità al di fuori del rapporto di lavoro. Tali strumenti incrementano sia il requisito contributivo sia, talvolta, l’importo dell’assegno.
 

2. Versamento di contributi volontari: come funziona e quando è possibile

I contributi volontari permettono di coprire, tramite versamenti a carico diretto del lavoratore, periodi privi di contribuzione obbligatoria o di colmare i buchi contributivi. Sono consentiti in presenza di almeno cinque anni di contributi o tre anni nei cinque anni antecedenti la domanda. L’autorizzazione dell’ente previdenziale è necessaria e il costo si basa sulle ultime retribuzioni. Si rivelano utili per raggiungere i requisiti minimi richiesti o incrementare l’importo della futura pensione. L’assenza di reddito da lavoro e l’interruzione dell’attività costituiscono le condizioni principali per l’accesso.
 

3. La pace contributiva: caratteristiche, limiti e vantaggi
 

La pace contributiva è stata reintrodotta fino al 31 dicembre 2025 per i “contributivi puri” e consente di riscattare, mediante un pagamento, fino a cinque anni di periodi non coperti da contribuzione obbligatoria, collocati tra due periodi di lavoro e non antecedenti il 1° gennaio 1996. Il riscatto è utile sia all’acquisizione del diritto sia al calcolo della pensione. Il versamento è fiscalmente deducibile ma non consente la detrazione del 50% prevista dalla precedente disciplina. L’onere è calcolato sulle aliquote IVS vigenti. Scelta possibile solo su domanda, anche tramite patronati o contact center.

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