Cosa cambia per andare in pensione anticipata per i disabili nati prima o dopo il 1996: cosa prevedono le normative e i chiarimenti
Come possono andare in pensione anticipata i disabili e cosa cambia per chi è nato prima o dopo il 1996? La Legge Amato 503/92 è stata una delle riforme fondamentali del sistema previdenziale italiano, stabilendo un aumento dei requisiti per andare in pensione, ma mantenendo specifiche deroghe, soprattutto per i lavoratori invalidi e i lavoratori non vedenti. Vediamo quali sono, cosa prevedono e per chi.
Per i lavoratori non vedenti dipendenti del settore privato, che abbiano sempre iniziato a lavorare prima del 1996, il pensionamento anticipato può avvenire a 56 anni per gli uomini e a 51 anni le donne. In questo caso, il requisito contributivo si ferma a 10 anni. Non serve, dunque, arrivare fino a 20 anni di contributi ma ne bastano 10.
Per i lavoratori autonomi, poi, il requisito anagrafico aumenta di cinque anni, per cui è possibile andare in pensione anticipata per uomini e donne, rispettivamente, a 56 e 51 anni ma con almeno 15 anni di contributi.
Se per i disabili nati prima del 1996 c'è una procedura specifica che permette di andare in pensione prima, la stessa non sussiste per i nati dopo il 1996.
C'è un problema di vuoto legislativo in tal senso e ciò significa per i lavoratori con invalidità o non vedenti assunti dopo il 1996 in poi non solo si applica il calcolo della pensione totalmente contributivo, molto meno vantaggioso rispetto al sistema retributivo misto precedente, ma non sussistono neppure le agevolazioni riconosciute per le loro condizioni di salute.
L’unica possibilità di andare in pensione anticipata se invalidi è quella di usufruire dell’ape sociale per anticipare l’uscita a 63 anni rispetto ai 67 richiesti per andare in pensione di vecchiaia (al momento valida ancora fino al 31 dicembre 2024).