Nel panorama lavorativo italiano la retribuzione del dipendente non si limita al solo salario. Oltre alla componente fissa, sempre più aziende adottano strumenti come premi di produttività, bonus e fringe benefit per integrare lo stipendio. Queste soluzioni mirano a migliorare il benessere dei lavoratori e ad aumentare la competitività dell'impresa, intervenendo sia sul reddito che sulla motivazione.
Le componenti dello stipendio: retribuzione, premi e benefit
La struttura retributiva di un lavoratore italiano può includere diversi elementi:
- Retribuzione base, ossia quanto concordato con il datore di lavoro e indicato nel contratto
- Premi e bonus, legati al raggiungimento di obiettivi individuali o aziendali
- Fringe benefit, ovvero compensi in natura sotto forma di beni o servizi
- Maggiorazioni per straordinari, festività, indennità particolari
I vantaggi offerti sotto forma di benefit possono comprendere buoni pasto, buoni carburante, auto, cellulare e pc aziendale, polizze assicurative, borse di studio per i figli e altri servizi collegati al welfare.
I premi e i bonus sono spesso correlati a performance o produttività e sono disciplinati dai singoli contratti collettivi nazionale di lavoro (CCNL) o dai regolamenti aziendali. Tipicamente assumono queste forme:
- Premio di risultato: legato ad indicatori di performance
- Bonus una tantum: riconoscimenti occasionali per meriti specifici
- Incentivi: previsti per il raggiungimento di determinati obiettivi
Si tratta di compensi che sono comunque sempre sottoposti a tassazione: i premi ordinari sono soggetti a
contributi INPS e IRPEF secondo le aliquote progressive, ma la legge prevede opzioni di
tassazione agevolata (ad esempio,
imposta sostitutiva al 5% per premi legati a
incrementi di produttività).
Passando ai fringe benefit che, a discrezione del datore di lavoro, possono essere riconosciuti a tutti i dipendenti, a particolari categorie, o a singoli lavoratori a discrezione aziendale prevedono due soglie di esenzione fiscale per il triennio 2025-2027, che sono:
- 1.000 euro annui per la generalità dei dipendenti
- 2.000 euro annui per chi ha figli fiscalmente a carico
Entro questi limiti, il valore dei benefit ricnosciuti
non concorre alla formazione del reddito e non è soggetto a IRPEF e contributi INPS. Al superamento delle soglie stabilite, l'intero importo viene tassato ordinariamente. Alcuni benefit esclusivi per neoassunti, come
il rimborso per affitto e
manutenzione della prima casa, possono raggiungere
5.000 euro di esenzione in presenza di specifici requisiti di reddito e trasferimento.
Esempi pratici di fringe benefit e impatto sul reddito
- Buoni pasto (che hanno un valore fino a 8 euro per ogni giornata di lavoro, se riconosciuti in formato elettronico)
- Buoni carburante e buoni spesa
- Cellulare o computer aziendale in uso promiscuo
- Auto aziendale
- Assicurazione sanitaria integrativa
- Rimborsi per utenze domestiche, affitto e interessi sul mutuo della prima casa
- Gift card, abbonamenti per palestre e mense
Gli effetti sulla busta paga sono concreti: ad esempio, se un datore di lavoro
concede un fringe benefit di 900 euro, il dipendente riceverà il valore intero senza trattenute fiscali, mentre l'azienda beneficia di deducibilità ai fini del reddito d'impresa. Se, invece, il valore annuo totale supera 1.000 (o 2.000) euro, la tassazione si applica all'intero importo.
Calcoli ed esempi: come cambiano il netto in busta paga
Un confronto pratico tra premi in denaro e fringe benefit consente di apprezzare le differenze sul netto percepito:
Erogazione |
Netto percepito dal dipendente |
Costo azienda |
Premio di 1.000 € lordi in busta paga |
ca. 650 € |
ca. 1.300 € |
Fringe benefit di 1.000 € |
1.000 € |
1.000 € |
Le differenze derivano dalla tassazione ordinaria applicata ai premi, diversamente dai fringe benefit, che, nei limiti di quanto stabilito dalla normativa in vigore, risultano esenti per il lavoratore e deducibili per l'azienda. Così, lo stesso importo può generare un vantaggio fiscale e contributivo sia per chi riceve sia per chi offre.