Dalle testimonianze raccolte su forum finanziari, blog indipendenti e piattaforme social, emerge una certa ambivalenza nei confronti dei fondi di Poste Italiane.
Il motivo della diffusione dei fondi comuni d'investimento di Poste Italiane è legato in gran parte alla presenza territoriale degli uffici postali, che consentono anche a chi non ha dimestichezza con strumenti digitali o consulenze bancarie di accedere a forme di risparmio gestito. Ma al di là dell'accessibilità logistica, a convincere molti sottoscrittori è la percezione di solidità e affidabilità dell'ente. Il nome di Poste Italiane evoca una certa tranquillità istituzionale che ancora oggi gioca un ruolo nella scelta di un investimento, soprattutto tra la fascia più tradizionale della popolazione.
Questa fiducia diffusa merita un'analisi più attenta alla luce dei dati di rendimento reali e delle opinioni di chi ha già sottoscritto questi prodotti. Se da un lato la sicurezza percepita è un punto di forza, dall'altro è giusto chiedersi se i risultati ottenuti negli ultimi anni siano all'altezza delle aspettative e del rischio assunto. In questo articolo approfondiamo:
Molto discussa la performance di Poste Investo Sostenibile, fondo lanciato per rispondere alla crescente domanda di investimenti Esg. Se da un lato ha beneficiato della popolarità del tema sostenibilità, dall'altro ha sottoperformato gli indici di riferimento: nel 2024 il rendimento è stato del 5,7%, contro un benchmark che ha superato il 9%. Non solo: anche nel 2023 il fondo si era fermato sotto la soglia del 6,5%, perdendo così l'opportunità di agganciare la piena ripresa dei mercati post-pandemia. Chi ha investito subito dopo il lancio si ritrova oggi con un bilancio più modesto del previsto, a fronte di un'esposizione comunque significativa verso strumenti azionari.
Una menzione a parte merita il comparto Bancoposta Azionario Internazionale, che ha una composizione più aggressiva e, in teoria, dovrebbe offrire un maggiore potenziale di crescita. Anche in questo caso i risultati reali sono stati limitati da costi di gestione elevati e da una selezione di titoli non sempre vincente. In media, il fondo ha reso meno dei corrispettivi Etf azionari globali, i quali hanno performato meglio su orizzonti analoghi.
Dalle testimonianze raccolte su forum finanziari, blog indipendenti e piattaforme social, emerge una certa ambivalenza nei confronti dei fondi di Poste Italiane. Da un lato c'è chi apprezza la comodità del servizio: il fatto di poter sottoscrivere e monitorare l'investimento allo sportello è un vantaggio percepito, per chi non è abituato a operare online. Molti sottolineano come i promotori postali siano in grado di spiegare i prodotti con chiarezza e pazienza, qualità che in altri ambienti bancari a volte viene meno.
Tra le opinioni più critiche, spiccano alcuni elementi ricorrenti. Il primo riguarda la trasparenza insufficiente su costi e rendimento atteso: alcuni investitori si sono detti sorpresi di scoprire, solo dopo diversi mesi, che il rendimento netto era inferiore all'inflazione. Altri sottolineano che spesso i consulenti postali non presentano alternative più efficienti, come Etf a basso costo, che potrebbero offrire risultati migliori a parità di rischio.
C'è infine una riflessione interessante che emerge da più voci: molti risparmiatori non sono consapevoli del livello di rischio reale associato al fondo sottoscritto. Accade soprattutto nei prodotti cosiddetti flessibili, dove l'allocazione tra azioni e obbligazioni può variare anche radicalmente nel tempo. La mancanza di un benchmark chiaro rende difficile capire se il fondo stia andando bene o male rispetto al mercato.