Effettuare controlli e verifiche considerando un’analisi dettagliata delle difficoltà economico-finanziarie delle imprese interessate: cosa prevede la nuova sentenza della Corte di Giustizia Tributaria di secondo grado dell’Emilia Romagna
L’evoluzione normativa in materia di fiscalità d’impresa continua a influire in modo significativo sulle modalità di gestione, controllo e sanzione da parte delle autorità tributarie. Recentemente, la giurisprudenza ha introdotto un nuovo orientamento che impatta direttamente sui controlli e sanzioni in base al contesto economico e difficoltà delle aziende e parte dal riconoscimento della necessità di una valutazione più attenta e personalizzata della posizione finanziaria delle imprese nel corso delle attività di verifica dell’Agenzia delle Entrate.
La sentenza 259/10/2025, emessa dalla Corte di Giustizia Tributaria di secondo grado dell’Emilia Romagna, rappresenta una svolta nel quadro applicativo delle sanzioni fiscali. Il collegio, analizzando il ricorso di una società destinataria di pesanti contestazioni fiscali in un periodo di recesso economico, ha stabilito che il contesto finanziario aziendale debba essere considerato fattore determinante nell’applicazione delle sanzioni tributarie. Secondo la Corte, i controlli fiscali devono prevedere un’analisi concreta delle condizioni economiche in cui si trova l’impresa assoggettata a verifica.
Secondo i giudici, le circostanze eccezionali, quali la crisi di liquidità, la diminuzione del fatturato dovuta a fattori esogeni di ampia portata o eventi imprevisti, devono essere oggetto di valutazione da parte dell’autorità fiscale nella determinazione e nell’esecuzione dei provvedimenti sanzionatori. Il collegio si rifà a principi dettati anche dalle normative europee in materia di proporzionalità e giusto procedimento amministrativo.
I controlli dell'Agenzia delle Entrate si basano su meccanismi e criteri consolidati, supportati da sistemi informatici di analisi incrociata dei dati e dal principio di tracciabilità delle operazioni. Il processo di verifica si articola in individuazione dei soggetti a rischio, analisi dei flussi finanziari e incrocio con redditi dichiarati. Vengono monitorati movimenti anomali sui conti correnti, operazioni bancarie prive di giustificazione e incongruenze tra redditi e patrimonio.
I criteri di selezione per le verifiche si basano su indicatori di rischio predeterminati: anomalie statistiche, segnalazioni antiriciclaggio, livelli di fatturato incoerenti rispetto al settore di appartenenza. I controlli, che possono essere ordinari o straordinari, comprendono ispezioni presso la sede aziendale, richiesta di documentazione contabile e colloqui con i responsabili.
Le sanzioni sono attualmente commisurate in base alla gravità della violazione, all’entità delle somme sottratte a tassazione e al grado di responsabilità della società.
La recente sentenza introduce la necessità di integrare nel processo di controllo e sanzione un’analisi dettagliata delle difficoltà economico-finanziarie delle imprese interessate. Secondo questa nuova prospettiva, la capacità dell’azienda di adempiere tempestivamente agli obblighi fiscali deve essere valutata in rapporto:
L’applicazione delle nuove direttive interpretative, sulla scia della sentenza 259/10/2025, comporta significativi cambiamenti nelle modalità operative degli organi di verifica nei confronti dei soggetti interessati. Le conseguenze potrebbero verificarsi su più livelli:
Aspetto | Conseguenza |
Quantificazione delle multe | Possibile riduzione o rimodulazione in presenza di difficoltà documentate |
Motivazione delle sanzioni | Obbligo di motivare in modo analitico l’esito istruttorio |
Ricorso e contenzioso | Nuove possibilità difensive per chi subisce il controllo |