Quali sono i casi in cui conviene andare in pensione con la Rita nel 2025 e quando, invece, non consigliabile come scelta
Nel panorama previdenziale italiano, sempre più lavoratori cercano soluzioni per anticipare l'uscita dal mondo del lavoro. Tra le varie opzioni disponibili, c'è la Rendita Integrativa Temporanea Anticipata (RITA). Ma quali sono i reali vantaggi di questa misura per il 2025? Conviene davvero utilizzarla per andare in pensione prima?
La RITA consente di richiedere un anticipo di quanto accumulato nel proprio fondo di previdenza complementare, permettendo di percepire un trattamento economico temporaneo fino al raggiungimento dei requisiti standard per la pensione di vecchiaia, attualmente fissati a 67 anni di età (con almeno 20 anni di contributi).
In pratica, la RITA non è una vera e propria pensione anticipata, ma un meccanismo di frazionamento del capitale accumulato nella previdenza integrativa, che viene erogato in rate periodiche (generalmente trimestrali) fino alla data di pensionamento effettivo.
Per il 2025, questo strumento conferma la sua natura di ponte economico tra la fine dell'attività lavorativa e l'accesso alla pensione di vecchiaia, consentendo un'uscita anticipata dal lavoro a partire dai 62 anni, quindi con un anticipo fino a 5 anni rispetto all'età pensionabile ordinaria.
A livello fiscale, la parte imponibile della rendita sarà soggetta a una ritenuta a titolo d'imposta con aliquota ridotta al 15%.
Questo regime fiscale risulta ancora più conveniente per chi ha un'anzianità di iscrizione alla previdenza complementare superiore a 15 anni, poiché l'aliquota si riduce ulteriormente dello 0,30% per ogni anno eccedente il quindicesimo, fino a un minimo del 9%.
Per comprendere meglio l'entità del vantaggio, basti pensare che le normali aliquote IRPEF variano dal 23% fino al 43%, a seconda dello scaglione di reddito.
Valutare se la RITA sia davvero conveniente richiede un'analisi dei suoi vantaggi e svantaggi in relazione alla propria situazione personale.
Marco ha 62 anni, ha cessato l'attività lavorativa e ha accumulato €150.000 nel fondo pensione. Decidendo di utilizzare l'intero montante per la RITA nel 2025, con un orizzonte di 5 anni fino alla pensione di vecchiaia, otterrebbe circa 20 rate trimestrali di €7.500 ciascuna (non considerando eventuali rendimenti o costi). Con un'iscrizione al fondo di oltre 30 anni, l'aliquota fiscale applicata sarebbe del 9%, con un netto di circa €6.825 per rata.
Lucia ha 58 anni, è disoccupata da oltre 24 mesi e ha accumulato €80.000 nel fondo pensione. Decide di destinare solo il 60% del montante alla RITA (€48.000), mantenendo il restante 40% per la futura pensione integrativa. Con un orizzonte temporale di 9 anni fino alla pensione di vecchiaia, otterrebbe circa 36 rate trimestrali di €1.333 ciascuna (al lordo dei rendimenti e al netto dei costi). Con un'iscrizione al fondo di 20 anni, l'aliquota fiscale sarebbe del 13,5%, con un netto di circa €1.153 per rata.
Questi esempi mostrano come l'importo delle rate dipenda fortemente dal capitale accumulato e dal periodo di erogazione. Chi ha un orizzonte temporale più breve (più vicino ai 67 anni) otterrà rate più consistenti rispetto a chi richiede la RITA con molti anni di anticipo.
Nel panorama previdenziale del 2025, la RITA si inserisce come una delle varie opzioni per anticipare l'uscita dal mondo del lavoro. È utile confrontarla con le altre principali misure disponibili:
La Quota 103 (62 anni di età e 41 di contributi) permette un'uscita anticipata ma richiede una carriera contributiva molto lunga. La RITA, invece, si basa sul capitale accumulato nella previdenza complementare e non sui contributi versati all'INPS, risultando accessibile anche a chi può andare in pensione con sistemi più convenienti e vantaggiosi, avendo carriere discontinue ma avendo investito nella previdenza integrativa.
L'APE Sociale è riservata a categorie specifiche (disoccupati, caregiver, disabili, lavori gravosi) e fornisce un'indennità fino alla pensione di vecchiaia. La RITA ha requisiti diversi e si basa sul proprio capitale accumulato, non su un'indennità statale.
Opzione Donna è riservata alle lavoratrici con requisiti specifici e comporta il ricalcolo dell'intera pensione con il metodo contributivo, spesso penalizzante. La RITA non impatta sul calcolo della pensione pubblica futura. Vale la pena considerare se il riscatto laurea agevolato vale per opzione donna prima di scegliere tra queste opzioni.
La peculiarità della RITA rispetto alle altre forme di pensionamento anticipato è che non comporta penalizzazioni sulla pensione pubblica e permette di gestire in autonomia il proprio risparmio previdenziale integrativo, con il vantaggio della tassazione agevolata.
Un aspetto importante da considerare nel 2025 è la possibilità di cumulare la RITA con altre prestazioni previdenziali. La normativa prevede diverse compatibilità:
Questa ampia compatibilità rende la RITA uno strumento flessibile, che può essere utilizzato in combinazione con altre misure per ottimizzare il proprio percorso di uscita dal mondo del lavoro.
Alla luce di quanto analizzato, possiamo trarre alcune conclusioni sulla reale convenienza della RITA per il 2025:
La RITA rappresenta uno strumento particolarmente vantaggioso per chi: