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Se un conto corrente ha pochi movimenti si rischiano controlli Agenzia Entrate?

di Chiara Compagnucci pubblicato il
Uso del contante, versamenti e anomalie

Se un conto corrrente bancario ha pochi prelievi e Il rischio non nasce dalla scarsità di movimenti, ma dalla presenza di operazioni non coerenti con il profilo fiscale del contribuente.

In un'epoca in cui l'Agenzia delle entrate può incrociare in modo sempre più preciso i dati bancari con le dichiarazioni fiscali, molti si chiedono se avere un conto corrente poco movimentato, con pochi prelievi o versamenti possa destare sospetti e portare a controlli. Il dubbio è legittimo, ma le risposte, come spesso accade in materia fiscale, non sono né semplici né assolute.

Il monitoraggio dei conti correnti da parte dell'amministrazione finanziaria esiste, ed è disciplinato dalle normative in vigore. Ma per comprendere se un conto fermo sia un problema bisogna analizzare il quadro normativo, gli strumenti utilizzati dall'Agenzia delle entrate per l'analisi del rischio e le casistiche che possono far scattare l'allerta.

  • Quando scatta il sospetto: uso del contante, versamenti e anomalie
  • Strumenti antifrode e profilazione dei contribuenti, cosa succede dietro le quinte

Quando scatta il sospetto: uso del contante, versamenti e anomalie

Il rischio non nasce dalla scarsità di movimenti, ma dalla presenza di operazioni non coerenti con il profilo fiscale del contribuente. In particolare, l'Agenzia delle entrate presta attenzione ai versamenti di contante di importo elevato, soprattutto se non giustificati da documentazione attendibile. Ai sensi dell'articolo 32 del Dpr 600 del 1973, in caso di accertamento, i versamenti bancari non giustificati possono essere considerati come redditi non dichiarati e quindi tassati, salvo prova contraria fornita dal contribuente.

Se ad esempio un conto rimane inattivo per mesi e poi riceve un versamento in contanti da 5.000 euro, questa operazione può essere letta come sospetta. Se il contribuente non riesce a dimostrare l'origine lecita della somma (ad esempio un regalo tracciabile, una restituzione documentata di un prestito, un rimborso da parte di un ente), l'Agenzia delle entrate può presumere che si tratti di reddito occulto.

Anche i prelievi di contante non giustificati, se anomali rispetto al comportamento abituale, possono far sorgere dubbi, soprattutto se associati a casi in cui l'Agenzia delle entrate ipotizza evasione fiscale, lavoro nero o finanziamento in nero di spese personali o familiari.

In linea generale, il contribuente non è obbligato a giustificare i prelievi di contante dai propri conti, a meno che non si trovi già sotto accertamento o in un contesto di indagini più ampie. Il principio rimane quello dell'inversione dell'onere della prova: in caso di contestazione, spetta al contribuente dimostrare la provenienza delle somme.

Strumenti antifrode e profilazione dei contribuenti, cosa succede dietro le quinte

Negli ultimi anni, l'Agenzia delle entrate ha potenziato i propri strumenti di analisi del rischio fiscale, avvalendosi anche dell'Anonimometro, un algoritmo che elabora in modo anonimo i dati presenti nell'Anagrafe dei rapporti finanziari per identificare profili a rischio. Non si tratta di un sistema di controllo diretto, ma di uno strumento statistico utilizzato per indirizzare le attività ispettive su soggetti che presentano incongruenze sistematiche tra redditi, spese e disponibilità finanziarie.

In questo scenario, un conto corrente con pochi movimenti può passare inosservato, oppure essere classificato come basso rischio se compatibile con il profilo del contribuente. Diverso è il caso in cui si scopra che quel conto è solo uno dei tanti intestati alla stessa persona, magari utilizzato per nascondere parte delle attività economiche. Anche l'apertura e la chiusura frequente di conti bancari, la movimentazione interbancaria opaca o la presenza di conti all'estero non dichiarati possono far scattare campanelli d'allarme, indipendentemente dalla frequenza dei movimenti.

Con l'entrata in vigore del sistema di interconnessione tra banche dati fiscali, previdenziali e bancarie, il monitoraggio è diventato più efficace. L'Agenzia delle entrate può incrociare le informazioni sulle disponibilità bancarie con quelle relative ai modelli Red, Isee, Cu e 730.

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