Una nuova tassa sugli alimenti ultraprocessati proposta dall'Unione Europea potrebbe incidere sia sulle abitudini dei consumatori che sull'offerta dei produttori, sollevando dibattiti.
Nel panorama europeo della salute pubblica, la Commissione Europea sta valutando una misura fiscale innovativa mirata agli alimenti ultraprocessati, coinvolgendo l'industria alimentare e i consumatori. La proposta nasce dall'urgenza di contrastare l'aumento di patologie legate all'alimentazione, fra cui malattie cardiovascolari, obesità e diabete. Si tratta della possibile introduzione di una nuova imposta, che secondo diverse fonti istituzionali e normative andrebbe a colpire quei prodotti caratterizzati da un'elevata manipolazione industriale e da una presenza significativa di grassi, zuccheri e sale.
Le discussioni in corso sono sostenute da studi scientifici di ampia portata e si inseriscono in una strategia europea più ampia per la prevenzione e la promozione di abitudini alimentari sane. L'obiettivo dichiarato delle autorità comunitarie è ridurre l'impatto sanitario ed economico derivante dall'eccessivo consumo di cibi industriali elaborati, mirando a influenzare positivamente le scelte alimentari dei cittadini e a incentivare l'industria a ripensare formulazioni e processi produttivi.
Gli alimenti ultraprocessati identificano una vasta categoria di prodotti di largo consumo provenienti da processi industriali intensivi che alterano profondamente la composizione originale degli ingredienti. Si possono ritrovare sulle tavole quotidiane sotto forma di snack, merendine, piatti pronti, bevande zuccherate e confezionate, gelati, prodotti dolciari confezionati e pietanze surgelate facili da consumare senza preparazione.
L'elemento distintivo di questi prodotti è l'elevato contenuto di ingredienti non naturali: aromi artificiali, emulsionanti, conservanti, coloranti, zuccheri aggiunti, grassi saturi e sale in quantità rilevanti. Oltre all'impoverimento nutrizionale queste formulazioni possono nascondere rischi per la salute, non sempre percepiti dai consumatori, anche a causa di una presentazione accattivante o di una percezione distorta come cibi salutari.
I dati riportati dall'Organizzazione Mondiale della Sanità indicano che l'eccessivo consumo di cibi ultraprocessati è correlato a un aumento significativo di disturbi metabolici, tra cui obesità, diabete di tipo 2, malattie cardiovascolari e persino cancro. Nei Paesi dell'Unione Europea, la diffusione di questi prodotti ha raggiunto livelli tali da rappresentare una quota considerevole dell'apporto calorico medio giornaliero, superando il 40% in diversi Stati.
La Commissione europea inquadra pertanto la diffusione dei cibi ultraprocessati come un problema prioritario di salute pubblica, ribadendo la necessità di intervenire con strumenti regolatori e fiscali che stimolino scelte più salutari anche in virtù del crescente impatto di queste patologie sui sistemi sanitari nazionali:
Per definire in modo oggettivo l'appartenenza di un prodotto alla categoria degli ultraprocessati, la Commissione intende adottare indicatori scientifici standardizzati. Sono previsti strumenti di classificazione già impiegati a livello accademico in Europa e sistemi di misurazione dello stadio di lavorazione, analoghi a quelli utilizzati nello studio "Truefood".
Le aliquote effettive, ancora oggetto di discussione ma che non dovrebbero raggiungere la doppia cifra, dovranno essere stabilite da atti regolamentari successivi. Ulteriori dettagli del funzionamento sono:
I motivi alla base della nuova iniziativa sono principalmente sanitari, ma non solo: l'introduzione di una imposta proporzionata sugli alimenti ultraprocessati risponde sia all'esigenza di ridurre il numero di patologie legate all'alimentazione, sia a quella di garantire la sostenibilità finanziaria dei sistemi sanitari nazionali sempre più gravati dai costi delle malattie croniche.
Secondo le stime della Commissione Europea, le malattie cardiovascolari rappresentano oggi la principale causa di morte nell'Unione, con un impatto economico che supera i 280 miliardi di euro annui. La letteratura scientifica evidenzia come politiche di disincentivo fiscale siano già riuscite in diversi Paesi a ridurre il consumo di alimenti ad alto rischio come snack e bevande zuccherate.
Gli obiettivi a medio termine della proposta includono:
L'introduzione di un'imposta sugli alimenti altamente trasformati avrà effetti diretti sull'intero comparto alimentare.
Per i consumatori il principale cambiamento consisterà nell'aumento dei prezzi per snack, piatti pronti, merendine e tutte quelle categorie che presentano livelli di trasformazione e additivi elevati. L'effetto atteso è una riduzione della domanda di questi prodotti, a fronte di una possibile maggiore convenienza degli alimenti freschi o minimamente lavorati. Anche la trasparenza sugli scaffali aumenterà, grazie all'introduzione di nuove etichette che segnaleranno la presenza e il peso della tassa.
Per le industrie alimentari le conseguenze si annunciano di portata significativa: sarà necessaria la riformulazione di ricette al fine di ridurre zuccheri, grassi e sale, con l'aggiunta del bisogno di adeguare l'intero ciclo produttivo a criteri più rigidi e verificabili. Si tratta di una sfida, ma anche di un'opportunità per innovare e migliorare i prodotti offerti:
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Settore |
Principale impatto previsto |
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Consumatori |
Possibile incremento del prezzo di cibi ultraprocessati, maggiore attenzione alla qualità alimentare |
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Industria alimentare |
Necessità di revisione delle formulationi, introduzione di nuove pratiche produttive |
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Grande distribuzione |
Obbligo di fornire informazioni più chiare su etichettatura e pricing |
A livello sociale, è prevedibile una mobilitazione delle associazioni dei consumatori e dei produttori per chiedere che la tassa sia accompagnata da misure compensative, soprattutto a favore delle fasce più vulnerabili.
L'esperienza internazionale testimonia l'efficacia di imposte mirate sulla salute alimentare. In undici Stati membri dell'Unione Europea sono già in vigore forme di tassazione su prodotti alimentari non salutari. Ad esempio:
Il percorso verso l'adozione ufficiale della nuova imposta è già iniziato, anche se la bozza rientra ancora nella fase dei lavori preparatori della Commissione Europea. Il calendario indicativo prevede alcune tappe fondamentali: